Omelia (06-01-2006) |
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"La Vergine è pallida e guarda il bambino. Ciò che bisognerebbe dipingere sul suo volto è uno stupore ansioso che è comparso una volta soltanto su un viso umano Perché il Cristo è suo figlio, carne della sua carne e sangue delle sue viscere. L'ha portato in grembo per nove mesi, gli offrirà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio Qualche volta la tentazione è così forte da farle dimenticare che è Dio. Lo stringe fra le braccia e dice: "Bambino mio". Nessuna donna ha mai potuto avere in questo modo il suo Dio per sé sola, un Dio bambino che si può prendere fra le braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che ride. E' in uno di questi momenti che dipingerei Maria se fossi pittore" (J.Paul Sartre). * Il testo sorprendente di Sartre ci introduce con i Magi nel mistero luminoso della grotta. E' la luminosità di una Madre che contempla, abbracciandolo a sé, un Dono che la supera: "Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce" (I lettura). * Scrive ancora Sartre: "Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. E' fatto di me, ha i miei occhi, la forma della sua bocca è la forma della mia, mi assomiglia. E' Dio, e mi assomiglia". * Questo Bimbo merita l'adorazione da parte di tutti: Maria, i Magi, i Pastori, Noi: "Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra". "E' Dio", fa dire l'ateo Sartre a Maria, in un momento in cui fa prevalere in se stesso le ragioni del cuore su quelle della ragione. E' Dio! Perché dinanzi a quel volto di tenerezza, in cui è scritto il paradosso di una Parola che non ha ancora voce, possiamo stupirci e dire: E' Dio!? * Perché il "presepe" vive di luce riflessa. Infatti, la luce che guida e investe il cammino dei Magi, dall'inizio alla fine della loro esperienza, viene dalla Pasqua. * La ricerca fiduciosa dei Magi scorre in parallelo con il cammino ansioso delle donne, all'alba radiosa dell'Ottavo giorno. Due segni si abbracciano per porgere a noi lo stesso mistero di Vita: il bambino avvolto in fasce in una mangiatoia, e il sepolcro ormai vuoto con le bende (fasce) per terra e il sudario piegato a parte. * I doni che i Magi presentano parlano della realtà divino-umana di quel Bimbo destinato alla passione-morte-risurrezione; nel volto del Bambino di Betlemme risplende già l'Ecce Homo della passione; la culla preannuncia il trono regale della croce e, allo stesso tempo, la tomba vuota, segno del trionfo della Luce e della Vita. La Luce della Grotta esploderà in modo pienamente epifanico nel compimento della Pasqua, il primo grande giorno della nuova creazione: "Sia la Luce". Oggi la Luce diviene Epifania sul mondo. * Solo così possiamo farcene una ragione dell'adorazione dei Magi rispetto a quel segno umanamente irrisorio: di fronte a un bambino, nelle apparenze uguale a tutti gli altri, si prostrano, riconoscendo nel Suo volto la manifestazione dell'Amore eterno del Padre per ogni uomo. Non si lasciano cogliere dalla sorpresa dello scandalo. Il segno che si presenta sotto il loro sguardo è debole in rapporto alla trascendenza che vuole rivelare: il Salvatore della gloria è solamente "un bambino che giace in una mangiatoia". * Non vedono niente di più, ma la loro speranza non è delusa. L'adorazione dei Magi, pagani, è la stessa professione di fede del centurione pagano di fronte all'Uomo esposto sulla croce all'adorazione di pochi: "Veramente costui è figlio di Dio". * Ripartire da quella grotta, è come ripartire dal Calvario e dal Sepolcro; è portare con sé la gioiosa certezza: E' veramente Dio! Così le donne e gli apostoli possono finalmente testimoniare: "Il Signore è veramente risorto!" E' la vittoria definitiva della Luce sulle tenebre del mondo. E' il chiarore di un'alba che non conoscerà tramonto. Commento a cura di don Gerardo Antonazzo |