Omelia (02-01-2006)
mons. Vincenzo Paglia


La prima persona che si incontra nel quarto Vangelo è il Battista, uomo giusto e austero. Vive nel deserto, lontano dalla capitale religiosa e politica. Eppure, in molti vanno da lui per ricevere un battesimo di penitenza ed essere così rigenerati. Tutti lo stimano, al punto da indicarlo come il Messia, o come Elia, o comunque come un grande profeta. Egli si schernisce e insiste nel dire: "Non sono il profeta, non sono il Messia". Di se stesso dice solo: "Io sono voce di uno che grida nel deserto: raddrizzate la via del Signore". E cos'è una voce? Poco più che nulla. Eppure le parole che il Battista pronuncia non sono vane: provengono da un cuore giusto. Sono parole vere che giungono sino al cuore. Questa è la sua forza: una forza debole, che riesce però a toccare il cuore di chi lo ascolta. Giovanni è figura dei testimoni del Vangelo, potremmo dire figura della stessa Chiesa: essere cioè una voce che indica agli uomini Gesù. Giovanni non si appartiene, non è (e non vuole essere) al centro della scena; egli indica un altro: il Signore. È un modo di concepirsi e di vivere ben lontano dalle abitudini usuali di chi si mette al centro della scena. E' questa la vocazione del discepolo, e anche la sua gioia.