Omelia (13-12-2023)
don Giampaolo Centofanti


Imparate da me che sono docile e piccolino, dice il testo originale. Ecco il segreto di Gesù: un giovane di trent'anni che è Dio, quale peso dovrebbe vivere. Ma lui era abbandonato nelle mani del Padre, un piccolino che viveva con semplicità nella grazia che il Padre gli donava. Era se stesso con semplicità, non con programmi astratti di perfezione. Qui era la sua pace, il non essere oppresso da programmi da gestire in proprio, il ristoro nelle sofferenze reali, sofferte vorrei dire nella giusta misura, ossia senza ingigantirle o sminuirle. Quando agisce in noi la grazia il nostro comportamento ci pare naturale, è Dio che ci sta portando a misura. Sono le forzature o gli inutili lassismi che ci distolgono da questa semplicità appesantendoci o spegnendoci. Chiediamo a Maria e a Gesù di donarci di imparare a riconoscere la luce serena di Dio che ci porta, distinguendola da tante luci fasulle, al tempo stesso assetati di essa da ovunque arrivi. E dunque non vivisezionando lo Spirito che viene direttamente nel nostro cuore attraverso la Parola, i sacramenti ma anche viene attraverso gli altri, le situazioni. Chiediamo al Signore che accenda gradualmente in lui la sete della sua luce, che viene anche attraverso persone che lui manda in particolare per noi, come il padre spirituale, i fratelli della comunità di crescita, i genitori... Perché è la luce che rende semplice, serena, leggera, viva nella fede, nella speranza, nella carità, la nostra vita. Possiamo così osservare che una possibile tendenza anche religiosa a pensare di aver capito tutto spenga la sete di quella infinita luce che ci porta in una vita più piena e bella all'infinito. Bello che questo vangelo che fa luce sul segreto di Gesù e di Maria (il Signore ha guardato alla sua piccolina, dice in realtà il Magnificat) venga nel giorno di Santa Lucia.