Omelia (21-01-2006) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Gionata, per la tua morte sento dolore, l'angoscia mi stringe per te, fratello mio, Gionata! Tu mi eri molto caro. Come vivere questa Parola? Come è bella questa umanissima immagine di Davide! Un'amicizia limpida lo lega al giovane figlio di Saul: Gionata. E nulla, neppure il perdurare dell'ostilità paterna, riesce a spezzare questo vincolo. Gionata non è geloso del rapido affermarsi dell'amico e Davide, da parte sua, non proietta su di lui l'avversione che percepisce nel re. Un rapporto scevro da diffidenze inquietanti: da quell'insinuante sottile tarlo che, dal peccato originale in poi, corrode i rapporti più belli. Sì, la diffidenza che la Genesi esprime in quel bisogno di coprire la propria nudità. Abbiamo paura gli uni degli altri. In tutti vediamo dei possibili antagonisti da cui difenderci. Ci concediamo, ma con tanti "se" e "ma". Per questo l'amicizia è tanto rara quanto preziosa. Eppure il cuore umano ne è assetato. Veniamo dall'amore, di cui l'amicizia è una dimensione, e non possiamo vivere senza di esso. Ma amare vuol dire "credere" nell'altro, accogliere il dono che egli fa di se stesso senza tentare di appropriarsene, cedersi, a propria volta, in un gesto di gratuità. È la strada che ha battuto Gesù quando ha preso a percorrere la Palestina. Maria, Marta, Lazzaro, i dodici ne hanno gustato la dolcezza. Ma anche Nicodemo, Zaccheo, Levi, l'adultera, il "traditore". Sì, anche in lui Gesù non ha visto che l'"amico". Quante dita puntati si abbasserebbero, quante inutili sofferenze verrebbero lenite se ogni cristiano si impegnasse a ricalcare queste orme del Maestro! Oggi, nella mia pausa contemplativa, prenderò atto dell'amicizia che Gesù offre proprio a me, nonostante i miei ripetuti dinieghi (peccato). La assaporerò. Non come un dato scontato, ma come un dono preziosissimo. Poi rivedrò i miei rapporti con gli altri. Sono improntati ad autentica amicizia o sono offuscati da qualche riserva? Pregherò: Libera, Signore il mio sguardo e il mio cuore da ogni diffidenza: che io ricerchi nell'altro solo il bene e il bello che tu vi hai seminato, per intrecciare con lui rapporti di serena e autentica amicizia. La voce di un promotore del rinnovamento cistercense (XII secolo) Quaggiù non c'è nulla di più santo da desiderare, nulla di più utile da cercare, nulla più difficile da trovare, niente più dolce da provare, niente più fruttuoso da conservare dell'amicizia. Beato Aelredo di Rievaulx |