Omelia (01-01-2024) |
padre Gian Franco Scarpitta |
Una maternità speciale Si diceva la volta scorsa che la famiglia è un dono e in quanto tale va custodito, coltivato e incrementato perché apporti i suoi frutti al mondo intero oltre che ai membri della famiglia stessa. Dal contesto della famiglia emerge però in mondo particolare la figura della madre, senza la quale l'ambiente domestico sarebbe in effetti decapitato o almeno non avrebbe la stessa consistenza. La mamma è particolarmente premurosa nei confronti dei suoi figli, per il motivo ovvio che è stata lei a metterli al mondo, ma anche perché si sente loro parte integrante, parte di un unico corpo indissolubile che forma con loro. D'altra parte, i ragazzi e i giovani trovano nella madre il primo luogo di interazione e di confidenza, rivelando solo a lei quello che ad altri tacerebbero. Quale mancanza quando disgraziatamente viene a mancare la madre mentre un ragazzo è ancora in età tenera ed evolutiva... Ne risente la sua crescita, la sua formazione e per quanto possa essere forte nel superare il trauma, una traccia indelebile resterebbe in ogni caso. Ecco che allora anche nell'atmosfera del Natale siamo avvinti dal fascino della maternità di Maria, la cui figura spicca peculiarmente dal contesto della famiglia. Non si può disgiungere in effetti la figura di Maria da quella di Gesù Bambino, come non si può distogliere qualsiasi figura materna da quella del proprio figlio. Cosa ci suggerisce la Madre di Gesù, mentre nella scomodissima dimora in cui ha partorito sta accudendo il suo bambino? Come valutano i pastori e i nuovi arrivati da ogni luogo antistante il supporto che Maria da' al suo Gesù? Certamente quello dell'ammirazione e della commozione. L'inospitabilità della grotta, l'inopia e la carenza di mezzi per un adeguato intervento nei confronti del Bambino, non impedisce alla Mamma di esternargli la sua gioia, la sua soddisfazione di averlo partorito e non le sminuisce lo zelo nello stargli accanto. La maternità di Maria non è semplicemente dettata dal dovere e dalla responsabilità e dal dovere di adempimento, ma è contrassegnata dall'amore eroico, fondato e disinteressato per il proprio Figlio. Amore che accetta qualsiasi immolazione e che si prodiga senza riserve, senza nulla omettere e nulla procrastinare. Amore che non può essere tale se non è affinato alla fede e alla speranza, che ha già indotto Maria a considerare il Bambino il Verbo, Dio stesso suo Creatore e Redentore che nel suo grembo si è incarnato per vivere in tutto la nostra condizione meno che nel peccato e che quindi raggiungerà con il suo annuncio salvifico tutti gli uomini. La fede nel Dio fatto uomo accresce l'amore di Maria verso il suo Figlio Divino, ma la conseguenza portante e qualificante è che esso si estenderà anche alla divinità dello stesso Figlio oltre che alla sua umanità. Poiché infatti questo Verbo di Dio ha assunto carne in lei e, diventando uomo, non ha cessato di essere Dio, ebbene Maria è Madre di Dio. Madre di Colui del quale è allo stesso tempo figlia, in quanto creatura come altre. "A che debbo che la Madre del mio Signore venga a me?"(Lc 1, 48) domandava Elisabetta mentre anch'essa recava in grembo il suo bambino, Giovanni, che a sua volta aveva evidentemente intravisto il suo Signore nella voce di Maria che salutava. La maternità di Maria ci ragguaglia di due aspetti, o meglio due punti di vista: 1) lei stessa avverte di essere stata privilegiata e approvata da Dio con quella speciale maternità, comprende di essere stata esaltata e resa oggetto di particolare fiducia nonostante la sua semplicissima posizione. Le madri hanno sempre l'approvazione di Dio quando la loro premura è infaticabile verso i figli; quando poi essa è alimentata dalla fede non può che recare i suoi risultati e quindi in questa visione di Maria trovano sprone e motivazione tutte le madri, soprattutto coloro la cui esperienza è incipiente. Madre di Dio, Maria sarà sollecita nel con dividere la gioia della venuta al mondo di ogni bambino e di contristarsi con qualsiasi ragazza che, contro il suo volere, dovesse trovarsi impedita nel concepire figli. 2) Da parte di Dio la misericordia per l'uomo è stata tanta e tale che non gli bastava essere egli stesso "Padre e Madre"(Papa Luciani), ma ha voluto essere asservito lui stesso a una madre terrena perché anche noi usufruissimo della maternità predetta. La Madre del Signore infatti estende la sua premura materna a coloro che sono "figli nel Figlio", cioè a tutti gli uomini, facendo propri i loro problemi, le ansie e le difficoltà, così come faceva proprie quelle del suo Figlio Gesù. Sotto l'egida di Maria Madre di Dio ci immedesimiamo ancora una volta nel Natale, ma considerando come l'eternità in un Bambino accudito da una donna l'Eternità entra nel tempo per assumerlo fino in fondo. Dio, che non ha inizio e non ha fine, ha voluto contare anch'egli gli anni della sua età, vivere un determinato tempo, calcolare anche lui ogni attimo della sua attività, delineare i giorni del calendario e vivere anch'egli come noi il percorso di ciascun anno, anche se quello ebraico, a differenza di quello gregoriano, segue le fasi della luna. In altre parole, Dio ha voluto condividere con noi anche una dimensione di tempo, e nella protezione di Maria sua Madre inaugura con noi un nuovo anno, i cui giorni trascorreranno non senza le manifestazioni del suo amore e della sua misericordia mentre lo Spirito Santo con i suoi doni provvederà a che muti radicalmente la coscienza di coloro che si oppongono alla risorsa indispensabile della nostra convivenza: la pace. Possa il dono del Signore concederci di raggiungere questo obiettivo man mano che trascorreranno i mesi che ci si dispiegano innanzi. TANTISSIMI AUGURI A TUTTI DI PROSPEROSO ANNO 2024 |