Omelia (15-08-2023) |
don Alberto Brignoli |
Ognuno si assuma un impegno Quando festeggiamo un santo, difficilmente lo facciamo nel giorno del suo compleanno: generalmente ricordiamo il giorno della sua morte. E questo perché secondo la fede cristiana la morte di un credente non è il termine della sua vita: chi sa di aver riposto la sua fiducia in Colui che non muore mai, è pienamente convinto che terminare la propria esistenza significa essere accolti tra le braccia di un Padre che ci attende là dove ci è stato preparato un posto e dove Cristo ci ha aperto la via per arrivarci. Il senso di tutto questo lo troviamo in ciò che Paolo ci ha detto nella sua prima lettera ai Corinti, e cioè che esiste una resurrezione dai morti per mezzo della quale la morte è stata sconfitta, ed è la Morte e Resurrezione di Cristo, "primizia di coloro che sono morti". La morte dei credenti, quindi, diventa un'imitazione della morte e risurrezione di Cristo, così come la vita di un credente deve cercare di essere a imitazione di quella di Gesù. Concretamente, la Solennità dell'Assunta non fa altro che celebrare la morte di Maria: nella più antica tradizione della Chiesa, per riservarle una dignità maggiore rispetto a quella di ogni mortale, questa morte è stata definita a volte con il termine di "transito" al cielo, altre volte come "dormitio", come "sonno" della morte. Nel 1950, poi, papa Pio XII proclama l'Assunzione di Maria in Cielo "in anima e corpo" come "dogma", ossia come verità di fede imprescindibile per chi si dice credente in Cristo. Se la primizia della Resurrezione è Cristo, possiamo allora senza mezzi termini definire l'Assunzione di Maria come primo frutto di questo primizia, non tanto perché Cristo dovesse fare questo primo regalo a sua madre, ma perché dietro questa priorità di Maria nel godere dei frutti della Resurrezione del Figlio c'è la priorità di Maria nel vivere il messaggio di speranza del Figlio. Ossia, Maria è la prima Risorta dopo Cristo perché è stata la prima seguace di Cristo, cioè perché è la prima vera cristiana. Se quindi è lei ad aprire la schiera di coloro che, credendo in Cristo, risorgono insieme con lui, è ancora lei ad aprirci la strada perché la nostra vita, e non solo la nostra morte, sia un'imitazione della vita di Cristo. Sarebbe, perciò, molto parziale leggere il significato di questa festa come uno sguardo verso il cielo, verso quel destino di gloria a cui Dio ci attende e di cui ci ha aperto la strada, dimenticandoci che questo destino si costruisce innanzitutto qui, sulla terra, attraverso una vita di fede degna di essere chiamata cristiana e insieme profondamente umana. Quell' "anima e corpo" che costituisce la definizione del dogma dell'Assunzione di Maria in cielo sta a indicarci appunto che il nostro destino di eternità (l'anima) sarà glorioso nella misura in cui lo costruiamo qui e oggi "con il corpo", ovvero con la fatica e il peso del nostro vivere quotidiano. Vivere in attesa di un destino di gloria incrociando le braccia sul petto e reclinando il capo verso il cielo aspettando che il cielo si squarci e che Dio venga ad assumerci tra le nubi nella gloria, senza mai sporcarci le mani con l'impegno quotidiano di essere uomini e donne profondamente credenti è privo di senso, e di certo non può dirsi un atteggiamento cristiano. Saremo assunti come Maria nella gloria che Dio riserva ai suoi fedeli nella misura in cui anche noi "ci assumiamo" qui e ora un impegno serio a favore della vita e del mondo. E che noi cristiani ci assumiamo una serie di impegni a favore della vita e del mondo, è un bisogno imprescindibile, per la Chiesa e per la società tutta. Bisogna che ci assumiamo l'impegno di permettere a ogni uomo di vivere e proclamare il proprio credo religioso senza alcuna discriminazione, ma anche senza avanzare la pretesa di alcun privilegio; bisogna che ci assumiamo l'impegno di dare a tutti la possibilità di un giusto salario che abbia un giusto potere d'acquisto, perché giusto e onesto è il lavoro che ogni uomo reclama, e nessuno ha il diritto di negare niente a nessuno; bisogna che ci assumiamo l'impegno di dare una sicurezza abitativa ed economica a chi lavora nelle nostre case e segue quei nostri familiari che la necessità di lavorare impedisce a noi di seguire con la loro stessa assiduità e dedizione; bisogna che ci assumiamo l'impegno di salvaguardare quella salute pubblica e gratuita che permetta a chiunque è malato di curarsi in tempi ragionevoli e di avere ancora il tempo e la possibilità di guarire; bisogna che ci assumiamo l'impegno di garantire a tutti la libertà di esprimersi, di amare, di vivere, rispettando i diritti di ognuno e chiedendo a ognuno di assumersi la responsabilità dei propri doveri; bisogna che ci assumiamo l'impegno di lottare seriamente contro la violenza di genere, contro il bullismo, contro ogni sorta di discriminazione razziale, contro i trafficanti di morte e i mercanti di vite umane, cominciando dal nostro quotidiano, che purtroppo è sempre meno permeato dalla cultura della tolleranza e del rispetto; bisogna che ci assumiamo l'impegno di fare della vita dei nostri giovani un grosso contenitore di ideali, di senso, di cose che contano, e non un fragile giocattolo "usa e getta" che si rompa con facilità contro il muro dell'alcool, della droga, delle folli sfide sui social, perché, fino a prova contraria, di vite a nostra disposizione ne abbiamo una sola; bisogna che ci assumiamo seriamente l'impegno di salvaguardare il Creato, anche qui, senza aspettare le grandi decisioni politiche legate alla riduzione delle emissioni di gas serra, ma iniziando ad avere, ognuno di noi, piccoli e grandi atteggiamenti virtuosi che ci permettano ancora di continuare a guardare con i nostri occhi la limpidità di quel Cielo a cui il Signore ci chiama. Assumiamoci ogni giorno l'impegno di vivere una vita degna di essere chiamata "vita": e ci accorgeremo, anche con l'aiuto di Maria, che non faremo alcuna fatica a essere anche noi, un giorno, assunti là dove lei, Regina dell'umanità e della storia, siede già alla destra del Padre. |