Omelia (15-08-2023) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Le cose di lassù. "Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dov'è assiso Cristo alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra"(Col 3, 1 - 2). Con questo invito Paolo esorta tutti ad orientarci innanzitutto al Risorto e a cercare di lui costantemente in questa vita. Gesù è il nostro obiettivo ideale sia come Crocifisso, ma soprattutto come Risuscitato dai morti, perché in questa prospettiva diventa latore di vita. Vivere nel mondo da persone risorte, libere, gioiose ed emancipate è il frutto della fuoriuscita di Gesù dalla croce, che dovrebbe risaltare in tutti i nostri atteggiamenti e di cui dovremmo essere riflesso significativo per tutti coloro che incontriamo sul nostro cammino. Come noi siamo stati il suo obiettivo in ordine alla redenzione e alla salvezza, così anche lui è per noi nostro obiettivo quanto all'esistenza rinnovata. Se Cristo è risorto non possiamo cedere alla logica della disfatta e della morte né possiamo vivere da morti la nostra vita. Come sempre dice San Paolo, per noi il vivere è lo stesso Cristo (Fil 1, 21) e già in questa vita, conformandoci a lui, possiamo perseguire le "cose di lassù", ossia la vita divina, l'intimità con il Padre e la salvezza che consiste nell'incontro definitivo con Dio. Attraverso Cristo Risorto, che è via, verità e vita, possiamo accedere al Padre nello Spirito Santo e guadagnare la vita eterna già sin d'ora. Cercare le cose sovratemporali è possibile quindi già adesso e questo è anche l'obiettivo della speranza. Essa però ci sospinge a guardare anche al futuro personale ultraterreno, quando saremo invitati all'incontro definitivo con il Dio della vita piene ed eterna. In una parola, la speranza ci conduce a radicarci nel presente con realismo, inventiva e creatività consapevoli della novità che il Risorto è venuto ad apportare nel nostro oggi; al contempo però teniamo gli occhi fissi verso il cielo, orientati verso la patria celeste dove ogni speranza diventerà certezza, tutte le lacrime saranno asciugate e qualsiasi insufficienza materiale e morale si trasformerà in gloria definitiva. Questa Gerusalemme celeste viene chiamata da noi Paradiso, che nell'accezione linguistica indica un "giardino tutt'intorno", una realtà di riacquistata riconciliazione fra il cosmo e la natura umana, dopo la distruzione del peccato originale nell'antico Eden. Non si tratterà comunque di un luogo fisico, ma di una condizione di eterna gloria e di beatitudine che avremo guadagnato nell'incontro definitivo con Dio, che di fatto è l'obiettivo fondamentale di ogni uomo. Vivere da risorti il presente per anticipare adesso il paradiso che ci aspetta nella prospettiva finale è il senso della vita cristiana e l'esistenza di una meta di eternità ci induce a incentivarci nella speranza e nell'attesa fiduciosa, mentre siamo tartassati dalle continue vessazioni di tutto ciò che è antitetico alla speranza stessa e al paradiso, ossia dal peccato e dalla morte imperante sotto forma di violenza e di aberrazione. In tutto questo eccoci all'immagine di Maria, che veneriamo sotto tanti titoli ma che solo oggi abbiamo occasione di esaltare come "donna vestita di sole", cioè dello stesso suo Figlio Risorto, nella quale Dio ha realizzato tutte le promesse che ha fatto all'uomo, anche quelle relative alla vita futura. A differenza di qualsiasi altro essere umano, Maria viene venerata infatti come "Assunta in cielo" in anima e corpo. Non solamente l'anima immateriale è stata elevata alle alte sfere celesti, ma anche il suo corpo è stato preservato dalla corruzione. Dio non poteva infatti permettere che il luogo in cui il suo Verbo si era incarnato facesse si sottoponesse al processo di senescienza e di putrefazione riservato a tutti gli altri uomini. Non poteva lasciare che si disperdesse il corpo mortale di Colei che era stata sua Madre nel mistero dell'incarnazione e pertanto doveva impostare per esso una possibilità di salvezza materiale definitiva. E allora Maria è stata assunta al Cielo anima e corpo. Non che sia "ascesa" (questo solo di Cristo si può affermare), ma è stata "elevata", condotta all'immensità della gloria celeste nella forma totalizzante da parte del "Padre delle misericordie" che dona sempre all'uomo una ricompensa proporzionata alla sua fedeltà. In questo assunto che ha interessato la Vergine siamo ulteriormente invitati a "cercare le cose di lassù" già al momento della vita presente e coltivare la speranza in una vita più esaltante che ci attende alla fine di questo corpo mortale. Maria ci sospinge a credere e a sperare nel futuro di gloria verso il quale siamo tutti quanti diretti e al contempo ci sprona a vivere intensamente il presente concreto dell'oggi. Paolo VI diceva che non si può essere cristiani se non si è mariani; evidentemente perché in Maria vi è la quintessenza di tutto quello che di bene Dio possa fare per l'uomo sia al presente che al futuro e in lei nulla dell'amore divino è stato omesso. Neppure l'amore impensabile e supremo per il quale fosse esaltata in anima e corpo. |