Omelia (03-01-2006) |
mons. Vincenzo Paglia |
Giovanni Battista vede venire Gesù verso di sé. In effetti, prima che siamo noi ad andare verso Gesù, è lui che viene verso di noi. E lui che avanza e scende nella nostra vicenda umana. E appare diverso da come noi lo vorremmo. Gesù non è fatto a nostra immagine e somiglianza, è altro, molto altro da noi. Anche Giovanni dice: "Io non lo conoscevo". Ma, illuminato dallo Spirito, appena lo vede vicino dice: "Ecco l'agnello di Dio". Il Battista contempla in quell'uomo che ha davanti colui che salverà tanti, che prenderà sulle spalle (questo significa il verbo "toglie") il peccato del mondo, che cancellerà i legami antichi e violenti che rendono schiavi uomini e donne. Colui che libererà tutti dalla radicata logica del peccato, colui che farà precipitare le potenze cattive di questo mondo liberando chi soffre a causa della tirannia del male. E non aggiunge altro. L'evangelista più avanti farà dire a Pilato: "Ecco l'uomo". Davvero questo salvatore è un agnello indifeso; non è un sapiente con un grande seguito. E' il Figlio di Dio, ma è come un agnello. Un agnello, per di più, condotto al macello. Eppure in quell'uomo, nella sua parola, nei suoi gesti, nel suo cuore, è racchiusa la realtà della nostra salvezza: e un uomo che non è vissuto per se stesso, fino al punto di dare la propria vita per gli altri. |