Omelia (22-01-2006)
don Roberto Rossi
Convertitevi e credete al Vangelo

Quando Gesù ha dato inizio alla sua missione? Dove, in che modo? Ha un
programma ben preciso? Che cosa vuole ottenere? A queste domande rispondono
due versetti del Vangelo di Marco. Il loro spessore è unico. Dopo qualche
informazione, ecco in sintesi il programma di Gesù. Si compone di quattro
righe: due affermazioni e due comandi. Sembra un manifesto destinato a
essere gridato ovunque e ad essere affisso sui muri dei paesi e delle città.
Eccolo:
"Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù venne in Galilea predicando il Vangelo
di Dio.
Diceva: «Il tempo è compiuto. Il regno di Dio è vicino. Convertitevi!
Credete al Vangelo».
Giovanni esce di scena. Eppure anche così annuncia Gesù. Giovanni è
arrestato, consegnato, come lo sarà Gesù, il Figlio di Dio. Il destino di
Giovanni annuncia quello di Gesù, che ora, quasi riprendendo l'interrotta
predicazione del Battista, si presenta dicendo: «Convertitevi!».
"Gesù venne in Galilea, predicando il Vangelo di Dio". È la Galilea lo
scenario
della missione di Gesù. Si ritornerà in Giudea solo per l'atto conclusivo
della sua vicenda terrena.
In Galilea Gesù annuncia il «Vangelo di Dio», cioè quella lieta notizia di
salvezza che ha come oggetto lo stesso Dio e che, sinteticamente, comprende
due eventi: "Il tempo è compiuto e Il Regno di Dio è vicino", a cui debbono
corrispondere due atteggiamenti: "Convertitevi e Credete al Vangelo".
Imprimersi nel cuore queste frasi è indispensabile. Qui c'è la sintesi di
quanto Gesù dirà in parole e opere, e la sintesi della giusta risposta umana
alla missione di Gesù.
Il tempo è compiuto perché è stato portato alla sua completezza, alla sua
pienezza e perfezione. Se è così, i millenni che hanno preceduto l'evento
"Gesù" erano tutti momenti a cui mancava qualcosa, momenti segnati da una
tensione verso il futuro, momenti privi di senso se visti in se stessi e non
tesi verso il Cristo. L'evento "Gesù" che ancora continua (quello raccontato
da Marco è solo «l'inizio») dà pienezza e perfezione a ogni cosa ed è opera
di Dio.
Ora siamo nel tempo della pienezza, come dice Paolo: «Quando venne la
pienezza dei tempi, Dio mandò il Figlio suo, nato da donna, perché
ricevessimo l'adozione a figli... mediante lo Spirito che ci fa dire: Abbà,
Papà». Queste parole sono il commento più bello dell'espressione di Marco:
Il tempo è compiuto. Lo è perché in Gesù risuona il «sì» di Dio a tutte le
sue promesse e perché una donna, Maria, ha dato alla luce il Salvatore, il
Figlio di Dio, che battezzandoci nello Spirito ci dona la capacità di
chiamare Dio «Abbà». Con Gesù ha inizio la vera famiglia di Dio.
Egli è il culmine della storia. Senza di lui la storia non ha senso. Con
lui, che continua ad agire in essa, è iniziato il tempo definitivo; non ci
sarà un altro tempo in cui è possibile la salvezza. In lui la storia diventa
vera quando dice relazione a lui; quanto non è in relazione con lui è
scoria, non ha senso, è destinata al fallimento, perché ancora in potere
delle forze distruttrici del peccato.
Di qui l'importanza del «Convertitevi» per essere nel giusto senso degli
eventi, cioè per essere in situazione di salvezza, presenza viva della
presenza del Regno.
In Gesù infatti il "Regno di Dio è vicino"
È la seconda parte del suo annuncio programmatico. Ma che cos'è il Regno di
Dio? Una cosa è chiara: non è come i regni di questo mondo e non si impone
con la forza. La predicazione di Giovanni, e ora quella di Gesù, affermando
che bisogna convertirsi, dicono che il Regno è una realtà che bisogna
accogliere aprendo totalmente la propria vita a Dio.
Parlare del Regno di Dio significa parlare del dominio di Dio sul mondo. Ma
Dio non vuole dominare come i potenti di questo mondo; egli vuole essere
accolto come Padre. Il suo Regno quindi si rende visibile dove ci sono
persone che fanno la volontà di Dio.
Se Gesù dice che in lui il Regno di Dio si è fatto vicino, lo è perché egli
viene a compiere la volontà di Dio. Gesù con la sua vita insegnerà come Dio
vuole regnare tra di noi. Gesù realizzerà in se stesso quei testi profetici
che parlano di Dio come Re e Pastore del suo popolo: «Andrò in cerca della
pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita
e curerò quella malata, avrò cura della debole e della forte, le pascerò con
giustizia... lo salverò le mie pecore». «Egli libererà il povero che invoca
e il misero che non trova aiuto; avrà pietà del debole e del povero, e
salverà la vita dei suoi miseri».
Così era atteso il Regno di Dio, come un evento di salvezza; come uno spazio
di libertà per tutti, come un ambiente in cui il debole, il povero e il
malato contano. Questo è il regno che Gesù annuncia e che vuole donare.
Ma per accoglierlo bisogna far proprio l'imperativo: "Convertitevi"
L'originale greco si dovrebbe tradurre: cambiate mentalità. È un pressante
invito a rientrare in se stessi, ad esaminarsi dentro, a chiedersi: «A che
cosa sono rivolti i miei pensieri? A chi appartiene il mio cuore? Da quali
poteri, forze, scopi mi lascio dominare? Verso quali modelli è orientata la
mia vita? Da quali atteggiamenti è determinato il mio comportamento? C'è
qualcosa che deve essere cambiato nella mia vita?"
Il termine "Convertitevi" rende meglio il senso della parola ebraica.
Convertirsi in ebraico significa ritornare a Dio, se da lui ci si è
allontanati: «Ritornate, figli traviati»; «Ritornate al Signore". Significa
rivolgersi al Signore con tutta l'esistenza, prenderlo incondizionatamente
sul serio come l'unico Dio; tenere conto di Lui nella propria vita, e in Lui
degli altri: «Lasciate la via perversa»; tornate a Dio che avrà misericordia
di voi; cambiate totalmente direzione, tornate al punto di partenza, a Dio
che vi ha creato. Voi siete in fuga da lui, tornate a lui che realizzerà in
voi il suo dominio di amore, il suo regno; «cercate il suo volto».
Poi c'è il secondo imperativo: "Credete al Vangelo".
Credere al Vangelo e credere a chi lo annunzia è la stessa cosa. Significa
aderire a lui, fidarsi di lui, accoglierlo come colui che dà senso alla
nostra vita, come lo dà alla storia. Significa fare del suo messaggio e
della sua vita il fondamento della nostra esistenza per aprirci come lui al
Padre. Bisogna seguire Gesù come via al Padre.