Omelia (15-08-2023) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di Lucia Piemontese Nella solennità dell'Assunzione della B.V. Maria al Cielo celebriamo la fine della vita terrena di Maria e il passaggio alla gloria celeste con tutto il suo essere, anima e corpo. Gli scritti del Nuovo Testamento non danno notizie dirette sulla morte della Madonna, che compare per l'ultima volta presente nell'evento della Pentecoste, ma la comunità cristiana si è interrogata a riguardo e il senso di fede dei credenti ha subito compreso che la Madre di Dio non poteva conoscere la corruzione del corpo. Sono testimonianza di questa comprensione antiche tradizioni sul transito o sulla dormizione della Madonna conservate in testi apocrifi e anche luoghi di venerazione e preghiera. Il dogma è stato promulgato nel 1950 da Pio XII ma la riflessione teologica, piuttosto articolata, si trova negli scritti dei Padri già a partire dal IV e V secolo. È importante cogliere il fatto che l'anno liturgico inserisce questa celebrazione nella scia della Pasqua quando le feste e le solennità segnano un continuo movimento fra Cielo e terra: l'Ascensione del Signore, la discesa dello Spirito Santo, l'Assunzione di Maria alle quali si aggiungono la Trasfigurazione del Signore e la memoria di Maria Regina che in qualche modo prolunga la celebrazione dell'Assunzione). Vale anche la pena notare che tutte queste celebrazioni cadono nel tempo in cui la luce solare raggiunge il suo massimo splendore. Le letture sono molto belle e armonizzate fra loro. La prima lettura è dal Libro dell'Apocalisse, libro che è "Rivelazione di Gesù Cristo" (Ap 1,1) e, a partire da Lui, rivelazione del senso della storia e del progetto di salvezza di Dio. Il testo ci offre l'ultimo versetto del cap 11 con l'immagine dell'arca dell'alleanza che appare nel santuario di Dio aperto nel cielo. Questo è in continuità con la prima lettura della Messa della vigilia, che narra di quando Davide fece trasferire l'arca a Gerusalemme per collocarla nel tempio. L'arca era una cassa di legno di acacia ricoperta d'oro che faceva parte degli arredi del tempio mobile al tempo dell'esodo e che custodiva le tavole della Legge data a Mosè. Il coperchio, il propiziatorio, era visto come lo sgabello per i piedi di Dio (cf 1Cr 28,2). L'arca ovviamente non conteneva Dio, ma esprimeva simbolicamente il rapporto tra la sua Parola e la sua Presenza. All'immagine dell'arca, l'autore dell'Apocalisse accosta subito, iniziando il cap 12, quella della donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e la corona di dodici stelle. È una rappresentazione ricca di simbolismi, che per noi è diventata tradizionalmente la raffigurazione dell'Assunta, ma al tempo della redazione del Libro in questa immagine femminile si sovrapponevano più figure. La prima è quella dello stesso popolo di Israele personificato nella figlia di Sion che secondo i profeti sarebbe stata rivestita di luce (cf. Is 60,1ss), vestita di sole come la sposa del Cantico dei cantici (cf Ct 6,10) e che avrebbe dato alla luce un figlio maschio (cf. Is 66,7), il Messia. La seconda è quella della Chiesa (nata dal costato di Cristo, della quale Maria diventa madre e figura sotto la Croce) come si comprende andando a leggere la continuazione del testo lì dove si dice che il drago andò a far guerra alla discendenza della donna. Infine certamente c'è la stessa figura di Maria della quale la tradizione giovannea custodiva una memoria particolarmente viva e cara. La donna vestita di sole è in travaglio, immagine biblica che indica l'approssimarsi dei tempi messianici ed è minacciata da un enorme drago rosso, che viene poi identificato come il serpente antico/satana/che seduce la terra, il quale vuole divorare il nascituro. Ma il bambino nasce ed è portato in alto, presso il trono di Dio. Il racconto si riferisce in modo sintetico all'avvento del Messia, al mistero dell'Incarnazione di Gesù Cristo, al compimento del suo Mistero pasquale con la vittoria definitiva sul male e sulla morte, al suo ritorno presso Dio. Per questo il testo proclamato termina con l'inno di lode a Dio perché si è compiuta la sua salvezza e la potenza del suo Cristo. Leggendo il resto di Ap 12, vediamo che anche la donna è preservata, custodita, salvata e questo fa pensare a Maria assunta nella gloria, avvolta di luce, sollevata fra gli astri in cielo. Il Salmo 44 (45) è un canto per il re nel giorno delle sue nozze e il testo proposto riguarda il momento in cui la sposa è condotta al cospetto del re. È intuitivo riconoscervi con il senso spirituale l'accoglienza di Maria in Cielo come una regina che siede alla destra del Re (Risplende la Regina, Signore, alla tua destra). La seconda lettura, dalla 1 Lettera ai Corinzi cap. 15, fa comprendere che nell'Assunzione di Maria possiamo riconoscere il compimento della Redenzione. Cristo risorto è la primizia, poi alla sua venuta riceveranno la vita quelli che sono suoi. Proprio alla luce del Mistero pasquale del Signore si capisce l'Assunzione della Beata Vergine al Cielo, che viene definita anche Pasqua di Maria: la Madre è la prima dei risorti con Cristo, ha goduto in modo speciale e anticipato i frutti della Redenzione, in continuità con quanto avvenuto nella sua Immacolata Concezione e con la sua speciale unione alla vita del Figlio. Il prefazio della Messa (riprendendo Lumen gentium 68) si collega molto chiaramente alla seconda lettura: Oggi la Vergine Maria, madre di Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, è stata assunta nella gloria del cielo. In lei, primizia e immagine della Chiesa, hai rivelato il compimento del mistero di salvezza e hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza. Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che ha generato il Signore della vita. Nell'Assunta riceviamo un segno di consolazione e di sicura speranza perché possiamo contemplare il destino della Chiesa (della quale Lei è primizia e immagine) e il nostro personale destino. L'Assunzione della Madonna è annuncio della nostra destinazione alla gloria, alla risurrezione con la totalità del nostro essere (Credo la risurrezione della carne, la vita eterna). Venendo al testo evangelico, consideriamo che nella solennità dell'Immacolata Concezione viene proclamato il Vangelo dell'Annunciazione e nella solennità dell'Assunzione quello della Visitazione: due eventi in stretta connessione. Maria non può vivere in modo possessivo la sua divina maternità e tenere per sé il Figlio; deve donarlo al popolo, a tutti. Con Gesù in grembo, corre ad aiutare l'anziana parente. Ha quella "fretta buona" che spinge anche le donne a correre per annunciare che il sepolcro è vuoto (cf. Mt 28,8), i discepoli di Emmaus a tornare a Gerusalemme (cf. Lc 24,33), la Chiesa di Pentecoste ad annunciare Gesù Crocifisso e Risorto (cf. At 2,22ss). È quella "fretta buona" che oggi spinge la Chiesa ad essere in uscita verso tutti (cf. Francesco, Messaggio per la XXXVII GMG). Nel racconto della Visitazione Maria appare come arca della Nuova Alleanza che contiene e porta realmente la presenza del Signore. Sullo sfondo ci sono le attese del popolo che sperava in un "Salvatore potente" (cf Lc 1,69) e le promesse di Dio fatte "per bocca dei suoi santi profeti di un tempo" (cf. Lc 1,70). E c'è l'immenso stupore delle due donne che si fa contemplazione del Mistero di Dio che si fa uomo, ci sono i cuori colmati di Spirito Santo, c'è una straordinaria gioia che si esprime nella danza nascosta di Giovanni Battista, nel grido di Elisabetta e nel canto di Maria, che diventa canto della Chiesa. Maria Assunta in Cielo non si è allontanata dalla terra, ci è più vicina che mai. La sua missione è quella di portare Gesù a tutti e portare tutti a Gesù. Il suo amore di Madre continua ad effondersi tutt'ora sull'umanità intera: "Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata" (cf. Lumen gentium 62). Chiediamo a Maria di intercedere per noi affinché possiamo vivere sempre più quella beatitudine dalla fede che lei ha ben conosciuto, quella che fa esclamare ad Elisabetta "Beata colei che ha creduto!" e che fa dire a Gesù: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano" (Messa della vigilia). Nella gioia della solennità odierna, possiamo considerare e cantare il Magnificat proprio alla luce del mistero glorioso dell'Assunzione di Maria al Cielo come memoria delle promesse e delle grandi opere di Dio, come certezza del suo essere con noi e come speranza di futuro con Lui. |