Omelia (23-10-2023) |
don Giampaolo Centofanti |
Gesù non conduce le persone con un potere politico ma aiutando la libera, personalissima, graduale, maturazione di ciascuno. Questo è molto interessante perché se ci può essere ed è giusto che ci sia un piano giuridico Gesù però agisce su un altro piano. Invento una storia tratta però in profondità dalle esperienze della vita di molti che ho conosciuto. Una persona avrebbe bisogno di una certa cifra di denaro per aprire una sua attività economica nel campo in cui adesso lavora in qualità di dipendente di una ditta. Viene l'eredità da spartire e costui mi racconta che i fratelli litigano pesantemente per ottenere più del dovuto. È una persona in un profondo cammino di conversione e mi chiede come deve comportarsi. Io gli dico che se cerca di ottenere con amore quello che davvero gli spetta non fa nulla di male. Poi mi scappa una aggiunta. Ci sarebbe un'altra via...... E poi mi fermo perché anche se quella persona desiderava davvero camminare con Dio non era tantissimo tempo che viveva nella sequela di Cristo e quindi non volevo forzare i tempi. Ma quello insiste: dimmi, che mi volevi dire? Io ripeto che Dio accompagna le persone con gradualità, che già cercare di ottenere il proprio con amore e disponibilità a un certo compromesso era una cosa bella e che cose più grandi bisogna maturarle gradualmente. Inoltre vi era il rischio che lui facesse scelte più grandi di quelle che poteva vivere in quel momento e poi avvedutosi di ciò in un secondo tempo si pentisse e anche mi avrebbe poi potuto rimproverare, scaricando su di me la responsabilità di una scelta che solo lui in realtà poteva stabilire. Ma quello continuava a insistere e allora gli dico che in un lungo cammino di fede Dio potrebbe magari portare una persona in casi come questo a dire dentro di sé: la mia eredità è Dio, i fratelli facciano ciò che ritengono, io preferisco mettere davanti l'amore fraterno e non i soldi. Questo fedele mi dice subito che lui vuole fare così, al punto che io mi preoccupo per i motivi suddetti e gli ribadisco che corre un pericolo. Ma lui rimane fermo in questa scelta. La settimana dopo viene a parlarmi e mi dice che le cose sono andate come avevamo detto e che i fratelli hanno fatto man bassa per cui lui non può avere quel grosso contributo all'apertura dell'attività economica che pure gli sarebbe spettato. Ma lui è contento così - dice - sta nelle mani di Dio e vuole bene ai suoi fratelli capendo che senza la grazia nessuno può fare nulla e che lui forse è una via attraverso cui Dio in qualche modo comincia a far respirare la grazia anche a loro. Se ne va sereno e continua nei mesi seguenti il suo cammino spirituale e umano molto bello e pieno di doni. Un giorno, dopo molti mesi, viene ancora una volta a colloquiare con me e a confessarsi e mi dice che un suo zio lontanissimo di cui a momenti nemmeno conosceva l'esistenza gli ha dato non quel grosso contributo che costituiva una parte del necessario per aprire l'attività ma tutto il necessario e anche di più. Ecco perché Gesù non si fa mediatore in senso giuridico. Ed ecco perché a questo brano sulla divisione dell'eredità Gesù lega la storia di quell'uomo ricco. Quale errore far dipendere la propria sicurezza da noi stessi, dai beni materiali, perché tutto è dono di Dio e Dio può dare mille a un povero che non ha nulla e togliere mille a chi lo aveva, in un istante. Ma solo mettendosi in cammino dietro Gesù, per grazia, l'uomo può sperimentare che Dio è provvidente, che Dio è buono e ordinariamente aiuta anche in modo materiale, umano. Gesù stesso fa l'esperienza fin dalla nascita di essere protetto e sostenuto mille volte nei mille pericoli, in mille necessità, al punto da intuire che quando sarebbe giunta la sua ora quello sarebbe stato un momento di grazia in cui la vicinanza e la provvidenza di Dio si sarebbero manifestati in un altro modo ma con una infinita potenza anche in quel caso e mille volte di più in quel caso. |