Omelia (22-01-2006) |
padre Antonio Rungi |
Convertitevi e credete al Vangelo La Parola di Dio di questa terza domenica del tempo ordinario ci immerge idealmente già in quella della liturgia del mercoledì delle ceneri, inizio della Quaresima. Infatti il sacerdote, mentre ci imporrà sulla testa la cenere, ci ricorderà questa espressione del Vangelo che leggiamo oggi: "Convertitevi e credete al Vangelo". E' il primo fondamentale annuncio di Gesù Cristo all'inizio del suo ministero pubblico. E' il medesimo annuncio che la Chiesa dei primi cristiani e la Chiesa di questi due millenni dell'era cristiana continua a ripetere a se stessa e agli altri, per richiamare l'impegno di tutti a mettersi in sintonia con la Buona Novella di Gesù Cristo e a vivere in una conversione permanente. Dal Vangelo secondo di Marco, infatti, leggiamo: Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea predicando il Vangelo di Dio e diceva: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo". Passando lungo il mare della Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono". Il testo dell'invito alla conversione trova una risposta immediata nei primi discepoli di Gesù, che poi saranno i suoi apostoli più zelanti e coraggiosi. Infatti essi, lasciato il loro lavoro, seguirono Gesù, attratti dalla sua parola e dalla sua persona. Questa risposta alla chiamata di Dio da parte degli apostoli ne fa uomini convertiti al servizio del regno di Dio. La conversione richiede fede certa e coraggiosa, incentrata e riferita a Cristo Signore. Il messaggio è molto chiaro: c'è vera conversione se uno si pone alla sequela di Cristo e percorre le sue stesse vie. Quando Dio cattura il cuore dell'uomo, la stessa persona non resiste, ne rimane affascinata e segue senza problemi la sua chiamata, che si manifesta in molteplici modi ed espressioni. Quella dell'apostolato e della missionarietà è una delle tante. Significativa la preghiera iniziale della celebrazione odierna, quella specifica per questa domenica: "O Padre, che nel tuo Figlio ci hai dato la pienezza della tua parola e del tuo dono, fa' che sentiamo l'urgenza di convertirci a te e di aderire con tutta l'anima al Vangelo, perché la nostra vita annunzi anche ai dubbiosi e ai lontani l'unico Salvatore, Gesù Cristo". Il primo annuncio passa attraverso la testimonianza della vita. Quando uno si converte davvero cambia tutta la sua esistenza e la focalizza in Gesù. Oggi assistiamo a tante vere o presunte conversioni di persone che sono state lontane dalla fede e che hanno vissuto in modo dissoluto, un po' come il figliol prodigo. Ce ne parlano i giornali, la televisione, i reality-show, durante i quali molta gente dello spettacolo si confessa in pubblico e racconta le sua conversione. Come pure vediamo tanta gente che abbandona praticamente la fede e gli insegnamenti morali e religiosi cristiani, convertendosi ad altre religioni o abbandonando qualsiasi esperienza di fede. Cose che fanno pensare e ci inducono a precisare meglio ciò che la Parola di Dio oggi offre alla nostra meditazione. Qui si tratta della conversione iniziale, quella richiesta per avviare un discorso di comunione di intenti e di amicizia con il Signore. E' la scelta o l'opzione fondamentale per Dio. Conversione che si manifesta nella scelta della fede cristiana cattolica con il Battesimo e che, man mano, viene confermata con le successive tappe di avvicinamento a Cristo, mediante i sacramenti della vita cristiana e con la santità della propria vita. Dalla conversione iniziale si passa perciò ad uno stile di vita di conversione sistematica, perché abbiamo sempre bisogno di ri-convertirci, in quanto siamo peccatori e bisognosi della misericordia di Dio sempre e non solo in determinati momenti ed occasioni della nostra esistenza. Ogni momento è buono per lasciare la condotta cattiva e seguire il Signore. Ci aiuta in questa riflessione sulla conversione anche il testo della Prima Lettura odierna, tratta dal Profeta Giona. "Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: "Alzati, va' a Ninive la grande città e annunzia loro quanto ti dirò". Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: "Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta". I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece". Di fronte ad una immoralità diffusa a tutti i livelli questo testo ci rammenta cosa dobbiamo fare davvero. C'è troppa sporcizia morale dappertutto ed ognuno deve contribuire a ripulire, a ridare dignità, anche alla stessa chiesa alla quale apparteniamo, con una condotta morale secondo gli insegnamenti di Cristo, del Vangelo, della Tradizione e del Magistero. Dobbiamo essere profeti della conversione, correre da un capo all'altro delle nostre realtà per chiamare a conversione quanti vivono in peccato, dopo aver fatto noi un cammino sincero di pentimento e penitenza. Non si può richiamare gli altri ad una vita morale, se non siamo noi per primi a vivere santamente e nel rispetto delle leggi della carità e del Vangelo. La Parola di Dio di oggi, nella seconda lettura, tratta dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo, ci indica la strada maestra per una concreta conversione personale e comunitaria: "Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero e quelli che godono come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!". Quando si ha chiara la meta finale, ovvero l'eternità, quando si è certi che siamo di passaggio su questa terra, ogni sforzo lo si impiega per costruire il vero futuro, nostro ed altrui, quello eterno, quello che ci darà la garanzia di una felicità definitiva, non effimera e passeggera, come quella fondata sui piaceri della carne, del possesso dei beni materiali; costruire questo futuro significa anche costruire un presente ed un mondo più giusto, a misura d'uomo e nel rispetto di Dio. Perché coloro che hanno uno sguardo fissato nell'eternità agiscono con coscienza e rettitudine, con giustizia e carità, sapendo che nulla di temporale e materiale potrà avere posto nell'aldilà. Cosa logica e sapiente che si sappia usare bene ciò che possediamo in questa terra, senza attaccarci morbosamente ad esso o peggio legandoci ad esso, nella speranza che non ci venga mai meno. Ma sappiamo che il giudizio di Dio incombe sulla nostra vita sempre e non per terrorizzarci, ma per responsabilizzarci verso una salvezza che oltrepassa il tempo presente e si colloca in una vita senza più tempo e sofferenze. Perciò anche quelli che piangono e soffrono per qualsiasi motivo di questo mondo facciano tesoro della parola dell'Apostolo, perché alla fine di certo passa la scena di questo mondo, almeno per quanto riguarda direttamente noi. E preghiamo con il Salmista: "Insegnami, Signore, i tuoi sentieri; guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza, in te ho sempre sperato". |