Omelia (08-12-2023) |
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COMMENTO ALLE LETTURE Commento a cura di don Marco Simeone Oggi festeggiamo una verità di fede, definita una volta per tutte da un dogma (una parola che diventa sempre più misteriosa e che invece è tanto semplice) nel 1854: questo dogma, una verità di fede a cui siamo arrivati e che non si mette più in discussione, dice che Maria, per singolare privilegio, è stata preservata dal peccato originale una volta per sempre. Questa verità di fede fece venire tanti dubbi nel corso dei secoli perché da una parte tutti sapevano che era vero, dall'altra parte significava che allora una persona non aveva avuto bisogno della salvezza di nostro Signore Gesù Cristo; come mettere d'accordo queste 2 verità? In realtà è più semplice di quanto si pensasse (è sempre così quando guardi il problema dalla parte della soluzione): noi crediamo che Gesù è come se avesse "anticipato" a Maria la salvezza per metterla in condizione di poter scegliere per dire di sì o di no all'angelo. In fondo il nodo è questo: senza la grazia di Cristo noi non siamo liberi, siamo impantanati nei nostri peccati e nelle nostre paure, ci agitiamo ma poi siamo sempre là; anche i nostri sì sono delle piccole candeline sempre minacciate dal vento. Ma guardiamo le letture che ci aiuteranno: la prima racconta il peccato originale, cioè l'origine di ogni peccato; ma il brano di oggi non ce lo racconta, parla solo delle conseguenze. Il peccato che prima era definito come desiderabile, gustoso per la vista e per la pancia, adesso si svela per quella fregatura che è: prometteva la facoltà di essere come Dio e ci si risveglia nudi e impauriti. Sì perché il peccato non è la curiosità verso il frutto, o semplicemente un atto orgoglioso di ribellione, ma la sfiducia radicale verso Dio che viene visto come un antagonista, così noi vogliamo essere dei e lo facciamo a pugni chiusi, come una sfida verso Dio e non troviamo via migliore che inseguire le nostre voglie. Risultato: nudi, impauriti, divisi in noi stessi e con gli altri. Perché l'umanità vista attraverso gli occhi di Dio, che è bello, ci fa vedere la nostra bellezza; mentre lontano da Lui e con la voglia di essere perfetti alla maniera di Dio ci scontriamo, e ci facciamo pure male, coi nostri limiti. Adamo e Eva non si sono fidati di Dio, hanno pensato male di Lui e di loro stessi. Maria è l'esatto opposto: quando l'arcangelo Gabriele la saluta dice una parola in greco che, con una traduzione più esatta di quella delle nostre bibbie (permettetemi un pochino di orgoglio...), più o meno suona così: "tu che sei stata riempita di Grazia una volta per sempre". Adamo e Eva hanno fatto quello che poi in modo diverso viene raccontato anche per Caino, per la torre di Babele, e via cantando, cioè quello di volersi imporre al cospetto di Dio, addirittura contro Dio, e questo con risultati disastrosi. Maria invece accoglie con sorpresa un saluto che le svela chi è diventata grazie a Dio, lo riceve come un dono e si lascia superare, perché non lo capisce fino in fondo, accetta che è troppo grande e che lo capirà un po' per volta, in poche parole: si fida. Allora oggi non siamo solo a contemplare una verità di fede, peraltro essenziale, ma quale è il rapporto nuovo che la grazia di Gesù, quella cantata dalla seconda lettura, costruisce in noi nei confronti di Dio Padre, di noi stessi e dei fratelli. Maria non chiede tutto e subito, certamente non era nevrotica come la nostra cultura ci vuol far diventare, non vuole controllare tutto, non lotta per difendere i suoi piani contro la volontà di Dio (facciamoci una risata: l'ansia delle spose viene dalla fede o dalla voglia di controllare tutto? La "guerra" delle prime comunioni viene dalla ricerca del migliore incontro possibile con Gesù o dall'allestimento dell'evento?). La fede di Maria si vede da quella domanda: come avverrà questo? Significa: Io ci credo che il Signore lo farà, ma come? Perché io da parte mia non saprei come aiutarVi. La semplicità di manifestare la propria pochezza davanti al Signore è perché uno si sente amato per come è, nella verità e nella grazia. Siamo lontani da Adamo che si va a nascondere dietro un cespuglio perché ha paura... Quando l'angelo le dice che ci pensa il Signore, la formula: "eccomi sono la serva del Signore" significa la totale e piena disponibilità a fare la Sua volontà, non si mette certo a contrattare. La grazia che ha ricevuto le ha donato un cuore indiviso, un cuore puro: come la purezza dell'oro che non ha altri metalli dentro, così un cuore solo, un pensare, un parlare e un agire. Io non so fino in fondo cosa significa nascere senza peccato originale, perché io ne ho ricevuto almeno una razione e mezza, vivo ancora le ferite di Adamo, anche se il Battesimo ha "rasato" questa pianta malvagia me ne rimangono le radici ben salde; ma adesso capisco quello che Gesù mi vuole donare. Maria è partita da un punto a cui noi forse arriveremo alla fine della vita, però la mano che ha guidato Lei e guida noi è la stessa, noi nella quotidianità dei nostri piccoli sì, con tutti i vacillamenti di cui siamo capaci, eppure infinitamente amati dal Padre, e Lei già salda perché doveva dare una risposta senza tentennamenti: o tutto sì o tutto no e, ovviamente, noi siamo qui perché ha detto sì. La festa di oggi è lo svelamento di come il Signore ci guarda: uno sguardo di verità e di carità, dove la giustizia e la verità sono un tutt'uno. La grazia che ha donato a Maria una volta per sempre a noi ci viene donata giorno per giorno, come la manna, come il pane quotidiano. In fondo si tratta solo di accettare che qualcuno ci ami all'infinito, di dire di sì a questo amore. |