Omelia (24-12-2023)
don Michele Cerutti
Dai diamanti non nasce niente

La Parola di Dio sembra oggi rompere la poesia del Natale. Un inizio di questo lungo giorno con un elenco di persone dal nome impronunciabile e dalle storie impossibili.

Dio sceglie ciò che per il mondo è debole per confondere i forti.

C'è di tutto dentro adulteri, omicidi, avari e tra questi anche i più insospettabili.

Nella predicazione si fa riferimento a donne che hanno fatto le prostitute, ma pensiamo a Giacobbe e Davide.

Il primo un patriarca e il secondo un Re unto dal Signore per governare il popolo di Israele.

Giacobbe riuscì ad ottenere i diritti della primogenitura dal fratello Esaù in cambio di un piatto di lenticchie, in un momento in cui era stanco ed affamato.

Poi essendo il loro padre Isacco vecchio ed ammalato, questi volle impartire la benedizione dei patriarchi al primogenito, allora Giacobbe approfittò della momentanea assenza di Esaù dal villaggio e con la complicità e suggerimento della madre Rebecca, della quale era il favorito, indossò una pelliccia di animale, così da poter passare per Esaù, che era molto peloso, infatti, Isacco quasi cieco non si accorse del camuffamento e impartì la benedizione a Giacobbe.

Davide era un uomo giusto e fedele, era ammirato da tutti, ma un giorno commise un grave errore. Una sera mentre stava passeggiando sul suo terrazzo, vide una bella donna che faceva il bagno. Chiese informazioni su chi fosse e gli dissero: «Si chiama Betsabea, è la moglie di Uria, un ufficiale del tuo esercito!». Davide la fece condurre alla reggia e, anche se era la moglie di un altro uomo, andò a letto con lei. Tempo dopo, la donna gli disse che aspettava un figlio suo. Davide cominciò a preoccuparsi e a pensare «Ah, se suo marito lo viene a sapere!». Doveva assolutamente trovare il modo di uscire da quella brutta situazione e ordinò: «Esponete il marito Uria al pericolo e fate in modo che rimanga a combattere da solo perché i nemici lo colpiscano e lui muoia!» E in effetti Uria morì in battaglia, proprio come voleva il re Davide e Betsabea, ormai vedova, divenne sua moglie. Davide pensava di averla spuntata così, ma Dio mandò da lui il profeta Natan.
E il profeta gli raccontò una storia: «Vivevano in una città un uomo ricco e uno povero. Il ricco aveva bestiame grosso e piccolo in gran quantità, il povero soltanto una pecorella che allevava in casa come fosse una figlia. Un giorno, arrivò un ospite in casa del ricco, il quale portò via l'unica pecorella al povero contadino, per farla cucinare e per far festa». Davide irritato esclamò: «Quell'uomo si merita la morte!» Il profeta rispose: «Quell'uomo sei tu! Non ti mancava nulla, eppure, hai portato via la moglie ad Uria facendolo uccidere!»

Davide riconobbe di aver peccato e chiese perdono a Dio.

Due vite segnate dall'errore.

Non sceglie il Signore i perfetti per questo quest'aria ovattata del Natale che il mondo vuole proporci rischia di metterci in superficie e non ci fa penetrare veramente nella profondità del mistero.

Quanto sembrano vere le parole di De André quando afferma dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono fiori.

In questo tempo segnati da regalo io vorrei offrirvi il consiglio di una lettura.

Alcuni anni fa da una casa editrice salesiana uscì un piccolo quadernetto di una profondità unica.

Davanti a tanti testi della letteratura che ci spiegano il Natale, questo piccolo libello ci offre spunti per comprendere bene il cuore del messaggio natalizio.

Tenetevi forte perché il titolo fa discutere.

"Anche i figli di p...... sono figli di Dio".

Una mano ignota presso il Centro giovanile di Sondrio aveva scritto su un muro proprio la Vigilia di Natale: Cristo non è Marx. Il direttore del Centro telefonò a un padre chiedendo lumi su come spiegare ai bambini questa frase e questi invitava ad affermare: "Anche i figli di p. sono figli di Dio".

Quel centro raccoglieva di tutto e bambini segnati dalla difficoltà.

La sfida è stata far comprendere a questi piccoli che Dio era Padre anche per loro, un padre buono, così buono da regalarci ogni giorno il suo Figlio Gesù, venuto per gli ultimi, per i lontani, per i poveri, per i disperati.

La sfida impegnativa visto che avevano molti avuto esperienza di paternità cattiva.

Il Natale deve saper suscitare proprio speranze in coloro che facilmente giudichiamo, condanniamo, emarginiamo; in coloro che si sentono perduti, inutili, vuoti, soli; in coloro che battono il marciapiede perché non hanno conosciuto l'Amore; in coloro che si trovano in carcere, in ospedale psichiatrico, in prigioni-scuola, proprio per lo stesso motivo. A chi maledice il giorno in cui è nato, bisogna dire con tanti che hanno conosciuto la sua stessa disperazione, che non si è mai soli finché c'è un Dio che si rivolge all'adultera non per condannarla.

Tanti episodi dentro in queste poche pagine, in cui ritrovare il gusto di vivere, perché è sempre possibile cambiare, sempre! Ogni giorno può essere veramente Natale!

Solo così i nostri sarebbero auguri sinceri.