Omelia (28-05-2023)
don Michele Cerutti
Spirito Santo, donaci unità

In questa messa vigilare della Pentecoste l'abbondanza di Parola di Dio avrà portato ciascuno di voi a prendere un aspetto particolare per addentrarsi nel grande mistero della Pentecoste.

Quello che voglio offrire alla vostra riflessione è una sintesi, che ritengo importante per la nostra vita e rendere quindi questo mistero trascendentale immanente per il nostro camminare su questa terra,

Quando tra gli uomini si fa larga la divisione, quando nella Chiesa si vivono le incomprensioni, quando imperversano discordie tra nazioni, quando padrone delle situazioni è la disunione, l'uomo della fede sa che può rivolgersi a colui che crea l'unità tra i figli: lo Spirito Santo.

Questo illustre sconosciuto, anche nella vita di fede di molti, ci viene donato per non sentirci soli nel cammino su questa terra e rivolti verso i beni eterni proprio per trovare in noi tutti quella comunione che il peccato ci ha fatto perdere.

Sì, il peccato questo termine che si vorrebbe considerare fuori moda nella vita dei credenti è la causa della divisione tra noi. Quando si vuole fare anche grandi progetti con lodevoli intenzioni, ma si vuole fare a meno di Dio o lo si vuole mettere come appendice dei nostri programmi, allora imperversano tra gli uomini i contrasti.

Lo Spirito Santo, terza persona della Trinità, invece vuole creare comunione perché è il frutto dell'amore che circola tra il Padre e il Figlio.

Il dono dello Spirito Gesù lo aveva promesso in un momento difficile quello dell'Ultima Cena. Difficile perché da lì a poco quegli stessi discepoli invitati a quella mensa lo tradiranno e lo lasceranno solo.

Eppure Gesù si mantiene fedele alle promesse e anche se ha constatato l'amarezza della solitudine il dono dello Spirito lo elargisce.

Non dobbiamo quindi disperare perché il momento giusto per invocare il Paraclito si è fatto vicino.

Lo Spirito Santo ci introduce a una comunione nuova vera e autentica perché ci inserisce in quel circuito d'amore che intercorre tra le due persone della Trinità.

Inseriti nella comunione trinitaria siamo chiamati anche noi a coinvolgere in questa dimensione gli uomini e le donne di ogni tempo.

Respiriamo la missionarietà che tutti i cristiani sono chiamati a diffondere.

Lo Spirito Santo non ci permette una vita di fede troppo accomodante spinge su nuove frontiere.

Noi subito pensiamo alle cose da fare alle nuove povertà che il mondo ci presenta come sfida.

Il cristiano alla luce della festa della Pentecoste compie qualcosa di più straordinario.

In un mondo che utilizza la lingua della divisione cerca di portare la lingua della comunione.

Tutta la vita deve essere rivolta all'unità contro le spaccature e allora non vi è luogo in cui il cristiano non possa esercitarsi a creare unione tra i fratelli.

Questo luogo può essere la famiglia, oggi tanto provata, il luogo del lavoro, dove parlare di Dio è difficile e a volte si tralascia per non offendere il political correct. Il cristiano è chiamato proprio lì sostituire le parole con gesti concreti di unità.

Allo sparlare e distruggere si impegna a edificare.

La sfida a cui ci spinge lo Spirito diventa una vera e propria rivoluzione copernicana e questo in ogni tempo perché porta su strade molto difficili.

Sarebbe più semplice seguire la corrente per non essere impopolari. Lo Spirito ci offre invece la via difficile del controcorrente offrendoci il suo sostegno.

Maria, che in questo mese di maggio abbiamo invocato, è strettamente unita al Paraclito come affermiamo nel Credo quando diciamo che "concepì per opera dello Spirito Santo" e ci insegna che più che parole la docilità della vita è l'essere strettamente uniti a Dio.