Omelia (09-08-2023)
don Giampaolo Centofanti


Il brano odierno parla di persone che stanno sulla strada giusta. Ognuno può stare sulla propria strada giusta, per esempio un ateo che cerca di camminare per quello che Dio gli fa capire, che tra l'altro magari in certe cose è più di un cristiano. Noi cristiani certo crediamo che ogni dono autentico è di Cristo e in Cristo.
Il punto evidenziato in questa parabola è che si può parlare di Dio, dirsi vicini a Dio, fare le cose di Dio, come andare a messa, pregare, insomma attingere alle lampade, ossia alle fonti della grazia ma poi non accoglierla davvero nella vita, chiusi nei propri interessi, nelle proprie paure, ferite... Qui ancora più precisamente si parla di persone che hanno ricevuto la grazia per essere più sincere in certe cose, ma per mille fasulli motivi si ripiegano su sé stesse, invece di aprirsi davvero alle scelte alle quali pure Dio le chiama: resistenze, difese, ripiegamenti, miopi interessi... Qui vi è un altro passaggio significativo: il seme cresce sotto la terra, se non cresce, esternamente non si vede. Poiché lo sposo tardava si addormentarono, ossia vanno avanti appunto senza rendersi conto di stare crescendo o meno nella grazia. In realtà chi segue davvero Gesù di doni spirituali, umani, materiali, ne riceve di continuo ma è un cammino divenire capaci di riconoscerli. Per esempio si sta meglio ma poiché non si sta perfettamente bene sembra che sia cambiato poco... Ma anche quando ci si comincia ad avvedere più chiaramente almeno di alcuni dei doni ricevuti vi è un altro aspetto profondo in cui maturare: per quanti doni si possano aver percepito la fede mi porta sempre più a credere che ho ricevuto infinitamente di più, per me e per tutti, in uno scambio reciproco. Così quando viene il momento di un nuovo salto verso l'oltre della fede le persone che sono cresciute sulle vie qui descritte sono pronte a lasciarsi portare in una dimensione nuova, cui non erano abituate, mentre quelle rimaste chiuse in sé stesse non colgono il senso del passaggio spirituale perché sono restate attaccate alle cose esterne. Per esempio un uomo ritiene di avere un bel rapporto con la fidanzata perché lui si che sa come gestirlo senza intuire che quel rapporto è un dono di Dio e senza crescere in lui potranno emergere mille incongruenze, incomprensioni, difficoltà, che non sarà in grado di capire, di risolvere. Allora quell'uomo chiede l'olio a qualcuno invece fedele a Dio ma come se fosse una cosa. Per esempio si va dal sacerdote ma per chiedere come praticamente comportarsi. Confronto certo utile ma se non vi è uno spirito di apertura a Dio, se si resta nella chiusura profonda il cambiamento solo pratico potrebbe venire vissuto in modo distorto o comunque meno fecondo di autentici sviluppi. Ci sono aspetti della vita che sono stati ricevuti in dono ma si rischia di rovinare o anche di perdere perché ci si è spenti dentro, non c'è l'olio dell'accogliere davvero lo Spirito. E che significa chiedere l'olio a chi lo ha? Pensiamo a persone che ricevono un incarico in parrocchia come l'essere catechista che consente loro di vivere una bella esperienza insieme ad altri catechisti, ai bambini, ai genitori dei bambini. Una persona non ha voluto percorrere il cammino di fede ma vuole fare ugualmente il catechista. Ma gli viene risposto che non può perché per esempio se si fa fare il catechista a chi non cammina nella fede poi bisogna farlo fare a tutti e quello non sarà più vero catechismo. Comunque questo è solo un esempio il punto è che non camminando nella fede ci si attacca a cose materiali persino della fede, dei rapporti umani, si riduce ogni cosa a mero fare, a tecnica, e si vuole che chi cammina nella fede riduca a tecnica, a mero fare, le varie cose che vive per farle vivere pure a lui. Ma così le cose si spengono per tutti come dice la parabola: che non ne manchi a voi e a noi. E se si spegne la vita per tutti non vi è la possibilità poi per riprendersi, per ritrovare vita, per nessuno.