Omelia (08-12-2023) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Tutto nella piena di grazia Man mano che trascorrono le settimane che ci separano dalla celebrazione del Natale, apprendiamo il valore della Venuta del Signore nella carne e dell'attesa da parte nostra. I concetti però non sempre sono sufficienti quando non siano accompagnati da immagini o da incentivi esteriori, quali gli esempi concreti e i modelli. La vera pedagogia consiste nella testimonianza più che nelle indicazioni cattedratiche. Ecco che allora, dal 1854, per il tramite di Pio IX Dio stesso ci incoraggia concretamente nelle aspettative dell'Avvento invitandoci a riflettere su Maria, sua Madre, modello di attesa e di speranza, essendo stata lei per prima a vivere l'immancabile soddisfazione e l'elevazione interiore che comporta la preparazione interiore al Natale. E' infatti del 1854 il Dogma pontificio, inequivocabile, per i credenti, dell'Immacolata Concezione di Maria, il quale indica come la Madre del Verbo Incarnato Gesù Cristo sia stata necessariamente concepita prima di ogni macchia o lacuna peccaminosa, essendo stato preservata dal peccato di Adamo, che tutti quanti ci caratterizza. Prima ancora di essere concepita, Maria è stata preservata, cioè anteriormente liberata da quella che è la colpa originaria di tutti gli uomini. Dio ha fatto in modo che nascesse priva di ogni imperfezione, sebbene fosse una creatura limitata come tutte le altre. Se è vero che nell'Antico Testamento qualsiasi fenomeno sessuale, anche quelli naturali comportavano sempre un caso di impurità anche minimo, è pur vero che al momento del concepito carnale del suo Figlio Gesù Cristo, Somma Perfezione assoluta, Maria non poteva essere macchiata di colpa alcuna e per questo motivo ella doveva essere la "piena di grazia", la Kekaritomene (greco) che indica in lei la pienezza di tutti i favori e le grazie divine, quindi anche l'immacolatezza e la perfezione. Non poteva nascere Dio in un grembo viziato dal minimo concorso della concupiscienza o dell'imperfezione. Ecco che allora Maria doveva per forza venire al mondo nella piena immacolatezza e perfezione, coltivando sempre la sua integrità originaria e facendone motivo di incoraggiamento per adempiere il programma di redenzione e di salvezza che Dio operava anche attraverso di lei. Alla proposta dell'angelo che le rivelava che sarebbe stata lei la Piena di Grazia, Maria ha ascoltato, ha valutato ogni cosa le veniva detta, ha soppesato i pro e i contro della missione che le stava per essere affidata, ha calcolato anche i rischi e le grandi difficoltà che tale missione avrebbe comportato e finalmente vi ha aderito con molta partecipazione e responsabilità. Senza tentennamento e omettendo ogni decisione, alla spiegazione dell'angelo che le diceva che sarebbe diventata Madre per opera dello Spirito Santo e senza concorso umano, esclamava: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" e proprio in questi termini si riscontra tutta la determinazione di donna di Avvento, cioe' di attesa operosa e fattiva, che fugge l'indolenza e la procrastinazione e che trae imput e sprone nell'agire e nel comunicare. Maria ascolta, soppesa, interpreta, valuta attentamente e piena di fiducia e di speranza si mette subito all'opera, partendo per quel piccolo paese limitrofo a Gerusalemme, fra le montagne, per andare a compartire la sua gioia a Elisabetta. In questo periodo siamo sconcertati da episodi di "femminicidio" e dalla violenza a danno del sesso femminile che sembra, in un modo o nell'altro, dover soccombere alla superiorità dell'uomo; nonostante i progressi culturali molto elevati negli ultimi decenni, la donna non è ancora considerata in tante culture e legiferazioni proprio alla pari dell'uomo, ma in Maria c'è l'Avvento della speranza che finalmente queste pecchie si possano rimediare. In Maria notiamo come Gesù, Figlio di Dio è proprio "nato da donna, nato sotto la legge" (Gal 4, 4 - 5) e per questo non è maschilista di posizione. Tanto più che in Maria si delinea la donna dall'obbedienza spontanea, ma non acritica: partecipa di ogni particolare che Gabriele le espone, si pone il problema, chiede spiegazioni, mostra la sua intraprendenza e la sua emancipazione per essere convinta della scelta che poi opererà. Vi è in lei la consapevolezza di una maternità che dev'essere matura e responsabile e seppure accompagnata dalla gioia non deve guadagnare spazio alle frivolezze e alle fantasie. In Maria si riscontra l'Avvento nelle virtù teologali, le quali contrassegnano il vivere dell'uomo secondo Dio. Ha avuto fede perché, anche se non nella forma succube e acritica, ha creduto e si è radicata nelle parole dell'angelo concepite come quelle di un messo celeste; ha vissuto la speranza, perché in Dio ha saputo confidare aspettando che si compissero queste promesse angeliche e in questa speranza ha perseverato nonostante le grandi difficoltà di un concepimento scandaloso per i suoi contemporanei e nonostante le ansie e le preoccupazioni di una maternità improvvisa. Ha vissuto la carità, perché ha donato interamente se stessa a Dio e al prossimo nella gestazione del Figlio di Dio che diventava Figlio dell'Uomo e nella crescita terrena di questo Divino Bambino che lei predisponeva alla predicazione per la redenzione di tutti. Maria è stata animata dalla carità perché ha accettato anche il dolore e la sofferenza dell'amarezza che doveva subire davanti alla croce, con estremo dolore patito a beneficio di tutti quanti gli uomini. Così pure Maria manifesta già in questa sua accettazione l'Avvento di Dio nella sua Entità piena e reale, Dio eterno, infinito e onnipotente: Dio Uno e allo stesso tempo Comunione di Tre Persone. Secondo il progetto di Dio Padre che ora le era manifesto, in forza dello Spirito Santo è stata concepita senza macchia di peccato e adesso sempre in virtù dello Spirito concepisce il Figlio di Dio. In lei c'è già a Nazareth il venire di Dio in noi nella comunicazione di Gabriele. Tutto questo nella semplicità di una donna di paese che Dio renderà grande e Beata per tutte le generazioni. |