Omelia (14-11-2023) |
don Giampaolo Centofanti |
La parabola del servo inutile mostra la comprensione di Gesù per la graduale crescita delle persone. Talora inizialmente qualcuno può in vario modo ritenere di essere bravo ad impegnarsi nella sequela di Cristo. Ma tendenzialmente il cammino lo conduce verso l'avvedersi, per grazia, che ogni minima briciola di vita in Dio è un suo dono, che senza di lui non potremmo vivere. La cena al termine della giornata è la mensa eucaristica, nella quale il discepolo può ricevere la grazia sempre più profonda di riconoscere nella fede che è Gesù stesso che ha vissuto e operato in lui nella giornata. E così il discepolo da Gesù parte e a Gesù riporta, con i fratelli, tutta la propria vita. Questa parabola, che ad una prima impressione può apparire severa, è dunque invece un dono di pace, di fiducia, di sereno abbandono in Dio: non siamo noi che risolviamo le situazioni, noi possiamo cercare di lasciarci portare da Gesù perché lui compia la sua opera. Dunque i nostri limiti fanno parte del suo piano e anche se cerchiamo di non peccare intuiamo che nella sua misericordia egli trasforma in vita anche il nostro peccato. Certamente per gli altri, perché nulla accade ad una persona fuori della propria volontà che non sia in vario modo nel disegno provvidente di Dio per lei. Ma anche per noi stessi, concretamente quando ritorniamo a lui con cuore pentito. |