Omelia (30-01-2004)
Casa di Preghiera San Biagio FMA


Dalla Parola del giorno
Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nel tuo grande amore cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinnanzi.

Come vivere questa Parola?
Davide, grande uomo che campeggia nella pagina biblica per tanti meriti, non andò scevro dall'esperienza più negativa che esista: quella del peccato. Arse di cattivo desiderio nei confronti di Bersabea, la moglie di Uria, suo generale. E, non sapendo dominare questa brama disordinata, incorse in un duplice peccato: quello di adulterio e di omicidio. Quando infatti seppe che Bersabea era incinta, nel vortice della passione, volle togliere di mezzo chi pensava fosse l'ostacolo al suo illecito possesso di Bersabea. E, con mirata strategia, decretò che Uria fosse tolto di mezzo nel modo più vile: l'inganno. Il peccato ha infatti questa identità. E' come una voragine: se non hai una tua disciplina, un controllo delle tue passioni che ti tenga fuori dal primo eccesso, ci piombi dentro tutto intero. E anche quello che era virtù ( come in Davide una grande lealtà nell'agire) si muta in vizio. Nel caso di Davide, nella viltà del tradimento verso un uomo suo intimo collaboratore. Ma qui, nelle espressioni di Davide riprese dal salmo responsoriale, ci rendiamo conto che anche dalla situazione più nefasta l'uomo può risollevarsi, se grida a Dio la sua contrizione. Sì, occorre anzitutto riconoscere d'aver infranto con Dio quel patto d'alleanza che, da sempre, Egli ha stretto con la sua creatura. Occorre chiedere perdono al Signore. Non si tratta di raggomitolarsi in un senso di colpa portatore di disperazione, di avvilimento senza sbocco, di patologie varie. Il peccato è una realtà che non puoi occultare. Una fede che faccia finta di non vederlo è malata, menzognera. Ciò che ci consola non è disattendere il peccato, fare come se non fosse. E' piuttosto pensare che, dice S.Paolo, ha per stipendio la morte, eppure conosce il riscatto. Perché il prezzo lo ha pagato Gesù. Proprio con la sua morte di croce.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, voglio essere così realista da fare il punto sulla situazione in cui vivo. La cultura dell'indifferenza religiosa è anche cultura di banalizzazione del peccato, di negazione della sua realtà che è rottura deleteria del patto d'amore stretto da Dio con me. E prego:

Signore, crea in me una coscienza vigile e consapevole. Io non voglio offenderti col peccato. Ma se questo per disgrazia avviene, rendimi persuaso della tua misericordia e colmo di speranza in essa.

La voce di un profeta del nostro tempo
"Crea in me, o Dio un cuore nuovo". Misterioso processo di trasformazione del cuore umano che fa l'uomo totalmente diverso! Processo di trasformazione che è affidato alla potenza di Dio e che permette un'esistenza nuova.
Card. Carlo Maria Martini