Omelia (25-12-2023)
diac. Vito Calella
Il nostro Dio regna nel mondo con il nostro “sì” e l'azione dello Spirito Santo

Contemplando il mistero dell'incarnazione
«Il Verbo si fece carne» (Gv 1,14a): qui contempliamo l'inizio del mistero dell'incarnazione del Figlio amato ed eterno del Padre, quando, grazie al «sì» di Maria, Jesus «fu concepito nel suo grembo per opera dello Spirito Santo» (Mt 1,20b e Lc 1,35).
«E abitò in mezzo a noi» (Gv 1,14b): qui contempliamo lo sviluppo del mistero dell'incarnazione del Figlio amato ed eterno del Padre, quando Gesù svolse efficacemente la sua missione in questo mondo, predicando il Vangelo del Regno di Dio Padre con parole e gesti miracolosi, che confermarono il compimento definitivo della rivelazione biblica e della storia della salvezza, iniziata a partire da Abramo: «Egli è la via, la verità, la vita» (Gv 14,6). È quanto abbiamo ascoltato oggi, nel prologo della lettera agli Ebrei: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo» (Eb 1,1-2).
«E noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14c): qui contempliamo l'evento culminante del mistero dell'incarnazione della vita del Padre Figlio amato ed eterno del Padre: la sua morte e risurrezione. La glorificazione del Padre, "uno" con il Figlio, sappiamo già che è avvenuta nel momento in cui Gesù ha donato la sua vita per la salvezza dell'umanità, affrontando la morte in croce. Per la sua fedeltà alla comunione con Dio Padre fino alla fine, quel suo corpo morto, che giaceva nel sepolcro, è stato risuscitato con la forza dello Spirito Santo. Gesù Cristo è per tutti noi il Signore della vita e della storia, «pieno di grazia e di verità». Lo scrittore sacro della lettera agli Ebrei nel suo prologo contempla l'evento della morte in croce di Gesù come la grande purificazione dell'umanità. Egli svilupperà questa contemplazione affermando, nella sua lettera, che Gesù ha compiuto una volta per tutte l'unico e definitivo sacrificio di espiazione per la purificazione dell'umanità da ogni forza del male e del peccato. Subito dopo, contempla l'evento della risurrezione utilizzando l'immagine del Re assiso in trono, alla destra del Padre: «Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli» ( Eb 1,3b).
Il mistero dell'incarnazione è come una discesa verso il basso, è um abbassamento, uno svuotamento, come canta l'inno della lettera di san Paolo ai Filippesi (cfr. Fil 2,6-8). L'autore della lettera agli Ebrei, conoscendo e accettando l'antica interpretazione teologica sugli angeli, considerati ad un livello superiore rispetto agli esseri umani, dice che il Figlio prediletto di Dio Padre, che è Dio e viveva eternamente in comunione con Dio Padre, mediante la forza unitiva dello Spirito Santo, quando assunse la nostra condizione umana, divenne, come citato nel Salmo 8, «poco inferiore agli angeli» (Eb 1,7a). Poi scrive: «Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti» (Eb 2,9). Nel prologo, che abbiamo ascoltato, viene esaltata la gloria di Gesù Cristo risuscitato, contemplandone la divinità con l'esaltazione della sua identità di Figlio amato di Dio Padre: «divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato?" E ancora: "Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio?" Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: "Lo adorino tutti gli angeli di Dio"» (Eb 1,4-6).
L'inizio della Lettera agli Ebrei e l'inizio del Vangelo di Giovanni ci hanno aiutato, in questo giorno di Natale, a contemplare il bambino Gesù, adagiato nella mangiatoia del presepe, illuminato dall'evento della sua morte e risurrezione. Gesù per noi è la Parola di Dio che annuncia la pace facendosi cibo per la nostra salvezza nel sacramento dell'Eucaristia.
La missione di Gesù nel mondo è il compimento della profezia del profeta Isaia: l'annuncio della buona notizia della pace perché Dio stesso viene a regnare in mezzo a noi, nella persona di Gesù vero Dio e vero uomo: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, che dice a Sion: "Regna il tuo Dio"» (Is 52,7).
Il nostro Dio regna nel mondo attraverso il nostro "sì" e l'azione dello Spirito Santo
Il regno di Dio nel mondo avviene già oggi, perché Gesù ha già compiuto la sua missione.
Fino alla sua seconda venuta gloriosa, al termine della storia di questo mondo, Egli esercita la sua sovranità di Re della pace attraverso l'azione dello Spirito Santo e attraverso il nostro "sì", perché il germe e l'inizio del Regno di pace e giustizia di Dio Padre, nella storia dell'umanità, si manifesta grazie al sacramento di salvezza che è il nostro essere membra vive della Chiesa, corpo di Cristo risuscitato.
Ecco perché il prologo del vangelo di Giovanni richiama l'attenzione sull'azione potente dello Spirito Santo e sulla responsabilità del nostro "sì".
Siamo preoccupati per coloro che ancora rifiutano la luce divina della salvezza che è già venuta a visitarci: «Il Verbo di Dio era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto» (Gv 1,10). Nella parola «mondo» contempliamo tutte quelle persone, anche battezzate e cresimate, che hanno già ricevuto Cristo nelle specie consacrate del pane e del vino, ma hanno rinnegato la loro fede, confidando solo in se stesse, senza rendersi conto di essere schiave dell'illusoria sicurezza del denaro e dell'attaccamento ai beni materiali, al lavoro remunerato; condizionate dall'illusoria soddisfazione degli innumerevoli desideri della carne, che riducono la loro identità a "consumatori" di cose e perfino di persone; incatenate alle dipendenze da alcol e droga; inseguitrici della felicità ridotta al piacere immediato del divertimento, entrando in un ritmo di vita dove tutto diventa lecito in nome del "piacere che soddisfa l'individualismo"; manipolate da ideologie che danno una falsa visione della realtà, provocando divisioni e conflitti perché chi pensa ed è diverso è considerato nemico da eliminare o scartare.
Non è facile oggi scorgere segni di pace e di armonia nei rapporti umani. Ma la Parola di Dio nel Vangelo di oggi ci invita a celebrare il nostro "sì", che ci riempie di vera gioia. Noi che abbiamo ricevuto la Luce della vita venuta nel mondo «abbiamo ricevuto il potere di diventare figli di Dio: perché abbiamo creduto nel suo nome» (Gv 1,12). Un giorno anche noi nascemmo nella carne, «ma siamo nati di nuovo da Dio stesso» (Gv 1,13), credendo in Gesù morto e risuscitato e scoprendo in noi la potente presenza e l'azione dello Spirito Santo: «Della pienezza del Figlio di Dio, tutti noi abbiamo ricevuto grazia su grazia» (Gv 1,16).
Cerchiamo allora di essere promotori di pace e di giustizia con il nostro "sì", volendo essere membra vive del corpo ecclesiale di Gesù Cristo risuscitato! Lui è la vera luce del mondo, noi, come Giovanni Battista, vogliamo essere umilmente «testimoni della luce perché tutti arrivino alla fede» attraverso la nostra testimonianza di vita cristiana (Gv 1,7).
Vogliamo dire a tutti, con coraggio, anche andando contro la mentalità di questo mondo, che «la grazia e la verità ci sono venute per mezzo di Gesù Cristo» (Gv 1,17b).
Abbiamo già dentro di noi il dono dello Spirito Santo e il dono della Parola di Dio come luce sul cammino della nostra vita. Siamo "fratelli tutti in uscita" andando ad annunciare la pace che inizia dalla scoperta di questi due doni già presenti e disponibili per convertire la vita delle persone e trasformare la realtà in vista della visibilità del Regno di Dio Padre nella storia umanità.