Omelia (08-01-2006) |
mons. Antonio Riboldi |
Il nostro natale, nel Battesimo La Chiesa chiude il periodo festoso del Natale con il Battesimo di Gesù nel Giordano, per opera di Giovanni Battista. Lascia alle spalle i 30 anni di silenzio a Nazareth, e subito lo presenta a noi con un gesto che è come l'inizio del suo cammino di redenzione per noi, ossia il Battesimo nel Giordano. Così lo racconta Matteo: "In quel tempo Giovanni predicava: Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo. In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mt 1,7-11). Il battesimo di Giovanni era un immergersi totalmente nel Giordano, come a morire al peccato ed uscirne senza macchia di peccato. Non era come il nostro. Gesù, con il suo battesimo, certamente volle caricarsi di tutti i peccati del mondo, a iniziare da quello originale, e toglierli tutti, per restituirci come figli che, con il peccato di Eva, si erano condannati a non avere più Padre. Non ho alcun dubbio nell'affermare che il giorno del nostro Battesimo è il giorno più bello e grande della nostra vita. E lì veramente le nostre sorti cambiano: da rifiutati a riabbracciati da Dio. E la nostra vita da quel giorno non è più una vita da "uomini senza senso o speranza", ma di uomini che, se vogliono, possono scalare la difficile, ma meravigliosa vetta del Cielo. Il Battesimo dovrebbe cambiare totalmente rotta al nostro modo di interpretare l'esistenza: non una rotta da sbandati, figli di nessuno, ma una rotta, anche se difficile, verso la casa del Padre. Così il profeta Isaia interpreta questa meravigliosa vita in Cristo, da battezzati, ossia da uomini nuovi: "Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano: ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi, e faccia uscire i prigionieri dal carcere, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre" (Is 42,6-7). Oggi forse quella forma del battesimo di Giovanni si è persa nelle tre gocce d'acqua che si versano sul capo del battezzando. Non è più quell'immergersi totalmente, come a morire ad un passato, che non deve esserci più, per riemergere come "creature nuove ad una vita nuova". E l'aggettivo che dovrebbe essere usato per definire il battezzato è "santo e immacolato": ossia uno che vive Cristo, vive di e per Dio, seguendo le orme e la parola di Gesù. Così commentava Paolo VI il battesimo: "Teniamo bene presente questo fatto. Là, al Battesimo, noi abbiamo incontrato Cristo. Incontro sacramentale e vitale, rigeneratore. Fu il nostro vero Natale. Ora, attenzione!, che cosa comporta un tale incontro con Cristo? Ancora il Vangelo ci insegna, comporta seguire Cristo! Comporta uno stile di vita, comporta un impegno inscindibile, comporta una fortuna inestimabile. Qui c'è tutto. Qui la coerenza della nostra vita, qui la fedeltà alla nostra professione religiosa, qui il genio della nostra arte di essere in questo mondo, qui l'obbligo della nostra testimonianza orale, qui la nostra capacità a consumare virtù, qui l'ultimo conforto in ogni terreno travaglio, qui l'urgenza della nostra carità missionaria e sociale" (16.2.1974). In altre parole è vivere sempre a misura del Battesimo, ossia di figli di Dio. Ma è così? E' grande amarezza vedere che del vivere così, da figli di Dio, c'è poca testimonianza. Pare che il metro su cui conformare le scelte, anche se immorali, sia quello del mondo, che è esattamente il contrario del Battesimo. Come, anche se abbiamo ricevuto il battesimo, anche se ci siamo immersi nel Giordano, non avere abbandonato nelle acque l'uomo "vecchio", per rivestirci del "nuovo", ma essere riemersi come eravamo. C'è oggi una strana atmosfera: da una parte tutti si definiscono cristiani...senza chiedersi quale responsabilità questa qualifica comporti. Non è davvero un gioco di parole da usare per nostro uso e consumo...tranne poi ad avere comportamenti che nulla hanno di cristiano, anzi sono "contro Cristo". Senza poi contare che, nella vita pubblica, oggi, o si ha timore di mostrarsi per quello che si è veramente, "figli di Dio irreprensibili, santi", o si è indesiderati se si vuole offrire il proprio impegno, ma da cristiani veri. Abbiamo bisogno ogni giorno, quando, iniziando la giornata, facciamo il segno della Croce, di ricordarci ciò che siamo divenuti nel Battesimo e difendere con la nostra condotta quella "veste bianca" che Dio ci ha indossato allora. Sapessimo il grande valore del Battesimo! Mamma, mi raccontava, aveva l'abitudine di fare battezzare i figli il giorno dopo la nascita perché diceva: "Sono felice che sia mio figlio, ma più felice che sia figlio di Dio. Io sono povera e passo. Dio è immensamente grande e non passa". Così, essendo io nato il 16 gennaio, volle, nonostante ci fosse la neve, che venissi portato subito in Chiesa per essere battezzato. Era la grande festa della vita. Proviamo, carissimi miei amici, oggi, festa del Battesimo di Gesù, a ricordarci del giorno in cui siamo stati anche noi battezzati ed abbiamo il coraggio di rivestirci della veste bianca, con una vita da cristiani nei fatti e non nelle sole parole. E ringraziamo di cuore Dio che è tornato a essere nostre Padre e diciamoGli: "Grazie Padre! Aiutami nelle difficoltà e fa' che non ti rinneghi mai!" Con Madre Teresa prego: Caro Dio, Fa' che la gioia che è frutto dello Spirito Santo e un segno caratteristico del Regno di Dio, discenda in questo giorno su di noi. Poiché a Betlemme gli angeli dissero "Gioia", e Cristo condivise la sua gioia con gli apostoli dicendo: "La mia gioia sia con voi!"; perché il termine gioia era la parola d'ordine dei primi Cristiani e S. Paolo spesso ripete: "Rallegratevi nel Signore, sempre"; perché nel Battesimo il sacerdote dice al novello battezzato: "Che tu possa servire la Chiesa con gioia". Fa' che siamo mandati dalla gioia, espressa nella Eucarestia, e che essa si diffonda fra tutti coloro che vivono con noi". |