Omelia (06-01-2024) |
diac. Vito Calella |
Fratelli tutti in uscita La città di Gerusalemme della profezia di Isaia potremmo essere noi: la Chiesa Ascoltando la profezia di Isaia, noi cristiani, riuniti in assemblea liturgica, possiamo paragonarci alla città santa Gerusalemme. Dopo la morte e risurrezione di Gesù Cristo, essa diventa immagine simbolica della Chiesa, segno di ogni comunità cristiana inserita nel mondo. Siamo la nuova Gerusalemme e siamo invitati ad «rivestirci di luce, perché è venuta la nostra luce! La gloria del Signore brilla su di noi!» (Is 60:1). La Parola di Dio in questo periodo natalizio ci ha invitato ad accogliere Gesù Cristo come la luce venuta nel mondo per superare le tenebre dell'egoismo umano e i mali della guerra, della mancanza di rispetto verso l'essere umano e verso tutte le creature della natura. La festa dell'Epifania era la festa della manifestazione della luce, ed aveva una tradizione antichissima. Ai tempi dell'Impero Romano, tra il 25 dicembre e il 6 gennaio, si celebrava la festa della manifestazione del Dio "Sole", invincibile sull'oscurità, perché il periodo dell'anno corrispondeva al solstizio d'inverno, quando la luce del giorno ricomincia a prevalere sull'oscurità della notte. I maghi d'Oriente erano pagani, erano astrologi. Arrivarono a Betlemme perché, secondo l'ispirazione dello Spirito Santo nell'evangelista Matteo, si avverava la profezia del mago Balaam, documentata nel libro dei Numeri: «Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele» (Nm 24,17a). Scrutando il firmamento si resero conto che nel mondo era nata una stella, destinata a diventare un grande re. La profezia di Balaam si è compiuta con la nascita di Gesù, il discendente di Davide. Nel libro dell'Apocalisse 22,16b leggiamo che Cristo risuscitato annuncia a tutte le Chiese: «Io sono la radice e la stirpe della stirpe di Davide, la radiosa stella del mattino». Ma in che modo Gesù Cristo diventa oggi la luce del mondo, cioè il «sole nascente, che viene a visitarci, per illuminare quelli che sono nelle tenebre, nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,78-79)? Ciò avviene attraverso il nostro essere membra vive e attive del suo corpo ecclesiale, "fratelli tutti in uscita". Accendiamo la luce divina dello Spirito Santo, già presente dentro ognuno di noi! Scegliamo di essere «sale della terra e luce del mondo» (cfr. Mt 5,13-14) con la testimonianza della nostra fede, speranza e carità! "Fratelli tutti", condividiamo la nostra fede in Gesù Cristo, luce del mondo, morto e risuscitato per la salvezza di tutta l'umanità e dell'intera opera della creazione! "Fratelli tutti", testimoniamo la nostra speranza in un futuro di pace e di giustizia, di fraternità universale o di amicizia sociale, dove sono abbattuti i muri di separazione tra poveri e ricchi, giusti e peccatori, giovani e adulti, genitori e figli, tra popoli diversi per lingua, cultura, razza e religione. "Fratelli tutti", facciamo risplendere nel mondo la luce della carità, la luce della gratuità dell'amore, la luce di quelle relazioni umane dove tutti scopriamo la comune dignità di "figli amati del Padre", uniti in Cristo nostro fratello e Signore, nell'esperienza eterna della comunione che non esclude nessuno e rispetta tutti, a cominciare dai più poveri e sofferenti. La profezia di Isaia 60,2a risuona con grande attualità, immersi in un contesto mondiale segnato da molte guerre, disastri naturali, divisioni ideologiche, polarizzazione dei gruppi, l'uno di fronte all'altro senza canali di dialogo e di ascolto reciproco: «Ecco, la tenebra avvolge la terra e nebbia fitta avvolge i popoli». Camminando soli, ciascuno per se stesso, senza partecipare attivamente alla vita della comunità cristiana, non riusciamo a mantenere viva la fede nella vittoria di Cristo risuscitato su tutti i demoni che tormentano la vita delle persone e le rendono schiave. Camminando da soli uccidiamo la speranza per un mondo migliore. Camminando da soli annulliamo la forza vivificante e trasformante della comunione nello Spirito Santo, e già si vive una esistenza infernale in questa vita terrena. Vogliamo camminare insieme, "fratelli tutti", così come camminavano insieme, in gruppo, i maghi d'Oriente. Fratelli tutti in uscita, illuminati dalla Parola di Dio Il cammino fisico e geografico che percorsero i magi d'Oriente al tempo della nascita di Gesù, per noi cristiani oggi è il meraviglioso cammino di conoscenza e di approfondimento delle Sacre Scritture. Diventiamo "fratelli tutti in uscita" impegnandoci a praticare l'incontro orante con la Parola di Dio, come abbiamo imparato ascoltando il seguente brano della seconda lettera di Pietro: «E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino» (2Pt 1,19). Appare il Signore Gesù Cristo, "uno" con il Padre nello Spirito Santo e la sua gloria si manifesta nella storia dell'umanità attraverso il nostro essere Chiesa, la nuova Gerusalemme, piena di luce, per guidare tutti i popoli a trovare la pace, la gioia stabile e la vera libertà, con la luce donataci dalla sapienza della "mensa della Parola". Vogliamo dare il nostro contributo alla realizzazione del mistero di salvezza, come hanno fatto com parresia l'apostolo Paolo e i suoi collaboratori. Lo abbiamo ascoltato nella lettera agli Efesini: «Penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo» (Ef 3,2-3a.5-6). Come comunità cristiana, siamo "fratelli tutti in uscita", andando ad evangelizzare le periferie geografiche, sociali, culturali ed esistenziali dell'umanità. Fratelli tutti in uscita, adorando Gesù Cristo nel sacramentato dell'Eucaristia Oggi, nella festa della manifestazione di Gesù, luce delle nazioni, Egli è cercato, raggiunto e adorato dai maghi d'Oriente. Il nostro percorso si conclude, come accaduto con i tre magi d'Oriente, nell'atto di adorazione di Gesù, insieme a Maria, senza la la citazione della figura di Giuseppe. Dove e quando adoriamo il nostro Re e Signore? Maria, in questo brano dell'evangelista Matteo, ci rappresenta già come Chiesa, unita ai tre magi d'Oriente per adorare nostro Signore Gesù Cristo nel sacramento dell'Eucaristia. L'oro era il tributo che i re minori offrivano al re maggiore, per esprimere la loro totale appartenenza a lui e la sottomissione al suo regno. Oggi, davanti all'Eucaristia, l'offerta dell'oro sia per noi il riconoscimento che Gesù è l'unico Signore della nostra vita. Sia l'offerta della nostra fede in Cristo. L'incenso veniva utilizzato dai sacerdoti per incensare l'altare. Ci ricorda Gesù, il sommo sacerdote che offrì il suo corpo in sacrificio per la nostra salvezza. Oggi, davanti all'Eucaristia, l'offerta dell'incenso può essere la nostra scelta di metterci a servizio gratuito degli altri, «perché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Sia l'offerta della nostra carità in favore dei più poveri e sofferenti, sapendo rispettare e adorare in essi la stessa sacra presenza di Cristo. La mirra veniva utilizzata per ungere i corpi dei defunti e ricorda la morte di Gesù sulla croce e la deposizione del suo corpo nel sepolcro, in attesa della risurrezione. Oggi, davanti all'Eucaristia, l'offerta della mirra può ora essere la nostra disponibilità a perseverare nella pratica dell'amore gratuito, anche quando tutto sembra inutile. Sia l'offerta della nostra speranza nella vittoria di tutti i nostri atti di gratuità che, finora, non ci hanno dato alcuna gratificazione. |