Omelia (25-01-2004) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandatene porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore. Come vivere questa Parola? La pericope che oggi ci viene proposta dalla liturgia è tratta dal libro di Neemia. Un testo biblico che descrive, in continuità con quello di Edra, il difficile momento della ricostruzione di Gerusalemme. Grazie al favore dei re persiani, Ciro e Artaserse, gli israeliti deportati possono ritornarvi. Qui si danno da fare per riedificare il tempio e le mura della città. Ma la vera ricostruzione è quella che deve operarsi a livello di coscienza nazionale. I lunghi anni di esilio, la convivenza con popolazioni idolatre hanno infatti affievolito la consapevolezza di essere il popolo di Dio. È in questo contesto che si pone la solenne lettura del Libro Sacro e la conseguente raccomandazione di spalancare il cuore alla gioia e alla condivisione. Nella Parola di Dio Israele ritrova la propria identità e la propria unità. È questo l'elemento in cui tutti si riconoscono. Solo allora gli occhi si aprono e ci si accorge di chi "non ha nulla di preparato". La Parola accolta genera l'attenzione all'altro e i due elementi permettono la ripresa del culto nella sua genuinità, così com'è narrato più avanti nel testo di Neemia. Come non leggere, oggi, in questa storia, il pressante invito a ricercare nella centralità della Parola il punto di convergenza e di incontro per quanti si professano cristiani? Essa incrementerà la collaborazione a tutti i livelli, e sarà la radice profonda da cui tornerà a germogliare un culto autenticato dalla carità, un culto in cui le voci di tutte le chiese si fonderanno in un unico canto di lode a Dio. Sarà rispecchiandoci sempre più in questa fonte cristallina con onestà e sincera volontà di riconciliazione, che riscopriremo i nostri tratti più autentici e le ombre che li offuscano. Sarà la Parola accolta e vissuta ad accorciare le distanze, a farci scoprire più simili di quanto non crediamo. Un cammino da percorrere come comunità ecclesiale e come singoli, nella consapevolezza che "l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo": il Cristo totale che va ben oltre i limiti di una qualsiasi chiesa confessionale. Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi chiederò quanto spazio lascio alla Parola di Dio nella mia vita. È veramente luce ai miei passi?.Prenderò la ferma risoluzione di non lasciar passare giorno senza averne letto qualche brano. Condividendo l'ansia ecumenica di tutti i cristiani pregherò: Pentiti per le nostre divisioni, o Padre, rinnoviamo l'impegno per la riconciliazione, la pace, la giustizia. Aiutaci a vivere quali tuoi discepoli, superando l'arroganza e l'egoismo, l'odio e la violenza. Ispira la nostra testimonianza di fronte al mondo, cosicché possiamo diffondere uno spirito di dialogo, ed essere testimoni della speranza che reca il tuo vangelo. La voce del movimento ecumenico Il dono di Dio è al tempo stesso una sfida e una promessa; una sfida in quanto ci obbliga ad imparare a sacrificarci in favore dell'altro. Il dono è una promessa in quanto è sigillo della presenza costante di Cristo nei nostri cuori. |