Omelia (24-12-2023) |
diac. Vito Calella |
La luce dell' amore gratuito di Dio viene nel mondo per portare la pace! «É apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11). È la vigilia di Natale. L'oscurità naturale della notte quest'anno rappresenta le guerre che non finiscono in molte parti del mondo e anche la guerra nella Striscia di Gaza, che si trova nel territorio vicino al luogo dove è nato Gesù stesso. Il mondo è pieno di armi di distruzione più letali degli stivali delle truppe d'assalto, delle spade e degli scudi degli eserciti dei tempi antichi (cfr. Is 9,9,4). Ma «é apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini», attraverso «il nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo» (Tit 2,13) che nacque a Betlemme. Il buio naturale della notte rappresenta l'umanità attratta dall'idolatria del denaro, che promuove una cultura irrispettosa della biodiversità degli ecosistemi naturali ed una cultura del conflitto, per le difficoltà a relazionarsi con la diversità degli altri esseri umani, promuovendo una visione della realtà fatta di polarizzazioni tra tradizionalisti e rinnovatori, tra i moralmente giusti e i desviati, tra gli inseriti nel mercato dei consumi e gli scartati e i poveri, giudicati come fannulloni. Ma «é apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini», attraverso Gesù, che ha portato a perfezione il mistero dell'incarnazione quando «ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2,14). L'oscurità naturale della notte rappresenta l'umanità attratta illusoriamente «dall'empietà», dall'indifferenza e dalla mancanza di compassione verso i più poveri e sofferenti, dall'intolleranza verso il diverso, «dalle passioni mondane»; è l'umanità dedita al divertimento sfrenato, alla droga e all'alcolismo, che non riesce a trovare la vera pace, non sa vivere con «sobrietà, giustizia e pietà» (Tt 2,12). Ma «é apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini», per mezzo di Gesù, che domani, giorno di Natale, contempleremo nel prologo dell'evangelista Giovanni come «Verbo fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). In quel «Verbo era vita e la vita era la luce degli uomini. La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta» (Gv 1,4-5). L'evangelista Luca riferisce la nascita di Gesù nel contesto della notte, nel piccolo villaggio di Betlemme, perché «i pastori passavano la notte nei campi, custodendo il loro gregge» e, all'improvviso «l'angelo del Signore apparve a loro, la gloria del Signore li avvolse di luce ed essi ebbero molta paura» (Lc 20,9-10). La notte di Betlemme si fece piena di luce, affinché si realizzasse la profezia del profeta Isaia, che abbiamo appena ascoltato: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1). La luce dell'amore gratuito di Dio viene nel mondo per portare la pace! «É apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini», attraverso Gesù, che oggi contempliamo bambino - Dio, adagiato nella mangiatoia di una stalla. La salvezza che Gesù Cristo viene a portare a tutta l'umanità è l'esperienza della pace. Con la venuta di Gesù si compie la promessa di pace contenuta nella profezia del profeta Isaia: «Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre» (Is 9,3-6a). L'autore della lettera agli Efesini ci annuncia: «Cristo è la nostra pace!» (Ef 2,14a). A questo annuncio fa eco il coro della moltitudine della schiera celeste che canta: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2,14). Il titolo «Principe della Pace» è preceduto da altri tre, che parlano dell'identità divina e relazionale del bambino que è nato per noi. Per noi questo neonato è Gesù. «Consigliere mirabile»: Gesù è la nostra pace perché è la Parola definitiva di Dio con i suoi insegnamenti, accompagnati dalle sue opere e dalle sue scelte. Conoscendo e amando Gesù attraverso la testimonianza apostolica dei Vangeli, l'esercizio della nostra libertà si confronta continuamente con la sapienza del Vangelo e, così, troviamo la pace nel cammino della nostra vita e diventiamo promotori di pace. «Dio Forte»: Gesù è la nostra pace perché è vero Dio, unito al Padre nello Spirito Santo. La forza di Dio è la comunione eterna del Figlio con il Padre. Gesù è rimasto sempre unito al Padre, anche durante la sua missione in questo mondo, come uomo. La forza della comunione è lo Spirito Santo, che Cristo risuscitato ha già effuso gratuitamente nel cuore di ogni essere umano, realizzando così la possibilità della salvezza e della vita piena. Tutte le situazioni di morte possono essere trasformate in situazioni di vita! Tutte le situazioni di peccato possono trasformarsi in opportunità di vita nuova! Questa forza trasformante e rinnovatrice appartiene solo a Dio, attraverso la forza dello Spirito Santo, già presente in ciascuno di noi. La pace avviene quando riconosciamo la nostra fragilità e vulnerabilità e permettiamo a Dio di agire nella nostra vita con la forza dello Spirito Santo, affinché ci sia una vera esperienza di conversione, non tanto per i meriti della nostra buona volontà, ma attraverso il nostro fiducioso abbandono all'azione potente dello Spirito Santo. Facciamo la nostra umile parte di responsabilità, ma è lo Spirito Santo l'artefice dei veri cambiamenti nella nostra vita. Solo la luce della grazia dello Spirito Santo dentro di noi, agendo più forte delle nostre buone intenzioni, «ci insegna ad abbandonare l'empietà e le passioni mondane vivendo in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà» (Tt 2,12). «Padre per sempre»: Gesù è la nostra pace perché, obbediente alla volontà di Dio Padre, ha uno sguardo appassionato e misericordioso verso tutti gli esseri umani in ogni parte del mondo e in ogni tempo, a partire dalla più sofferenti ed esclusi. La paternità indica sollecitudine e solidarietà a favore di tutti, senza distinzioni. Gesù è venuto in questo mondo per rivelarci la buona notizia che siamo e saremo sempre figli amati di Dio Padre, fino all'ultimo istante della nostra vita! Questa dignità è fonte della vera gioia! La possiamo sperimentare sentendo di appartenere al Regno di Dio Padre! Sentire che il Regno del Padre ci appartiene, poiché siamo poveri in spirito, nonostante il nostro stato permanente di lotta e persecuzione a causa della giustizia, è una esperienza profonda di pace! Santiamo la bellezza di essere figli amati di Dio e fratelli tutti in Cristo Gesù! Allora potremo testimoniare a tutti che il nostro incontro con Gesù Cristo, «ha moltiplicato la gioia, a aumentato la letizia. Gioiano», nella comunione con Dio e con il prossimo, «come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda» (Is 9,2). E questa notte santa vogliamo invitare tutti a riconoscere la sovranità della Santissima Trinità, che è venuta a visitarci con la missione del Figlio e dello Spirito Santo, facendo nostra la preghiera del salmo: «Cantate al Signore un canto nuovo! Cantate al Signore Dio, o terra intera! Cantate e benedite il suo santo nome! Proclamate ogni giorno tra le nazioni la sua salvezza e la sua gloria, perché il Signore viene a giudicare tutta la terra, governerà il mondo con giustizia e giudicherà i popoli con equità» (Sal 95,1-2.13b). |