Omelia (22-01-2006)
don Marco Pratesi
Pescatori di uomini

Gesù comincia il suo ministero, e chiama Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni: "seguitemi, vi farò pescatori di uomini". Non pescheranno più pesci nel lago, ma diventeranno collaboratori per la vita del mondo intero.
La chiamata di Dio apre prospettive immensamente più grandi di quelle dei nostri progetti umani. Il vivere la vita nella fede, nell'adesione al progetto del Signore, dà dimensioni più ampie e senso infinito alla nostra vita. Perché la nostra vita si apre ad una dimensione universale e diviene una missione.
Anche noi siamo chiamati ad essere "pescatori di uomini".
L'espressione non richiama a prima vista cose molto positive: prendere la gente all'amo, nella rete. L'uomo non può essere considerato uno da adescare, da attirare per metterlo nel sacco.
Oggi però molti lo fanno: la pubblicità e i vari centri del potere mediatico cercano affannosamente di catturare le persone, conquistare l'audience, etc...
Ma ai quattro chiamati Gesù dice prima: "seguitemi". Quindi: guardate come io "prendo i pesci", come incontro le persone. E Gesù non ha usato alcuna forma di violenza, di condizionamento, di adescamento. Eppure su molti ha avuto un effetto "vincente": comunicare l'amore di Dio, far percepire che "tu sei voluto, per il Padre sei importante".
Finire nella rete del Padre di Gesù dunque è una bella cosa, per noi e anche per gli altri: perché è la rete del suo amore.
"Voi che vi siete rivestiti di Cristo e, seguendo la nostra guida, mediante la parola di Dio siete stati tratti come pesciolini all'amo fuori dei gorghi di questo mondo, dite dunque: 'In noi è mutata la natura delle cosé. Infatti i pesci che sono estratti dal mare, muoiono. Gli apostoli invece ci hanno estratti dal mare di questo mondo e ci hanno pescati perché da morti fossimo vivificati. Finché eravamo nel mondo i nostri occhi guardavano verso il profondo dell'abisso e la nostra vita era immersa nel fango, ma, dopo che siamo stati strappati ai flutti, abbiamo cominciato a vedere il sole abbiamo cominciato a contemplare la vera luce ed emozionati da una gioia straordinaria, diciamo all'anima nostra: «Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio»"* (S. Girolamo, Omelia sul salmo 41 ai neofiti; XIII settimana del tempo ordinario, giovedì, ufficio delle letture).
Tutti quanti possiamo e dobbiamo seguire Gesù, e diventare pescatori insieme a lui, anche solo con piccoli segni: uno sguardo, una parola, una mano. Collaboratori nel portare la buona notizia del Regno, dell'amore gratuito del Padre.
"O Padre fa' che sentiamo l'urgenza di convertirci a te e al Vangelo, perché la nostra vita annunzi anche ai dubbiosi e ai lontani l'unico Salvatore, Gesù Cristo".

* In psalmum XXXXI, ad neophytos:
Dicite ergo, qui Xpistum nunc induistis, et ductum nostrum sequentes, quasi pisciculi hamo, ita sermone Dei de gurgite saeculi istius sublevamini: 'in nobis rerum natura mutata est'. Pisces enim, qui de mari extracti fuerint, moriuntur: nos autem ideo apostoli de mundi istius mari extraxerunt atque piscati sunt, ut vivi ex mortuis fieremus. Quamdiu eramus in saeculo, oculi nostri in profundo, et vita nostra versabatur in caeno: postquam de fluctibus erepti sumus, coepimus solem videre, coepimus verum lumen aspicere, et prae nimio gaudio conturbati ad animam nostram dicimus: 'spera in Deum, quoniam confitebor illi, salutare vultus mei et Deus meus'.

All'offertorio:
Pregate fratelli e sorelle perché questo sacrificio ci faccia pescatori di uomini, e sia gradito a Dio Padre Onnipotente.

Al Padre Nostro:
Chiediamo al Padre di santificare il suo Nome davanti al mondo: