Omelia (15-01-2006)
Suor Giuseppina Pisano o.p.


Inizia, con questa domenica, il Tempo Ordinario della liturgia che, il domenicano T. Radcliffe definì " il tempo verde della nostra vita "; tempo fecondo e carico di speranza, nella sequela di Cristo, che accompagna ed illumina il nostro quotidiano. Non un tempo minore, dunque, ma il tempo in cui il Mistero scorre, sotto i nostri occhi, e noi siamo chiamati ad accoglierlo e a comprenderlo, per percorrere la via della salvezza, in Cristo Gesù, nostra Via.
Il Tempo natalizio si era concluso nel ricordo del Battesimo di Gesù, occasione per ripensare e approfondire il senso e l'impegno del nostro battesimo, forse molto lontano nel tempo, ma operante nel presente, per via di quell'innesto a Cristo, che è il nucleo centrale della nostra vocazione a figli di Dio nell'unico Figlio.
Oggi il tema della vocazione viene ripreso ed illustrato in tutte e tre le letture: il Libro di Samuele, la lettera di Paolo ai Corinti e il Vangelo di Giovanni.
Quando si parla di " vocazione", la tendenza è, sempre, quella di pensare questa iniziativa di Dio, come prerogativa di un preciso e ristretto gruppo di persone, che si dedicheranno al ministero sacerdotale o alla vita "religiosa" in senso stretto.Un tal modo di pensare è riduttivo di quello che è il vero senso della vocazione, la quale è rivolta a tutti, giacché tutti, indistintamente, uomini e donne, siamo chiamati alla salvezza e alla santità in Cristo Gesù..
E' Paolo a dirci, con parole di infinita consolazione che Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, " in Lui ci ha scelti, prima della creazione del mondo, per trovarci, al suo cospetto, santi e immacolati nell'amore...ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi..." ( Ef. 1,3 ss. )
Dunque, da sempre, l'amore è la sorgente prima della vocazione, amore che viene da Dio, e che Giovanni, nel passo del Vangelo di questa domenica, concretizza nello sguardo: " Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)»".
Parliamo di un amore che trasforma in nuova creatura, e apre gli occhi alla contemplazione del Mistero:
" «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava "; i due discepoli, simbolo di ogni altro " chiamato", accolgono l'invito di Gesù e sperimentano quella comunione che è dono di grazia, espresso nelle parole: " si fermarono presso di lui " .
In questo " fermarsi " c' è la risposta dell'uomo a Dio; una risposta che, nella libertà dell'amore, mai ripetitivo e scontato, si realizza, storicamente, in modi e forme diverse, a seconda dei tempi e delle culture; una risposta, per certi aspetti istituzionalizzata, ma non per questo fissa o fossilizzata..
Lungo il corso dei secoli, la sequela di Cristo, ha visto, infatti, un ricco fiorire di forme e di espressioni, con una creatività che è segno del soffio dello Spirito, quello stesso che " aleggiava sulle acque " e che, il Padre effonde su ogni uomo, creato a Sua immagine, unico ed irripetibile, pur nell'infinita molteplicità;
allo stesso modo è la chiamata: unica, personale ed irripetibile, rivolta ad ogni uomo e donna, ed attende una risposta libera, personale e totale.
La sequela di Cristo, infatti coinvolge tutto l'uomo, come Paolo insegna, nel testo che oggi la Liturgia ci propone: " Fratelli, il corpo non è per l'impudicizia, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo.....Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito.
O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo.
Glorificate dunque Dio nel vostro corpo " (1 Cor 6,13 15.17 20 )
Accogliere la chiamata e rispondere con totale donazione, significa, dunque, farsi uno-con Cristo, dimorare in Lui ed esser con Lui segno della gloria del Padre..
All'interno di questa comune vocazione, ci sono anche delle chiamate singolari, o straordinarie, legate ad un preciso progetto di Dio che. attraverso gli uomini, sempre opera cose grandi nella storia.
Ed ecco la vocazione di un giovinetto, narrata nel Libro di Samuele, un racconto affascinante, che ha del prodigioso, per quella voce udita nel sonno, e che il ragazzo scambia con quella del suo maestro Eli.
Si la voce di Dio giunge a noi in modi diversi, talvolta sorprendenti, e può anche sembrare incredibile; ma Dio ha i suoi mediatori, ed Eli, come Giovanni Battista, come Andrea è uno dei tanti di cui Egli si serve per far giungere la sua voce; talvolta in luogo della persona c'è un segno o un evento che hanno tuttavia l'intensità stessa di una " voce ".
Quel che conta, è sapere e credere che Dio chiama, e attende una risposta, come quella semplice e bella del piccolo Samuele.
"Venne il Signore, recita il testo - stette di nuovo accanto a lui e lo chiamò ancora come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuele acquistò autorità poiché il Signore era con lui, né lasciò andare a vuoto, una sola delle sue parole..." ( I Sam.3, 3-10 )
Ascoltare, accogliere, custodire, vivere la presenza del Signore è risposta ad ogni vocazione, qualunque sia la sua determinazione o il luogo della realizzazione: nella famiglia, nel lavoro, nel sociale, tra i ricchi o i poveri o i " diversi"; da laici o sacerdoti o religiosi, sino ai successori degli apostoli, sino al successore di Pietro; è sempre Dio che chiama per amore e, nell'amore, affida un progetto che vale, in comunione con Cristo redentore, e nello Spirito, per la salvezza di tutti e di ciascuno.
In ogni campo e in qualunque ruolo, non conta tanto quel che si fa', quanto il modo in cui si fa', e questo non può esser altro dall'amore.