Omelia (14-12-2023)
don Giampaolo Centofanti


Il più piccolo del regno dei cieli è più grande del più grande profeta perché è portato da Gesù. Come Giovanni ha lasciato avvenire nella sua vita. Persino quando si parla di affidamento talora si pensa di doversi sforzare di affidarsi. Ma solo Gesù ci può condurre nell'affidamento ed in ogni autentica crescita. Questo brano ci insegna a puntare tutto su Dio e a cercare semplicemente di non ostacolare la sua opera. È un dono uscire dal moralismo ed entrare nel cammino della fede. Non è un caso che spesso questo brano viene interpretato come un dovere fare violenza a sé stessi. Ma se dobbiamo noi distaccarci da noi stessi e attaccarci a Dio andremo poco lontano. È lui che nella grazia ci può attirare a sé ed orientarci in tale percorso a mettere ogni cosa al suo giusto posto. Dunque mi pare più probabile che qui Gesù parli della violenza dei poteri terreni, che vogliono impadronìrsi pure della vita spirituale delle persone. Giovanni è l'ultimo dei profeti prima della venuta del Messia. Con lui nasce la Chiesa che potrà pure avere mille debolezze e contraddizioni ma in essa vi è Gesù stesso che la sostiene e la porta avanti. Le porte degli inferi non potranno prevalere sulla Chiesa. Piccoli portati da Gesù. Questo brano ci parla dei profeti: se non intuiamo che tutta la storia della salvezza dopo di Gesù è un tendenziale sempre più profondo ritorno a lui l'attenzione ai profeti viene meno. Invece ogni persona è portatrice, talora anche inconsapevole, di doni che avvicinano a Gesù e talora vi sono profeti che aprono a grandi salti verso Cristo. Ho conosciuto qualcuno di questi profeti e ho visto che sono stati spesso poco compresi nella loro profonda profezia, portatrice di grande vita e benessere nuovi. La gente invece ne ha beneficiato sul piano concreto. È certo la grazia che fa desiderare di cercare, di beneficiare, della profezia e allora chiediamola per non perderci tanti doni meravigliosi che vengono a rinnovare la vita nostra e di tutti.