Omelia (07-01-2006) |
Monaci Benedettini Silvestrini |
Dalle tenebre alla luce «Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce»: dopo la predicazione del Battista subentra, come preannunciato dallo stesso Precursore, lo stesso Gesù. Egli proviene dalla Galilea, una regione contaminata da popolazioni pagane. Proprio da quel buio sorge la luce. Già nei fatti c'è un preannuncio dello stile di Cristo: egli viene come luce, viene a rischiarare le tenebre del male e del peccato. Egli si immerge nella storia degli uomini per redimerla. Per questo comincia la sua predicazione nelle piazze e nelle sinagoghe facendo sentire a tutti la verità della sua dottrina e la potenza della sua divinità curando ogni sorta di malattie e d'infermità nel popolo. Instaura così l'avvento del suo Regno, confondendosi la gente povera ed umile, cercando ascoltatori docili, bisognosi di certezze e di salute fisica e spirituale. Gesù adempie ancora la sua missione nel mondo, mediante la sua chiesa e suoi ministri, mediante i sacramenti celebra ancora l'avvento del Regno e adempie ancora al compito di guarire anime e corpi. Contrariamente a quanto accadeva ai suoi tempi, ai nostri giorni le folle non lo seguono con lo stesso entusiasmo; forse è subentrato un certo senso di autosufficienza, forse abbiamo perso la coscienza dei nostri mali o riteniamo di poter trovare altri guaritori. Per questo oggi la speranza cristiana arde con meno intensità e spesso assistiamo ad eventi tragici originati proprio dalla disperazione. Per la stessa ragione abbiamo talvolta l'impressione sconfortante e paurosa di camminare al buio, di brancolare senza meta. Ci manca la Luce vera e non ci accorgiamo di non averla accolta. Forse abbiamo lasciato scorrere superficialmente l'ennesimo natale senza attingere alla fonte della verità e della luce. |