Omelia (08-01-2006)
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* "Gli psicologi invitano ad apprezzare ed amare i sentimenti e allo stesso tempo suggeriscono di vigilare sulle loro possibili bizzarrie".
Questa considerazione di un autore anonimo mi è capitata sotto gli occhi proprio mentre stavo accingendomi a riflettere sul commento omiletico da scrivere per questa festività.
E così mi sono lasciato andare al "sentimento" e a seguire il richiamo del "cuore"... In sintonia, pertanto, con le recenti indicazioni degli studiosi dell'animo umano sulla "intelligenza emotiva", sul valore delle emozioni e dei sentimenti, sulle risorse immense di questa energia del cuore celebrata anche in un riuscito e fortunato libro della Tamaro dal titolo "va dove ti porta il cuore".
Giusto e bello quindi lasciarsi andare appresso al "cuore" e diffidare del cervello, specie se usato separatamente da esso...
Ma a condizione che questo "cuore" non si lasci andare, esso stesso, a bizzarrie.

* E a questo punto la riflessione è scivolata via via sul brano evangelico di oggi (Mc 1,7-11) che narra l'incontro dei due cugini (Giovanni e Gesù) "arrivati" in tempi diversi sulle rive del fiume Giordano.
Come ci saranno "arrivati" lì, cosa li avrà spinti ad andare in quel medesimo luogo prima l'uno e poi l'altro?
Avranno seguito l'impulso del loro cuore?
La risposta è semplice. Se è vero che il cuore è il luogo dei sentimenti e che il sentimento principe è l'amore e che lo Spirito è "Spirito d'amore" e che Gesù avrà modo di dire "beati i puri di cuore"... sarà logico concludere che a spingerli lì è stata l'energia pura del loro cuore, l'energia dello Spirito d'amore.
Come dire quindi che nella vita dell'anima occorre lasciarsi andare a dove ci porta il "cuore"... a condizione però che si tratti di un cuore "puro", perlomeno il più pulito possibile.
Il punto è quindi come saper "discernere" se nei propri impulsi emotivi, nei propri guizzi sentimentali, nel proprio voler andare appresso al cuore vi sia genuinità d'amore puro o non piuttosto ciarpame di vana presunzione personale o di troppa paura circospetta... che con queste non si vince il mondo.
La grazia radicale di tale "discernimento" è data proprio dal battesimo...

* Curiosa al riguardo la distinzione tra il battesimo di Giovanni fatto con l'acqua che lava in superficie facendo fare "discernimento" tra sporco e pulito e il battesimo di Gesù fatto di "fuoco", "sangue" che purifica in profondità da tutte le scorie, che brucia il peccato profondo... e al profondo del peccato c'è sempre un connubio di presunzione e paura.
La conclusione di tipo spirituale per la vita dell'anima è scontata: vivere da battezzati è seguire il cuore "puro", il cuore cioè pieno di volontà di Dio... e non di brame umane o ansie personali.
Non conterà nulla poi se non sentiremo la voce del Padre proclamare dall'alto "questo è il mio figlio preferito, ascoltatelo"perché questo ci farebbe montare la testa (cosa non toccata a Gesù che era di cuore "puro").
Conterà soltanto credere che "in Gesù" ognuno di noi è comunque un "prediletto" pur se immeritatamente ed anche in barba alle bizzarrie meschine del nostro povero e misero cuore.

Commento a cura del prof. Gigi Avanti