Omelia (01-11-2023) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Quale felicità per questo mondo? Si stima che vi siano all'incirca una sessantina fra guerre, guerriglie e focolai di violenza e di ri-voluzione nei vari paesi del mondo e noi conosciamo solo quelle che fanno più notizia e scalpore. In altri luoghi apparentemente pacifici dilagano le carestie e le malattie rese ancora più insosteni-bili dalla miseria e dalla mancanza di mezzi di cura e di sostentamento. Nei paesi sottosviluppati centinaia di persone fuggono per altri paesi in cerca di una speranza di vita migliore, ma tantissi-mi di loro trovano la morte già lungo il viaggio per mare, nei barconi non convenzionati che si ro-vesciano al largo delle coste siciliane. Scafisti e gente senza scrupolo realizzano il loro business e il loro successo economico sulla pelle di tanta gente disperata; altri si arricchiscono con il traffico illecito di armi, il narcotraffico, le estorsioni e la diffusione delle sostanze tossiche miete le sue vittime soprattutto nei soggetti più fragili che cercano alienazioni e fughe per compensare il vuoto esistenziale di valori, specialmente nel mondo giovanile spesso gravato dall'assenza quasi totale di ideali e di prospettive. Su queste piaghe assumono sempre più rilevanze le associazioni malavi-tose che in molte realtà locali oltre che costituire una piaga deformano anche la cultura e l'assetto sociale, infondendo una mentalità di ingiustizia e di discriminazione. La mancanza di mezzi di alimenti e di mezzi di prima necessità non riguarda più solamente i paesi sottosviluppati o le aree del mondo di ben nota miseria e totale privazione: anche nel nostro paese c'è chi muore letteral-mente di fame sebbene non sempre se ne abbia notizia ed è risaputo che intere famiglie a stento arrivano alla fine del mese. Attualmente assume sempre più attenzione e rilevanza il tema del cambiamento climatico, del surriscaldamento del pianeta contestualmente a quello della deforestazione con grosse minacce all'atmosfera e alla vivibilità. Insomma siamo costretti a contare nel mondo tantissime insufficienze e precarietà, a disperarci di innumerevoli tragedie che ci destabilizzano e che sicuramente ci hanno indotto a domandarci se esiste un modo migliore di vivere, un sistema di convivenza più serena o una sorta di antidoto contro la tensione e il sospetto o la circospezione a cui gli eventi ci costringono. La domanda sulla felicità e sui procedimenti per poterla ottenere ha assillato tantissimi popoli e culture religiose. La maggior parte di queste (ritengo) sono concordi che essa dipende dall'impostazione del proprio stato interiore, dalla personale capacità di gestire ogni evento e ogni situazione avversa con la dovuta concentrazione e risolutezza. Ecco che a questo proposito ci vengono incontro le Beatitudini enumerate da Gesù e con esse an-che il generale invito alla santità. La perfezione, anch'essa tanto agognata da uomini e popolazio-ni, è un obiettivo raggiungibile attraverso l'esercizio di tutte quelle virtù che richiedono impegno, costanza e fiducia nella lotta contro ogni avversità, ma che conseguono ciascuna una soddisfazio-ne o una risorsa personale di interiorità capace di fronteggiare ogni situazione. La perfezione consiste nella mitezza di fronte alle esecrazioni altrui, nella calma e nella concen-trazione di fronte alle ingiustizie e alle persecuzioni. Essa concerne la presa di distacco dai beni e dalle ricchezze materiali oltre misura contro la logica opposta del potere e del guadagno illecito. Portare pace nelle famiglie e nelle liti vicendevoli è tutt'altro che facile, procura a volte ostilità e contestazioni, ma opporre la cultura del perdono e della giustizia a quella dell'odio e della ritor-sione conduce alla soddisfazione propria e altrui. Giustizia, equità, diritto, puntiglio su tutti i no-stri doveri, onestà e rispetto apportano l'apertura degli altri nei nostri confronti, molto più della disonestà e della menzogna. Tutto questo senza omettere l'adesione personale al Solo che possa indirizzarci su questi sentieri di sapienza divina, che differiscono dalle aspettative egocentriche e interessate propriamente carnali. Solo Gesù Cristo Figlio di Dio infatti, quale Dio stesso fatto uo-mo e profondamente innestato in ogni ambito del vivere umano, poteva illustrarci questo pro-gramma di vita che guadagna la perfezione e la santità senza distoglierci dal realismo e dalla con-cretezza della vita di tutti i giorni. La perfezione evangelica racchiusa nelle Beatitudini prende il nome di santità. In effetti, essa è la vocazione comune a tutti coloro che si sono impegnati, nel Battesimo, all'imitazione coerente del Signore Gesù Cristo, che a sua volta ci invita ad essere perfetti come il Padre. "Santo" nella chiesa delle origini era chiamato qualsiasi cristiano, in quanto seguace e assertore del Santo per eccel-lenza che è Cristo. Con la diffusione sempre più massiccia del cristianesimo e con la dispersione sempre crescente nella condotta morale presso i credenti, si pervenne un po' alla volta all'identificazione di uomini e donne capaci di eroiche virtù cristiane (Martiri, Santi Confessori, Vergini...) per mezzo di appositi processi di canonizzazione dapprima locali e circoscritti, che successivamente esigettero l'avallo del pontefice come adesso. Nella vita di questi personaggi illustri possiamo ravvisare testimonianze di umiltà, di mansuetudine, generosità, abnegazione verso il prossimo. In ciascuno si evince tenacia nella virtù. mitezza e sopportazione, coraggio e forza nella lotta per la pace e la giustizia, Ciascuno nella sua epoca è radicato nella storia e vive la sua esperienza di impegno nel mondo con i piedi sulla terra e gli occhi rivolti verso il cielo. Ciascuno di essi rivela poi, senza escludere tutti gli altri, uno specifico carisma di natura evangelica del quale si fa edificante testimone a tutti gli altri e nell'insieme di tutti i carismi comprendiamo la bellezza di tantissimi doni di virtù e di fortezza. Siamo così incoraggiati alla santità come universale vocazione di ogni battezzato. L'esistenza stessa di persone canonizzate il cui esempio e la cui intercessione ci sospingono, ci ragguagliano che essere perfetti come Dio Padre sull'esempio di Gesù suo Figlio è obiettivo possibile, anche se non facile. Così pure è fattibile incarnare l'universo promettente delle Beatitudini, che possono edificare l'intera società a partire dal singolo soggetto umano. La perfezione evangelica non è affatto distaccata dalla nostra convivenza sociale. Essa è piuttosto un incentivo alla costruzione di un sistema di convivenza che sostituisca i falsi valori con gli idea-li oggettivi. |