Omelia (25-10-2023)
don Giampaolo Centofanti


Gesù parla un linguaggio spirituale, ogni persona amministra la propria vita nei suoi vari aspetti, questo intende questa parabola. Un punto decisivo è la perseveranza nella crescita. Una persona viene chiamata da Dio ad una sequela di Gesù più profonda e comincia il percorso con entusiasmo ma poi se vengono prove che non si risolvono presto si stanca di aspettare. Se Dio, che spesso quando chiama può donare molte cose belle spirituali e umane a chi lo ascolta, invece permette passaggi nel deserto è per portare la persona in una fede più profonda. Tale che le permetterà di ricevere doni più grandi perché solo nello Spirito si possono sperimentare davvero. Inoltre anche certo doni umani, materiali, senza la fede adeguata magari non vengono riconosciuti, o non vengono accolti o vengono vissuti male... Non fanno bene e Dio perciò non può elargirli. Dunque i servi maltrattati di questa parabola sono le facoltà della persona, per esempio il discernere, il decidere, il muoversi, che vengono usati male provocando malesseri. Seguendo Gesù invece tutta la vita della persona fiorisce, può ricevere tanti doni e acquisisce una crescente consapevolezza della propria coscienza spirituale e psicofisica che le fa vivere tante cose con semplicità e costruttività dove prima di complicava la vita. Ecco cosa significa venire messo a capo di tutti i beni di Dio. Al contrario quando ci si chiude a lungo alla grazia il malessere è più grande di quando si vive non bene ma per ignoranza perché nel primo caso è il cuore che si va spegnendo.