Omelia (08-01-2006) |
don Fulvio Bertellini |
Commento Il Vangelo di Marco è estremamente sobrio a riguardo del Battesimo di Gesù, secondo il suo stile. E' chiaro che si tratta di un passaggio di consegne, che non è solo uno scambio di ruoli. Con il Battista finisce un'epoca, e sorge un tempo nuovo. Il segno del passaggio è proprio il battesimo ricevuto da Gesù, che l'evangelista fa risaltare in tutta la sua unicità. Il battesimo di Gesù non è uguale a quello dei peccatori e dei giusti che si recavano da Giovanni a manifestare i loro propositi di conversione, né è uguale al nostro battesimo. L'attesa del più forte Sullo sfondo sta la promessa di Giovanni, riportata da tutti gli evangelisti: deve venire il "più forte", colui che battezza in Spirito Santo. La conversione da sola non basta, non basta la buona volontà umana. La storia del popolo di Israele, che converge fino a questo momento, è una storia segnata drammaticamente dalla ribellione a Dio, dall'aspirazione alla conversione, dall'impossibilità di realizzarla. Tutti i profeti, fino a Giovanni Battista, avevano predicato il ritorno a Dio, avevano invitato il popolo a cambiare strada, a modificare la propria condotta di vita. Inutilmente. Non è solo storia del passato: si può vederla anche come storia recente: chi si trova ad educare dei giovani, o a lavorare con gli emarginati, o anche solo a seguire il cammino spirituale di qualche persona sa di che cosa parlo. Nella vita di ognuno ci sono momenti di buio che paiono inspiegabili, percorsi tortuosi in cui ci si va a impegolare senza una ragione, che rischiano di devastare la vita per sempre. Non solo perché si è fragili, e si rischia di cadere. Ma anche perché a volte, in maniera inconsulta, si sceglie di cadere. E ci si ostina su vie non buone. Forse anche sapendolo: ma senza riuscire a staccarsene. Il battesimo in Spirito Occorre un cambiamento radicale, che viene annunciato nella parole di Giovanni: "Egli vi battezzerà in Spirito Santo". Si tratta dunque di qualcosa di più che una predicazione efficace, di un invito convincente alla conversione. L'ostinazione di Israele nel peccato resta tale anche quando il popolo si convince della sua malvagia condotta. Anche oggi, la maggior parte delle persone che non riesce a staccarsi dalla sua condotta negativa è ben consapevole che sta facendo il male, o che non sta facendo tutto il bene che può (e che è l'unico modo di vivere un'esistenza piena: perché chi viaggia al minimo, prima o poi si ritrova senza forze...). Non basta dunque l'ascolto della parola divina, non basta neppure la disponibilità a fare gesti di conversione. Occorre un contatto diretto con la potenza di Dio, occorre che Dio stesso possa abitare in noi, in maniera stabile, profonda, autentica. Il battesimo di Gesù La nascita di Gesù, che abbiamo appena celebrato nel Natale, è il primo passaggio necessario alla salvezza: in lui l'umano e il divino possono riconciliarsi, ritrovare unità, essere messi in comunicazione e in comunione. Ma almeno inizialmente l'unità ritrovata coinvolge lui soltanto: lui solo è Verbo fatto carne, presenza viva di Dio in mezzo al suo popolo. Si tratta ora di coinvolgere tutti in questa presenza di amore. La condizione di Gesù deve diventare la condizione di tutti i figli di Dio. Il battesimo è l'inizio del movimento con cui il Verbo fatto carne diviene effettivamente "primogenito tra molti fratelli": facendosi battezzare da Giovanni Gesù si allinea ai peccatori, non per diventare come loro, ma perché essi stessi possano essere come lui è. L'evangelista, contemplandolo mentre si china sull'umanità peccatrice, riporta le parole del Padre: "Tu sei il mio figlio prediletto...": si chiude l'era del peccato senza redenzione, della parola profetica che rimane inefficace, del desiderio di conversione che si chiude nella dolorosa impossibilità. Ovviamente è solo un inizio: a partire da quel momento si tratta di far conoscere, di far sperimentare questa nuova realtà, di far aderire gli uomini al Verbo fatto carne che li fa diventare Figli di Dio. Il nostro battesimo Noi abbiamo già ricevuto il battesimo. L'abbiamo ricevuto come un dono, la maggior parte di noi mentre era ancora inconsapevole. Forse adesso la situazione sta cambiando: è sempre più frequente incontrare bambini che non vengono battezzati, oltre a persone di altre religioni. Ma un dono inconsapevole non cessa di essere un dono prezioso. Che deve essere riscoperto. Non come un oggetto dimenticato in cantina, che d'un tratto si recupera e ritorna ad essere usato. Ma come una realtà viva, che ha sempre irradiato i suoi effetti benefici. E di cui finalmente possiamo renderci pienamente conto. A partire dal Battesimo il fuoco dello Spirito ha acceso la nostra vita. Per la maggior parte di noi, ha bruciato come un fuoco nascosto, che dà calore ma non si può vedere. Viene il momento, per ciascuno, in cui lo Spirito chiede di essere anche luce, di manifestarsi in pienezza. Anche perché oggi noi vediamo sempre più persone lontane dalla fede, lontane dal Battesimo, in attesa della parola di vita. Sapremo metterci a disposizione del Signore per portarla? E porteremo solo parole, o trasmetteremo una nuova realtà? Flash sulla I lettura "O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente": il profeta si presenta come un venditore ambulante, che a gran voce chiama i suoi clienti. L'accorgimento retorico può farci sorridere, ma il senso è molto forte: il lieto messaggio va proclamato a gran voce, come qualcosa che merita la massima attenzione e la massima importanza "comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte": tanto più che si verifica immediatamente una sorpresa: non c'è da spendere nulla! Tutto è offerto gratis! "Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro patrimonio per ciò che non sazia?": il paradosso, moderno ma a quanto pare anche del tempo antico, è che la gente a volte preferisce spendere di più, piuttosto che avere a buon prezzo, oppure gratuitamente. Ciò che è gratuito spesso ai nostri occhi perde di valore (fino a questo punto è entrata in noi una logica puramente commerciale!). Eppure tutta la salvezza che ci viene da Dio in Gesù Cristo è pura gratuità, dono di grazia, accessibile senza spendere soldi. Il prezzo da pagare è un'altro: si tratta di accogliere una parola viva, una persona, di entrare in relazioni nuove con i fratelli, si tratta addirittura di accorgersi di avere dei fratelli e delle sorelle in Cristo. Tutto questo non costa nulla, anzi dà anche più gioia delle cose che comperiamo, delle esperienze che paghiamo: basterebbe fidarsi un po' di più. Chi segue Cristo riceve tanto, ma non può avere il controllo totale e la certezza assoluta, nel senso di una certezza calcolabile: occorre fidarsi. Per questo molti preferiscono pagare, calcolare, accontentarsi di gioie a basso prezzo ( o anche a caro prezzo) che il più delle volte passano, e a volte lasciano anche l'amaro in bocca... Flash sulla II lettura "Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede": la fede è messa dall'autore della lettera in alternativa al "mondo". Non si tratta però di guardare alle realtà terrene con occhio negativo, con spirito fondamentalista, come se tutte le realtà umane fossero negative. Lo possono diventare soltanto nel momento in cui pretendono di esaurire tutto nell'orizzonte mondano, puramente terreno, escludendo radicalmente ogni apertura alla trascendenza. La fede invece apre la persona ad un ordine di idee totalmente diverso, in cui diventa possibile il dono di sé, la speranza, la fiducia nel fratello, il perdono del persecutore. Tutto questo è incomprensibile in una logica del tutto-e-subito, ed è per questo che fede e spirito mondano alla fine entrano sempre in conflitto. Ma occorre fare attenzione: perché non tutti coloro che si proclamano credenti, vivono autenticamente nell'orizzonte della fede. Quando la fede si riduce a scelta di comodo, appartenenza a un gruppo di potere, possibilità di crearsi opportunità concrete, soddisfazione del bisogno di essere rassicurati, allora cessa di essere fede, e si allinea alla logica mondana. La falsa fede, che in realtà è solo un modo diverso di trovare una sicurezza mondana, entra ugualmente in conflitto con il "mondo", ma solo perché si trova a combattere sul suo stesso campo. "E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?" La fede in Gesù è una fede impegnativa, in colui che è venuto con "acqua e sangue": colui che è venuto a purificare, a risanare, a donare nuova vita. Chi crede in lui ama i suoi persecutori, ama anche il mondo che non può capire. E in questo trova la sua vittoria. Nel non lasciarsi coinvolgere dalla spirale dell'odio, per far germogliare il buon seme del perdono e della carità. |