Omelia (22-01-2006)
LaParrocchia.it
“Convertitevi e credete al Vangelo…” (Mc 1,14-20)

La conversione indica il ritorno a Dio con un totale cambiamento di vita: "Aprire, cioè, gli occhi per passare dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio" (At 26,18). Convertirsi significa prima di tutto riconoscere le proprie colpe commesse (chi di noi non ha delle colpe); significa ancora, il pentimento, la fede in Gesù Cristo e l'impegno di osservare i suoi comandamenti.

La conversione non è solo frutto dello sforzo umano per essere più buoni ma è soprattutto frutto della grazia di Dio, perché senza Dio non possiamo far niente. La conversione è uno dei temi principali di tutta la Bibbia e in modo particolare per i profeti dell'Antico Testamento. Dio tramite il profeta Giona chiama gli abitanti di Ninive città pagana, a convertirsi (I Lettura ) Gesù predica la buona novella in Galilea terra semipagana. Da queste due letture possiamo capire che la salvezza è per tutti; ma per accoglierla è necessario non essere attaccati alle cose caduche, perché "passa la scena di questo mondo" (II Lettura).

Dal libro di Giona sappiamo che quel profeta non era affatto disposto ad eseguire l'ordine del Signore che lo mandava a predicare a Ninive. Di fatto Giona escogitò il modo di sfuggire al Signore, ma ahimè! finì in mare e inghiottito da una balena. Ma Dio non si dà per vinto e chiamò il profeta per la seconda volta per indurre Ninive alla conversione. Come purtroppo succede anche ai nostri giorni, non sempre siamo disposti a dare ascolto alle sue parole, perché questo esige un cambiamento di vita a chi si è allontanato dal Signore. Ma il Signore ci chiama di nuovo, ci dà altre possibilità per convertirsi.

La conversione è il ritorno a Dio, un ritorno alla propria origine, a Lui che ci ha dato l'esistenza creandoci a sua immagine. Quando l'uomo si allontana da Dio è come un torrente che si stacca dalla sua sorgente e si perde in meandri paludosi, diventando acqua stagnante e putrida, incapace di dare vita, oppure si secca. Il richiamo del Signore è sempre un richiamo d'amore perché l'uomo rivolga nuovamente a Lui lo sguardo, apra il suo cuore alla fede, ritrovi il suo equilibrio, la sua realizzazione profonda, perché le sue radici sono in Dio.

Nella pienezza dei tempi, l'ultimo dei profeti, Giovanni Battista, "mandato da Dio, per ricondurre al Signore Dio molti figli d'Israele (Lc 1,16), condensò il suo messaggio in una sola frase: "Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino" (Mt 3,2).

Dopo di Lui, anche Gesù rivolse alle folle lo stesso appello: "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). E anche oggi per le strade del mondo, egli continua a chiamare i peccatori alla conversione. Perché prima di salire al cielo, Gesù fece l'ultima consegna agli apostoli, andate in tutto il mondo e predicate a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati (Lc 24,47).

La liturgia di oggi ci indica ancora una volta che Dio ha il volto e la voce di Cristo, è lui che ci chiama. L'iniziativa è sua. "Passa, vede e chiama". Non si fa scegliere. Sceglie lui. Seguitemi, dice la voce. Ci ha guardato negli occhi e dentro l'anima ha trovato dei tesori nascosti a noi stessi. L'essere cristiani è grazia e non opera umana. Dio in Gesù ci ha dato tutto. Dio non toglie nulla, ha affermato il Papa Benedetto XVI. Anche noi siamo stati chiamati. Anche noi abbiamo una vocazione. Come i primi discepoli ti seguiremo Signore, perché solo tu hai Parole che ci danno, gioia, sicurezza e la pace! Sia lodato Gesù Cristo!