Omelia (22-05-2023) |
don Giampaolo Centofanti |
Gesù sa quanto è, ordinariamente, lungo per l'uomo il cammino verso la pienezza della vita. Non a caso parla inizialmente per similitudini. Parabole, desideri umani, come la fame, la sete, il bisogno umano di amore, anche coniugale, la liberazione dall'oppressione romana, che sono segni del desiderio di Dio, di una più profonda liberazione. Nell'entrare in una nuova tappa della crescita, come quella di comprendere il senso spirituale delle cose, anche i discepoli cadono nell'umano errore di ritenere di aver finalmente capito Gesù: sappiamo dicono. E: non hai bisogno che alcuno ti interroghi. Ossia Gesù non va valutato circa la sua credibilità perché ha dimostrato di conoscere tutto con la sua sapienza spirituale. Invece non bisogna mai impossessarsi della conoscenza, riducendola a ragionamenti, a criteri orizzontali. Essi confondono perché sono per certi aspetti cose buone ma non aperte al lasciarsi portare della fede nel rapporto con Gesù vivo. Per questo Gesù avverte che il momento della crisi può avere risvolti positivi perché aiuta a centrati in questo affidamento, in questo cedere le briglie della propria vita, in questo fidarsi di qualcuno. Anche degli aiuti umani che Gesù manda, che sono tra l'altro profondo terreno di verifica di questa crescita nel lasciarsi portare oltre. |