Omelia (25-12-2023) |
don Michele Cerutti |
Il Verbo si fece carne Giovanni compie dal punto di vista stilistico qualcosa di particolare. Il prologo è infatti un'aggiunta successiva al testo giovanneo. Prima l'evangelista ci offre delle indicazioni sulla vita stessa di Gesù e poi inserisce l'incipit della sua opera. Una sintesi teologica di tutto l'evangelo offrendoci livelli molti alti di speculazione. Il principio ci rimanda al libro della Genesi. Quello che Giovanni vuole mettere in evidenza è che in Cristo si realizza la nuova creazione e che il Verbo preesisteva dall'inizio perché ne condivideva con il Padre l'eternità. Ogni cosa è stato fatto per mezzo di Lui. Tema accennato da Giovanni, ma approfondito da Paolo nei suoi inni. Cristo precede tutte le cose e con Lui si realizza l'opera creatrice e provvidente. La persona di Cristo si estende a tutto il tempo non si limita ad un ambito della storia. Egli ci ha risollevati per vincere le tenebre e rischiarare con la luce. Giovanni mette subito in evidenza la difficoltà ad accogliere il Verbo che non si impone, ma si propone. Nelle comunità giovannee vi era anche chi proveniva dalle comunità del Battista e l'evangelista indica a queste che il precursore intende aprire la strada al Verbo che stava per entrare nella storia e non era la vera luce che doveva ancora venire. Pur essendo tutto stato creato in vista del Verbo e pur essendo preparato l'arrivo nella storia gli uomini non lo hanno accolto. Ci vengono offerte già le coordinate per comprendere la Passione che è preparata da tutto un contesto di ostilità che accompagna tutto il Vangelo di Giovanni. Giovanni rivolgendosi a comunità soggette alla persecuzione mette in evidenza come da sempre Gesù non viene accolto. Davanti al rifiuto, vi sono anche coloro che lo hanno accettato e a questi il Verbo ha dato il potere di divenire figli di Dio rigenerati e quindi liberati dal peccato che ha ferito l'umanità. Il Verbo è entrato nella Storia e il Battista lo indica perché il Cristo ci comunica il volto del Padre. Brevi pennellate per indicarci i temi cari a Giovanni l'evangelista. L'accoglienza o meno di Dio di Gesù, la preesistenza del Verbo e il compito di indicarlo. La luce venne nel mondo, ma non tutti l'hanno accolta. Dio entra nella storia, ma trova la libertà dell'uomo che puo' anche rifiutare. Nella storia di Gesù non sono poche le ostilità nei suoi confronti. Tutta la storia dell'umanità è stata attraversata anche dalla dimensione del rifiuto. Sono stati i farisei e i sommi sacerdoti zelanti della Legge Antica che si aspettavano un Dio potente, sono stati i romani che accusavano i cristiani di insubordinazione nei confronti dell'autorità e nel corso della storia ci sono stati veri e propri rifiuti che hanno preso diversi nomi. Nel secolo passato le grandi ideologie comuniste e nazifasciste in diversi modi hanno cercato di cancellare dalla faccia della terra ogni vero e proprio significato religioso. Oggi, invece, la cultura dominante vuole svuotare ogni simbolo che richiama alla fede di significato. Forme nuove che impongono una cultura lontano da valori cristiani e quindi di un vero e proprio rifiuto dalla Luce che viene nel mondo per donarci la salvezza. In questo contesto il cristiano è chiamato con la sua testimonianza di vita a essere portatore di questa luce. Giovanni si riferisce al mondo ebraico. Quante opposizioni ha ricevuto nel suo ministero, quanti tentativi di farlo fuori fino a riuscirci con accuse ingiuste. Farisei e dottori della Legge che si alleano con gli oppressori romani per ucciderlo e come giustificazione si avvalgono del fatto che dichiarandosi Re avrebbe sottratto il potere all'Impero. Tutta la vita di Gesù è segnata da una opposizione del male e fin dai primi vagiti il demonio ordisce contro di Lui i suoi efferati attacchi. Oggi, tuttavia, succede lo stesso all'interno del nuovo Israele il popolo di Dio quando si attacca il magistero del Papa, che i Santi, come Caterina da Siena, definiscono il dolce "Cristo in terra". I farisei, i dottori della Legge odierni sono coloro che arroccandosi su posizioni intransigenti chiudono le porte della grazia a tutti coloro che sono alla ricerca di un senso nella loro vita. Nella storia della salvezza è sempre successo così i profeti vennero uccisi e non accolti, capita anche a Gesù capita ancora nella Chiesa. Uniti a Pietro invece siamo chiamati a indicare in Gesù il Volto del Padre e allora riusciamo a mostrarlo a coloro che vivono in un letto di ospedale legato a un respiratore, chiusi nella cella di un carcere, vittime di una guerra. L'invito è guardare a Gesù che ha vinto le tenebre del mondo. La salvezza allora è per tutti nessuno è escluso. Il Popolo di Dio non deve incorrere nell'errore che ha commesso Israele che legato alle tradizioni del passato non è in grado di accogliere il Dio nuovo. C'è una nuova relazione con Dio, ci dice Giovanni, che non è più basata sull'osservanza della legge, ma sull'accoglienza del suo amore e che non è più basata sui meriti delle persone, ma sui loro bisogni. Questa è la novità proposta da Gesù. Il credente non è più colui che obbedisce a Dio osservando le sue leggi, ma è colui che assomiglia al Padre accogliendo e praticando un amore simile al suo. Giovanni in questo prologo vuole dire agli uomini del suo Tempo e a tutti noi che mettendo la sua tenda tra noi Dio ci insegna che è finito il periodo in cui è rinchiuso nelle logiche legaliste di un tempio. Dovunque c'è amore c'è Dio. L'unico culto che Dio cerca e chiede sarà una vita vissuta in un quotidiano servizio agli altri e in quei gesti abbiamo il prolungamento del suo dinamismo d'amore sull'umanità perché al di fuori di questo non esiste altra forma di culto. Dio non è ingabbiato in un tempio particolare: Dio, invece, è presente in ogni uomo, e dovunque c'è amore e servizio agli altri, lì c'è Dio. |