Omelia (20-11-2023)
don Giampaolo Centofanti


Questo cieco potrebbe rappresentare il giovane ricco che ha chiesto a Gesù istruzioni non sulla gioia ma sulla felicità piena e ha ricevuto in risposta una chiamata alla quale non era subito pronto a rispondere positivamente. Passa per l'impossibilità delle proprie forze ed anche questa è una tappa importante del cammino, sperimentare che non siamo bravi noi ma solo Dio ci può aprire sempre più le vie della sequela. Ma il giovane aveva chiesto a Gesù della vita eterna non per curiosità ma perché in lui germinava un seme profondo. Talora nella Chiesa si interpreta l'iniziale risposta negativa del giovane come egoismo ma invece Gesù non si ferma alle apparenze ed invece vede lontano nel cammino di quello: impossibile agli uomini ma tutto è possibile a Dio. Ora il giovane è il cieco che chiede una luce, una grazia, che non può darsi da solo. Quelli che camminano "avanti" invece di accoglierlo lo zittiscono e ciò fa riflettere sull'attenzione, l'accoglienza, nella comunità cristiana. Però pur con i loro limiti i discepoli hanno un dono: camminano con Gesù, con fiducia lo ascoltano. È questo il punto decisivo: hanno limiti, sguardi terreni, ristrettezze di cuore, ma sono fiduciosi e aperti verso Gesù. Oggi questa fiducia fondamentale in Gesù si riflette nel rapporto col padre spirituale. È decisivo sceglierlo nella preghiera, in un percorso, perché gradualmente è necessario fidarsi altrimenti non ci si lascerà portare oltre le proprie vedute, mentre lo Spirito va oltre schemi e logiche terrene, pur venendo pienamente a misura d'uomo, anzi solo lo Spirito di Gesù essendolo.