Omelia (22-01-2006)
CPM-ITALIA Centri di Preparazione al Matrimonio (coppie - famiglie)


La celebrazione eucaristica è fonte e culmine della vita cristiana perché, tra le altre peculiarità, è il momento in cui si può fissare lo sguardo nella realtà di Gesù che svela il Suo amore, l'amore del Padre, l'amore dello Spirito che è portatore e donatore di tale Amore.
Nella celebrazione eucaristica si può fissare lo sguardo in Dio e capire un poco della Sua realtà, così come si può fissare lo sguardo nel sole di mattino quando esso sorge. Dio sorge e risorge nella vita del fedele. Il nome (nella cultura ebraica il nome svela la realtà dell'essere) di Dio è più comprensibile e adorabile nel corso della celebrazione eucaristica. Il nome è posto davanti al sole che sorge: "il suo nome duri in eterno, davanti al sole, persista il suo nome" (Sal 72,17 a) è un rivedere Gesù che "là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale". (Sal 19,6)
Celebrazione eucaristica momento culmine in cui l'uomo guarda in alto, fissa lo sguardo verso il cielo e loda Dio e da Dio scende la benedizione, il bene-dire di Dio sulle buone opere che l'uomo compirà durante la giornata. E' il momento in cui con maggior limpidità l'uomo riconosce che la sua posizione eretta è stata donata perché lui possa guardare in alto verso il firmamento del cielo, intuire l'infinito per cui e verso cui è stato creato e non tenga sempre la testa bassa infilata nella "greppia" delle soddisfazioni provvisorie. Uscire dalla celebrazione entrare nella vita quotidiana, è farsi portatori della luce. Il sole sfolgorante del giorno non consente di essere fissato direttamente, gli uomini hanno bisogno di cogliere indirettamente la luce e il calore che emana, è compito è servizio di chi esce dalla Messa – messaggio ed entra nel mondo: "Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro". (Mt 13,43)
Splendere, portare il messaggio, essere testimoni, hanno sempre lo stesso significato, vivere con amore i rapporti con gli altri, saper parlare con grazia e gentilezza, non credersi perfetti e senza macchie, saper capire i bisogni degli altri e rispondere in modo adeguato, "con sapienza" a tutti gli uomini che s'incontreranno nelle situazioni pratiche e concrete. Ogni laico ha tale incombenza, deve comportarsi in modo che l'umanità si accorga che c'è Dio, un sole che se non si può vedere nel pieno del meriggio estende e copre con la Sua luce e il Suo calore la realtà quotidiana, non c'è il caso, il destino, ma un Padre amorevole. Il laico nel mondo come stella cometa che indica la strada agli uomini lontani per condurli a riconoscere, amare, adorare il Padre, è questo il servizio da prestare in tutti i compiti e gli impegni sociali, servizio da svolgere con il massimo della volontà con tutte le forze, accogliendo la Grazia che è donata e invita tutti a seguire Cristo.
"Cammineranno i popoli alla tua luce": ( Is 60,3)

...SIMONE E ANDREA, GIACOMO DI ZEBEDEO E GIOVANNI...DISSE LORO: "SEGUITEMI".....ED ESSI LASCIATO......LO SEGUIRONO...( Mc 1,14-20)

Il fascino di Gesù, il fascino della buona novella, l'Evangelo che annunciava.
Può sembrare incredibile a chi non vuole credere, a chi crede che tutto si realizzi in modo razionale ragionieristico. Non credere al racconto significa non conoscere l'uomo/donna.
Quello che Marco racconta si avvera e si verifica tutti i giorni, in tutti i tempi della vita.
In altre dimensioni e in altre situazioni concrete della quotidianità la magia del "fascino" funziona sempre, non è regolata dalla ragione, dalla razionalità, molte volte neppure dal buon senso. E' il fenomeno dell'"innamoramento". Un uomo, una donna, vedono/sentono l'altro/a e sono conquistati, affascinati, disposti a lasciare tutto e tutti per una nuova vita. (E' una vera fortuna quando tale sentimento è reciproco e quando ambedue sono "liberi") Gesù sia per il fascino personale, sia per l'annuncio d'amore che trasmetteva, per le opere che compiva a favore dei deboli, dei poveri, dei derelitti, doveva avere (e dovrebbe avere, ancora oggi) un fascino irresistibile.
Gesù chiamava per un progetto di vita nuovo, bello totalizzante, che andava oltre che faceva capire la piccolezza della pesca delle acciughe,(!) di tutti i lavori anche molto specializzati e qualificati che si possono svolgere.
Seguire Gesù è immergersi in un nuovo mare, liberi da schemi preconfezionati, è andare in ricerca del bene e del bello guidati solamente dalla bussola dell'amore.
E' un incanto, è una meraviglia è il dono del carisma che rende capaci di diventare "pescatori d'uomini".
E' una chiamata che elettrizza e consente di abbandonare barca, reti, pesci, padre...
Tutto quello che si lascia non è perduto e non è rinnegato, ma si troverà in una nuova dimensione, in una nuova realtà trasfigurata.
La sequela di Gesù è il modo di imparare da Lui ciò che è veramente desiderabile, ciò cui tendere, non con l'obbligo, la violenza, la pre-potenza, ma con l'amore umile e rispettoso delle persone, non farsi maestri per essere seguiti ma per farsi testimoni, farsi segno per indicare agli uomini che "Lui" deve essere seguito, così come ha fatto il Battista, che ha rinunciato al suo ruolo di leader per indicare: " Ecco l'Agnello di Dio".
Seguire Gesù richiede coraggio, i quattro lo hanno avuto, da la possibilità di toccare l'Assoluto da il coraggio di vivere la quotidianità in modo diverso, relativolizzandola, vivere l'ordinario sapendo cogliere in esso tutto lo straordinario, non cercando miracoli straordinari, ma sapendo vedere il miracolo in tutto ciò che accade, è sapere vedere la luce delle stelle nel buio della notte. Il regno di Dio è vicino.

......PERCHE' PASSA LA SCENA DI QUESTO MONDO....( 1 Cor 7,31)

San Paolo nella lettera ai Corinti pone l'attenzione dei sui lettori sulla caducità e alla brevità dell'ora che si vive nel mondo, che presto passa e precipita. Nulla vi è di male e nulla vi è da rifiutare di ciò che vive e si muove nel mondo, in tutte le relazioni e commerci che si esplicano nella quotidianità. E' importante avere lo "spirito di sapienza" per non attaccarsi alle cose di questo mondo come se fossero definitive, giocarsi tutto, anche la vita spirituale, pur di non perdere ciò che invece dovrà essere sicuramente lasciato. Vivere con sobrietà, sapere che tutto ciò che esiste è voluto ed è un dono di Dio, quindi nulla va disprezzato, tutto va usato e praticato nella giusta misura, in relazione alle scelte che si sono fatte nella vita, e come risposta alla propria vocazione. Non generare confusione nello stato di vita, per non cader nel "caos", e se ciò dovesse accadere, non disperare perché l'amore di Dio è più forte di ogni male, ha vinto il "caos" iniziale e realizzerà il Suo disegno, che è quello di aver l'uomo come Suo collaboratore, nell'indirizzare al bello e al bene ogni realtà terrena, per questo ha mandato il Figlio Suo Gesù, affinché tracciasse la rotta e donasse il Suo Spirito a tutti gli uomini, per farli capaci di governare la barca/mondo.

...RICORDATI DI ME NELLA TUA MISERICORDIA, PER LA TUA BONTA', SIGNORE......(Sal 24)

Il salmista invoca il Signore, ha fiducia nella bontà, nella tenerezza del Padre che vince sempre i tradimenti, gli abbandoni, l'allontanarsi da casa dei figli.
Dio, come ogni buon padre, non nutre rancore verso chi si allontana da Lui, dalla giusta strada che è segnata per il bene dei figli. (la via giusta addita ai peccatori) I figli che sono uomini liberi devono accorgersi di avere deviato, di trovarsi in una "landa deserta, arida, senz'acqua" e umilmente far ritorno alla casa del Padre, lasciare le compagnie perverse e porsi in ascolto di Dio che lo guida con giustizia per le Sue vie e verso i: " pascoli del cielo".

...I CITTADINI DI NINIVE CREDETTERO IN DIO E BANDIRONO UN DIGIUNO, VESTIRONO DI SACCO, DAL PIU' GRANDE AL PIU' PICCOLO...(Gio 3,5)

Il racconto di Giona anticipa nel primo testamento, quanto si è realizzato con la venuta di Gesù, ed è ricordato nel nuovo testamento. Dio vuole la conversione e il pentimento dei peccatori non per il Suo bene, non perché i peccati degli uomini portino in Lui qualche imperfezione o perdita di santità ma perché il: "peccatore si converta e viva", Dio ama e amare è volere il bene dell'altro.
In Giona, la conversione e la penitenza, evitano un male materiale e temporale, (la distruzione di Ninive) con Gesù la conversione e la penitenza, apriranno la via che porta alla salvezza e alla " vita eterna". Il disegno di Dio è di rendere l'uomo consapevole, che proseguendo la strada della bontà e della giustizia e della pace, può entrare nella gloria di Dio. Gesù con la vita, la morte e Sua risurrezione, ha aperto la strada ai fratelli, ha saputo dominare le oscure forze del male vincendo le tentazioni, si è seduto a tavola con i peccatori, si è fatto vicino alla samaritana e all'adultera, ha insegnato, vivendolo sulla propria pelle, che l'Amore di Dio supera tutte le barriere e gli steccati e compie sempre il primo passo per avvicinare l'uomo e donargli la "grazia della salvezza".

REVISIONE DI VITA
1. La celebrazione eucaristica a quali impegni mi chiama?
2. In quale misura seguo l'insegnamento di Gesù?
3. Che cosa mi riesce difficile lasciare, perché?
4. Credo che Dio mi ama anche se commetto dei peccati/sciocchezze ed è sempre pronto ad accogliermi?

Commento a cura di Michele Colella