Omelia (29-07-2023) |
don Giampaolo Centofanti |
Ci incoraggia la storia di questa santa, Marta, che ha dovuto percorrere il proprio graduale cammino di crescita. In questo episodio è già una persona buona ma vive il bene più con le proprie, in realtà inesistenti, forze che appoggiandosi a Dio. Dunque vede e vive ogni cosa dal proprio limitato punto di vista. Giudica persino Gesù che non corregge la sorella, si agita sentendo su di lei tutti i pesi delle situazioni, non aiutata da nessuno. Gesù la aiuta con comprensione e amore sulla via della crescita mostrandole che ognuno ha la propria chiamata da Dio, aiutandola a guardare le cose nella fede, dal punto di vista di Dio. E così può cominciare a comprendere che mentre lei era chiamata a fare servizio Marta era chiamata ad accogliere Gesù e tutte e due le cose erano buone perché era giusto sia preparare da mangiare a Gesù sia accoglierlo. Questo attaccamento ai propri programmi nevrotizza perché sono cose precarie mentre la fiducia nel lasciarsi portare da Dio ci porta in una vita sempre più serena e gioiosa che non ci sarà tolta perché lì è Dio che guida verso la vita piena ogni persona. Questa storia di Marta fa riflettere sulla vita delle comunità varie. Quando si cresce nella fede si vedono e si vedono le cose in modo nuovo, si è disposti a lasciarsi portare oltre i propri sguardi, Quando invece si vive il bene in proprio non si esce da se stessi le teste diventano mille e scollegate. È la storia della torre di Babele. Quegli uomini volevano fare cose buone con le proprie forze ma la confusione delle lingue mostra quello che andiamo meditando in questo brano. |