Omelia (20-05-2023) |
don Giampaolo Centofanti |
Chiedere nel nome di Gesù non significa pronunciare formalmente, quasi magicamente, un termine ma cercare di seguire Cristo nella vita concreta, gradualmente lasciandosi portare da lui. Questo ci porta continuamente oltre. Nelle famiglie, nelle parrocchie, si sperimenta che se le persone ricevono il dono non di fare cose ma di crescere nella fede allora si amano più facilmente perché diverso è vivere ogni situazione nella fiducia in Dio rispetto al fare il bene di testa propria. Anche se tale ultimo caso è sempre migliore del fare il male si vede nel racconto della torre di Babele il risultato di un amore solo orizzontale. Così il linguaggio di Gesù gradualmente non è più velato perché egli conduce gradualmente non ad un mero fare cose ma ad uno stare uniti a lui nel cuore, al significato spirituale e non materiale delle cose. Un esempio lo troviamo quando agli inizi del libro degli Atti degli apostoli i discepoli chiedono a Gesù risorto se quello è il tempo in cui restaurerà il regno d'Israele. Gesù parla ancora in modo velato, non chiarisce di quale liberazione si tratta ma avvia verso l'attesa dello Spirito. |