Omelia (23-02-2000) |
Casa di Preghiera San Biagio FMA |
Dalla Parola del giorno Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli" (Mt 5,3: versetto responsoriale del giorno) Come vivere questa Parola? Farsi povero in spirito è innanzitutto accettare la povertà come la propria verità. La verità, infatti, è che sono nulla, polvere animata da un soffio di vita che non è il mio: "Ma che è mai la vostra vita? - ci domanda oggi san Giacomo - Siete come vapore che appare un istante e poi scompare!" (Gc 4,14). Perciò non occorre che mi faccia povero: basta che riconosca di essere già povero e cessi dal convincermi di essere qualcosa, anzi tanto. Farmi povero allora è liberarmi dalle ricchezze apparenti, è mettere a tacere le tante parole, i tanti progetti ("Oggi o domani andremo nella tal città..." – Gc 4,13), che mi stordiscono e mi distraggono, facendomi stare fuori di me. Farmi povero per essere ricco solo di Dio: perché il vuoto delle mie viscere sia riempito da Lui, perché il silenzio in me diventi preghiera di Lui dentro di me. Amare è proprio questa gioia e questa libertà di essere posseduti, di essere inabitati. Povertà in spirito è il mio chiostro interiore, lo spazio per ospitare Dio e i fratelli, che vogliono abitare in me, ed io in loro trovo la mia casa e la mia pace. Oggi mi applicherò nell'esercizio del "piccolo distacco": davanti a qualche bevanda, cibo, conversazione, modo di apparire, ecc. a cui rischio di attaccare il cuore, reciterò dentro di me la semplice preghiera: "Sei Tu, Signore, il mio solo bene!", e gustando la liberazione interiore, con gioia vi rinuncerò. Dagli scritti di un santo: "C'è differenza tra l'avere del veleno ed essere avvelenati; (...) allo stesso modo, anche voi potete avere delle ricchezze ma non esserne avvelenate; così sarà se le avrete in casa o nel portafogli, ma non nel cuore" (san Francesco di Sales) |