Omelia (01-01-2006) |
don Romeo Maggioni |
Maria Madre di Dio All'inizio di un nuovo anno la Chiesa c'invita a guardare a Maria. Da lei è iniziato il mondo nuovo salvato da Cristo; in lei scopriamo anche l'atteggiamento giusto di fronte al dono salvifico di Dio. Memoria della nostra autentica identità è oggi per noi Maria, posta come modello e riferimento per dare speranza e senso ai giorni del nuovo anno che incomincia. 1) NATO DA DONNA "Quando venne la pienezza del tempo - scrive oggi san Paolo - Dio mandò il suo Figlio". La pienezza del tempo significa che siamo al vertice, al colmo, al senso pieno del tempo. Di fronte ad un anno nuovo nasce l'incognita: come sarà? che cosa mi aspetta? verso dove va la storia? Quel che doveva capitare di decisivo per l'uomo e per la storia è già avvenuto: Dio ha mandato il suo Figlio! Questo è il vertice del tempo, perché lo apre all'eterno togliendolo dal suo rotolare verso la fine; Dio ha assunto la nostra umanità per aprirla definitivamente alla divinità. Tutti gli altri accadimenti di questo anno, tutti i nostri giorni a venire hanno un senso e un riscatto solo in questo fatto decisivo della incarnazione di Dio. "Nato da donna", dove si dice la concreta e piena umanità di questo Dio fatto uomo, fatto uno di noi, che vive ogni nostra esperienza umana, facile o difficile, fino alla morte, fino al cimitero. Umanità vera, concreta, e quindi conosciuta e condivisa in pieno dal nostro Dio che ora sa di che cosa siamo fatti perché ha provato tutto sulla propria pelle. Nei giorni difficili di questo anno non diciamo mai di essere soli e abbandonati: Uno, Dio, sa, conosce e condivide i giorni e le pene di ogni uomo. L'augurio della prima lettura: "Il Signore rivolga su di te il suo volto" s'è tradotto in una condivisione giornaliera, perché Dio ha vissuto in Cristo tutta la vicenda umana. Come fratello e come salvatore, naturalmente! "Perché ricevessimo la adozione a figli". In sostanza questa è la salvezza che riscatta la nostra esistenza. Non siamo più gente abbandonata alle violenze degli uomini e della storia, alle malattie e alle ingiustizie come figli di nessuno, obbligati per stare a galla a usare tutte le prepotenze possibili o destinati a soccombere di fronte al più forte o agli imprevisti del caso. Siamo figli di Dio, padrone del mondo e signore della storia; siamo figli di Dio con una dignità e un destino ben oltre ogni nostra aspettativa; siamo figli di Dio perché amati, perdonati e accolti dal cuore di un Padre. Non c'è giorno con la sua pena che possa distoglierci dalla mano "del più grande di tutti" (Gv 10,29). 2) SERBAVA QUESTE COSE... MEDITANDOLE Se Maria, madre del Dio fattosi uomo per fare di ogni uomo un figlio di Dio, è memoria della nostra più autentica identità, oggi la Chiesa ce la offre anche come modello e invito a non dimenticare questa realtà divina che è posta in noi, appunto a "serbare tutte queste cose meditandole nel cuore" come faceva lei. E' facile essere presi dalla corsa della vita; è facile ingolfarci negli interessi del lavoro o essere travolti dalla ricerca del piacere, da traguardi deboli e insoddisfacenti! Il Signore ci ha fatto un cuore per destini più grandi: quelli di essere niente di meno che simili a Lui. Voler abbassare gli orizzonti è tradire il nostro più autentico bisogno, e quindi votarsi all'infelicità e al fallimento. Non manchi ogni giorno questo sforzo di autocoscienza profonda che attinge alla nostra più vera identità, quella di figli di Dio. Maria ci sta davanti come colei che pienamente s'è fidata di Dio, del suo disegno anche sorprendente e vi si è abbandonata con un sì costante e fedele. Senza far nulla di straordinario: fu semplicemente casalinga, ma col cuore di "serva del Signore", pronta sempre a fare la volontà di Dio. E' una formula di vita semplice, accessibile a tutti. San Paolo dirà che "tutto concorre al bene per coloro che amano Dio": anche nei momenti duri, Dio sa trarre il bene per i suoi! Maria sta sulla soglia dell'anno nuovo anche come madre: madre di Dio, ma di quel Dio diventato uomo, fratello di ogni uomo; anzi di quel Gesù che è Capo del Corpo che è la Chiesa, quindi madre di ognuno di noi. Dall'alto della croce Gesù ce l'ha data: "Figlio, ecco tua Madre" (Gv 19,26). Non manchiamo allora di ricorrere a lei con totale fiducia. "Non s'è mai sentito che alcuno abbia ricorso alla vostra protezione e sia stato abbandonato", prega la bella invocazione di san Bernardo. Non chiudiamo mai giorno di questo nuovo anno senza un pensiero fiducioso a Maria, nostra tenerissima madre! Oggi si parla anche di pastori che se ne andarono a dire che nella città di Davide era nato un Salvatore. Tutti "si stupivano", cioè erano pieni di meraviglia e di gioia per quel che veniva riferito. Come loro anche oggi è necessario uscire di chiesa e andare a dire alla gente la notizia che cambia davvero la vita: o uomo, "non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, anche erede per volontà di Dio" (II lett.). Lasciamo ad altri le chiacchiere vuote degli auguri; noi proclamiamo la verità del vangelo, che sola dice la dignità e la grandezza vera di ogni persona! In fondo, questa è la radice della pace interiore. Oggi, giornata della Pace, noi cristiani abbiamo la "nostra" pace da proclamare, la pace che nasce dal sentirci fratelli perché tutti nati da Dio che è Padre! |