Omelia (15-01-2006) |
don Mario Campisi |
Chiamata stradale Concluso il ciclo delle feste natalizie con domenica scorsa, festa del Battesimo di Gesù, oggi l'evangelista Giovanni, con una semplice ma determinata ed energica esclamazione del Battista a due suoi discepoli, Giovanni ed Andrea, proietta tutti noi in un contesto pasquale: "Ecco l'agnello di Dio!". L'iniziativa è sempre divina e si innesta su una ricerca segreta dell'uomo: "Chi cercate?" (v. 38). E la scoperta è anche qui progressiva, affidata ad una esperienza concreta: "venite e vedrete" (v. 39), "andarono, videro, si fermarono" (v. 40). Il verbo "cercare", a cui si collega il corrispondente "trovare", sottolinea un insistente e appassionato desiderio di decifrare la propria storia e la propria esistenza quotidiana come risposta all'iniziativa di Dio. Ma la Parola mette in luce che il "cercare-trovare" del chiamato si colloca nella trama delle relazioni quotidiane, dei tempi e dei momenti che ci vedono attori della nostra storia: così Mosè, Gedeone, Samuele, Amos, i discepoli-pescatori, ecc. Anche quando la vocazione si presenta come uno strappo nella propria esistenza, essa si colloca nella continuità di una dedizione della ricerca di Dio e del suo disegno. Si segue una "voce", si sta alla scuola di un "profeta", si cerca la casa di un "Maestro", si crede di aver trovato il Messia. Il progetto evangelico incrocia l'oggi, l'anima profonda del nostro tempo, l'immagine che l'uomo contemporaneo si fa di sé.Tale incontro deve intrecciare la nostra immagine del mondo e della vita, deve plasmare la cultura, i nostri comportamenti e progetti, deve raggiungere il nostro cuore. In una parola esso deve raggiungere una maturazione del nostro desiderio di ricerca, perché se la libertà non si struttura, non diventa persistenza della decisione, si tradisce in una sequenza di gesti frammentari e improvvisi e alla fine si perde. La vocazione mediata di Samuele, di Andrea e di Simone, pongono il problema della pastorale vocazionale della Chiesa. Essa non è una pastorale di settore né una pastorale episodica, ma una dimensione fondamentale di tutta la sua vita e di tutta la sua attività. La pastorale vocazionale deve coinvolgere non soltanto l'impegno di alcuni specialisti, ma la preoccupazione di tutta la Comunità. Tuttavia la vocazione mediata di Samuele, per opera di Eli; di Andrea per mezzo del Battista, e di Simone per mezzo di Andrea, costituiscono un segnale e una provocazione per le nostre comunità. La testimonianza pasquale del Battista conduce due suoi discepoli alla sequela di Gesù. Il Signore chiama quando vuole, come vuole e chi vuole, nel tempio (come Samuele) o sulle strade del mondo (come Andrea e Simone), tuttavia il luogo normale in cui si manifestano le vocazioni è la comunità viva nella fede che testimonia con coraggio l'identità del Signore Gesù. La decisione di mettersi alla sequela di Gesù conduce ad un'esperienza religiosa personalizzata e perseverante. La vocazione cristiana si sviluppa attraverso itinerari di fede che consentano di raggiungere una dimestichezza con Gesù, una sintonia perfetta col progetto di vita che la sua persona incarna e rivela. Dopo aver visto Gesù e dopo essersi fermato presso di lui, Andrea chiamò suo fratello Simone alla sequela di Gesù. Nata dalla testimonianza di fede, la vita del credente diventa a sua volta testimonianza che genera altre vocazioni. La missionarietà della Chiesa trova nella dinamica vocazionale sopra elaborata il suo privilegiato campo di applicazione. Andrea dice a Simone: "Abbiamo trovato il Messia e lo condusse da Gesù". E' quello che dovrebbe accadere a ogni credente consapevole della sua fede: la scoperta, sul piano esistenziale, che Gesù è il Messia induce a diventare missionario per gridare la gioia di tale scoperta e per diventare collaboratore della gioia altrui. |