Omelia (22-01-2006)
mons. Antonio Riboldi
Il tempo è compiuto, convertitevi

La Parola di Dio, ci prende per mano per farci riflettere, con dolcezza e fermezza. Vi era un tempo una città chiamata Ninive, città che si era abbandonata ad ogni vizio, "perversa" la chiama la Bibbia.
"Fu rivolta a Giona questa parola del Signore - e sappiamo che Giona in un primo tempo non ne voleva sapere - Và a Ninive, la grande città, e annunzia loro quanto dirò. Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, di tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta. I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece" (Giona 3).
E sulle tracce quasi di Ninive, così Marco racconta l'ingresso di Gesù nella sua vita pubblica: "Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea, predicando il Vangelo di Dio e diceva: Il tempo è compiuto: il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo".
Dal peccato di Adamo e di Eva, peccato di superbia, che suggerisce all'uomo di gestire lui la sua vita a sua immagine, l'umanità ha conosciuto davvero sbandamenti morali che la portarono più volte alla rovina totale.
Se uno sfoglia i libri di storia, questi ci raccontano guerre e solo guerre, come se la pace fosse una invocazione, contraddetta però dalla condotta. Tutti abbiamo sempre. davanti il male che passa sotto i nostri occhi ogni giorno, tanto che è facile sentire "ma davvero abbiamo toccato il fondo!".
Non stiamo costruendo con le nostre le mani "cieli nuovi e terra nuova", secondo S. Paolo, ma la distruzione di tutto.
"Mi guardo attorno, confessava una persona, e difficilmente incontro qualcosa o qualcuno che mi dia speranza, o mi mostri che non siamo stati creati per vivere nel fango e nella disperazione. E' difficile a volte trovare segni che siano di incoraggiamento a proseguire con fiducia o avere fiducia".
Si irride troppe volte a chi cerca di dare alla propria vita quel volto che Dio disegnò ed in cui è riflessa la sua immagine. Ci vorrebbero tutti "maschere" da carnevale senza volto. In fondo tanti, che prendono coscienza che non si può essere maschere, perché la serietà della vita non lo permette, si pongono il problema di un cambiamento radicale, nella famiglia, nella società, nella politica...in tutto insomma. Non accettano di essere spettatori o peggio ancora artefici di un malessere che fa stare male, tanto male.
Si può avere tutto nella vita, benessere, onori o quanto si voglia, ma alla fine se non hai un cuore buono, se non accetti la sfida della conversione, del cambiamento di rotta, la maschera affiora e ti fa morire dentro.
Torna alla meditazione la parola di Gesù: "Il tempo è compiuto: convertitevi e credete al Vangelo".
Dai mass media, giornali o TV, si dà tanto spazio al male che l'uomo compie e si propone l'indecente che fa solo male, come se questo fosse il 'pasto' dell'anima. Non ci aiutano. E allora Gesù dice: "Credete al Vangelo". E tanti lo seguono.
Parlando un giorno con una cantante di moda, donna bellissima con un passato di modella, mi disse: "Ho vissuto un tempo di celebrità che alla fine si rivelò il battimano di un momento, cui fece seguito un silenzio che era insopportabile vuoto dell'anima. Caddi in depressione, come se nulla più mi interessasse, neanche la vita. Trovai chi mi offrì la lettura del Vangelo e, come condotta per mano da Gesù, ritrovai un'altra possibilità di bellezza, ma quella indistruttibile dentro, che ora è 'il sole della mia vita'. Amo Cristo amo la gente: e vivo in pienezza".
E, anche se in modo diverso, Gesù dà una mano a tutti noi per "cambiare e convertirci", chiamando gente generosa e aperta.
"Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare, erano infatti pescatori. Gesù disse loro: Seguitemi e vi farò pescatori di uomini. E subito, lasciate le reti, lo seguirono. Andando poco oltre, vide anche sulla barca Giovanni di Zebedèo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedèo sulla barca con i garzoni, lo seguirono" (Mc 1,14-20).
Loro, poveri pescatori, gente umile che non aveva certamente disegni di grandezza, ossia "maschere da mondo", con la generosità che distingue la gente pronta alla bontà, non fanno fatica a lasciare tutto e seguire chi forse non conoscevano, affidandosi a Lui in tutto.
E tutti conosciamo come questi 'pescatori' divennero i grandi Apostoli che formati dalla Parola di Gesù, pieni di Spirito Santo ci consegnarono quella Chiesa che siamo noi oggi.
E come loro tanti, ieri, oggi, e sempre, si fanno non solo discepoli di Gesù ma sono quelli che continuano a donarci nella Chiesa il volto stupendo dei figli di Dio.
Quanti ve ne sono: padri di famiglia, mamme, giovani, sacerdoti, vescovi e chi volete. E' davvero piena la terra di questi che, abbandonate le menzogne del mondo, vivono come se non avessero mai smesso la veste bianca; che indossarono il giorno del Battesimo.
Sono quei testimoni dell'Amore del Padre e della bellezza della vita che danno senso e lo hanno dato sempre, all'umanità: a volte dando il sangue nel martirio. E di martiri, di ogni tipo, ce ne sono oggi ovunque. Credetemi, vale davvero la pena vivere come loro per gustare la bellezza di seguire Gesù...anche se appare tanto scomodo.
Voglio offrirvi una riflessione che fece il Santo Padre, quando scrisse il testo della ultima Via Crucis, mentre Giovanni Paolo II la seguiva da uno schermo, dalla croce della sua malattia. Che santo!
Così commentò la terza stazione: "Nella caduta di Gesù sotto la croce, appare l'intero suo percorso: il suo volontario abbassamento per sollevarci dal nostro orgoglio. E nello stesso tempo emerge la natura del nostro orgoglio, la superbia con cui vogliamo emanciparci da Dio, non essendo nient'altro che noi stessi, con cui crediamo di non aver bisogno dell'amore eterno ma vogliamo dar forma alla nostra vita da soli. In questa ribellione contro la verità, in questo tentativo di essere noi stessi Dio, di essere creatori e giudici di noi stessi, precipitiamo e finiamo per autodistruggerci. L'abbassamento di Gesù è il superamento della nostra superbia, con il Suo abbassamento ci fa rialzare. Lasciamo che ci rialzi. Spogliamoci della nostra autosufficienza, della nostra errata smania di autonomia e impariamo invece da Lui, da Colui che si è abbassato, a trovare la nostra grandezza vera, abbassandoci e volgendoci a Dio e ai nostri fratelli calpestati" (Terza stazione Via Crucis).
Ma avremo la forza di seguire Gesù, lasciando tutto di noi stessi, come i suoi discepoli e seguirLo? O vincerà la paura di "perdere troppo", come il giovane ricco che preferì rifiutare di seguire Cristo "perché aveva molti beni"? Ma quale bene può prendere il posto di Dio? Gesù attende una mia, una vostra risposta. Lui ci dice: "Il tempo è compiuto". E' compiuto il tempo di vivere senza conoscere la bellezza della vita con Cristo. E' compiuto il tempo degli inganni. E' tempo di farci aprire gli occhi da Dio e contemplare il suo volto, che poi diventa in parte il nostro.
Un giorno, il grande Card. Shuster a chi lo interrogava a cosa guarda la gente, rispose: "Non guarda alle nostre liturgie a volte senza fede: non guarda ai nostri sforzi per divertire i giovani. La gente vuole vedere i santi. Quando li vede si ferma come avesse visto in loro quello che a loro mancava".
Ed è così, proprio così. Credo che tutti abbiate avuto la fortuna o la grazie di imbattervi in una persona che ha i segni chiari nella vita della santità. Ci siamo fermati a guardarli, ad ammirarli ed in quel momento forse abbiamo visto il nulla che pericolosamente siamo senza Dio.
Non rimane che ascoltare Gesù: "Convertitevi e credete al Vangelo". Noi diciamoGli di "sì". Penserà Lui a compiere la sua opera con il suo amore e la sua grazia.
Ma strappiamoci, se la portiamo, maschera che ci ha messo il mondo, che è il velo che imbavaglia l'anima, impedendole di respirare.