Omelia (07-01-2024)
don Michele Cerutti
Questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto

Con la liturgia odierna si conclude il Tempo del Natale e si apre davanti a noi il Tempo Ordinario.

Nell'icona del battesimo di Gesù mi colpisce sempre questa espressione del Padre: Questi è il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto.

Guardo le foto del mio battesimo con i colori sbiaditi nel tempo e penso che proprio in quel giorno anche per me il Padre ha detto: Questi è il mio figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto.

Ognuno di voi presente in questa Chiesa pensando al proprio battesimo potrà sentirsi dire nel proprio cuore questa espressione che Dio ha coniato anche per voi.

Ogni volta che portiamo i nostri bambini o qualche adulto nella notte di Pasqua al fonte battesimale per il sacramento dell'iniziazione cristiana viviamo queste celebrazioni non come una sorta di rito di propiziazione, ma facendoli sentire partecipi di questo abbraccio di Dio che vede in loro i figli prediletti nel quale Lui si compiace.

La nostra vita di battezzati quindi si basa sull'amore che Dio ha per noi, non su nostre capacità.

La nostra fede diventa risposta a quel Dio che ci ha amati per primo.

Questa espressione conclude veramente il tempo del Natale offrendoci la chiave di lettura per conoscere Gesù che ora inizia la sua missione mostrandoci il volto del Padre.

Il Battesimo è l'atto con cui inizia il suo ministero pubblico.

Egli si immerge nelle acque del Giordano accodandosi con tutti i peccatori. Nella sua immersione ci rimanda al mistero di morte e con la sua riemersione al mistero della Risurrezione.

Egli ci mostra lo scopo della sua incarnazione ricondurci tutti con Lui.

Nel Battesimo cristiano questo movimento di immersione e riemersione lo viviamo perché anche noi siamo chiamati a rivivere il mistero di morte e Risurrezione che è l'orizzonte ultimo della nostra vita su questa terra.

Un secondo aspetto che mi colpisce è che il Vangelo ci dice che si riaprono i cieli che erano stati chiusi come indica Genesi dopo il peccato di Adamo.

Con Cristo questi si riaprono perché Egli è il ponte tra il Padre e gli uomini.

Nel parallelo di Luca ci viene detto che questo aspetto si verifica dopo che Gesù ricevuto il Battesimo aveva terminato di pregare.

Ogni volta che ci mettiamo in dialogo con Dio possiamo contemplare questa stessa situazione.

Il battezzato vive questa intimità con Dio non fatto solo di preghiere memoniche e meccaniche, ma anche di ascolto della Parola e di adorazione.

Riscopriamo in questo tempo che ci condurrà alla Pasqua a vivere l'unione con Dio soffermandoci maggiormente davanti all'Eucaristia, nel tabernacolo delle Chiese, non facendo il giro della Chiesa davanti a statue e statuine queste servono per condurci al cuore e al centro della nostra fede.

Questo è l'Eucaristia apice del nostro ritrovarci come cristiani.

Non preoccupiamoci del tempo che passa, ma mettiamoci ai piedi di Gesù venuto sulla terra per camminare con noi e condurci con Lui alla Pasqua di Risurrezione, passando attraverso il mistero della morte e della morte di Croce.