Omelia (16-11-2023) |
don Giampaolo Centofanti |
Non di rado la fede viene trasmessa in realtà come un'etica, fare cose. Dunque vivere sulle nostre forze, "salvandoci" da soli, finendo per operare disordinatamente, guidati da doveri meccanici, da entusiasmi e passioni senza discernimento. Camminando dietro a Gesù invece impariamo gradualmente a riconoscere la sua voce autentica distinguendola da mille voci interne ed esterne, anche apparentemente buone. Essa ci porta per esempio a pregare nel momento giusto e nel momento giusto a operare, mettendo ordine nella nostra vita. Portati dalla grazia, con semplicità e buonsenso nella fede, impariamo a lasciare che sia la Parola di Gesù a rivelarsi nella nostra vita, liberandoci da tante letture meccaniche, impariamo ad accogliere ogni cosa a modo suo come grazia, non vivisezionando lo Spirito, che appunto viene in vari modi anche attraverso le persone, le situazioni. Talora sono per esempio l'appesantimento del salvarci da soli, la precarietà del puntare su noi stessi, sulle nostre bontà, le tappe necessarie per sperimentare nella nostra carne il bisogno di lasciarci portare davvero dalla grazia, di passare dal disordinato fare alla leggerezza della fede. Tante persone hanno ricevuto semi potenti di grazia ma non vengono aiutate dalle guide in tale direzione, ma invece legate e confuse da un dover fare meccanico, che non comprende il graduale, personalissimo, cammino di ciascuno nella luce. |