Omelia (07-01-2024) |
diac. Vito Calella |
Missionari come Gesù Col il battesimo nel Giordano Gesù inizia la sua missione pubblica Il battesimo di Gesù, realizzato da Giovanni Battista nel fiume Giordano, è la celebrazione inaugurale della sua missiona pubblica, dopo i lunghi anni di silenzio e di vita semplice e quotidiana, trascorsi a Nazareth, con la santa educazione ricevuta da Maria e Giuseppe e dall'ascolto fedele della parola di Dio. La missione pubblica di Gesù continua oggi con la missione di tutti noi, cristiani. Contemplando il battesimo di Gesù, abbiamo l'opportunità di rinnovare con gioia e coraggio la nostra missione, generata dalla celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione cristiana: battesimo, cresima ed eucaristia. La celebrazione dei sacramenti dell'iniziazioe cristiana, ci è ricordata oggi con il linguaggio simbolico dell'apostolo Giovanni: «E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Egli è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con l'acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che dà testimonianza, perché lo Spirito è la verità» (1Gv 5,5-6). Quando Gesù morì crocifisso, l'evengelista Giovanni annota che dal costato di Gesù, trafitto dalla lanca de soldato romano «uscirono sangue ed acqua» (Gv 19,34). L'interpretazione cristiana di questo aneddoto, indica già la compartecipazione nostra al mistero della morte e risurrezione di Cristo mediante i sacramenti del battesimo/cresima (segno dell'acqua) e dell'eucaristia (segno del sangue). Lo Spirito Santo dà testimonianza della missione del Figlio dall'inizio (battesimo di Gesù nel Giordano) alla fine (battesimo di sangue di Gesù crocifisso). Il battesimo di Gesù ravvivi la nostra fede in Cristo Gesù! La parola di Dio, per mezzo dell'apostolo Giovanni, ci ricorda che il battesimo è una nuova nascita, per consegnarci alla relazione con Dio Padre (il generatore di tutto) e con il Figlio (il generato), con la finalità di promuovere l'amore fraterno, illuminati dai comandamenti della parola di Dio e vincere le forze divisive dell'egoismo umano: «Chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato. In questo conosciamo di amare i figli di Dio: quando amiamo Dio e osserviamo i suoi comandamenti. In questo infatti consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Chiunque è stato generato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede» (1Gv 5,1-4). Oggi siamo circondati da una moltitudine di cristiani addormentati, non praticanti, concentrati sui propri progetti di autorealizzazione individuale, fiduciosi delle proprie capacità umane e difensori di una libertà individuale assoluta che alla fine li porta a legare il loro cuore, da schiavi, all'idolatria del denaro, al piacere distruttivo delle droghe, dell'alcool e dell'uso consumistico del proprio corpo e del corpo degli altri. E tutto ciò provoca infelicità, isolamento, relazioni di conflitto condizionate dalla mania di potere o dalla necessità di difendersi dagli altri, non accolti come ospiti, ma visti come nemici. Pensando a questa moltitudine di cristiani che «soffocano lo Spirito Santo in loro» (cfr. 1Ts 5,19), risuona forte l'appello divino, per mezzo del profeta Isaia, alla conversione, mettendosi in atteggiamento di ascolto della Parola di Dio: «Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. [...]Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona» (Is 55,3.7). Il battesimo è garanzia della nostra vittoria contro la radice del male, che è il nostro egoismo umano! Il rito sacramentale o il ricordo del nostro battesimo ci aiutano a vivere in atteggiamento costante di conversione solo se crediamo nell'efficacia del nostro incontro orante con la parola di Dio. Perché Dio ci dice per mezzo del profeta Isaia: «Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata» (Is 55,10-11). Sostenuti dal nostro amore per la parola di Dio, possiamo vivere, uniti nella carità, la nostra vocazione cristiana. Come Gesù, missionari della fraternità universale «In quel tempo, Giovanni proclamava: "Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali! Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo»» (Mc 1,7-8). Il Messia, da tanto tempo atteso dal popolo di Israele, con tante modalità di aspettative, non sarà soltanto il salvatore del popolo eletto della prima alleanza, che è paragonato ad una donna vedova, in attesa di essere risposata dal Messia. Questi, a sua volta, è paragonato al cognato della vedova, che aveva l'obbligo di applicare la legge del levirato. Il futuro Messia viene per salvare tutti i popoli della terra, viene per celebrare una nuova ed eterna alleanza d'amore con tutta l'umanità. Per questo motivo, Giovanni Battista, rappresentante del popolo eletto di Israele, non si sente degno di svolgere il rito simbolico di slegare i lacci dei sandali del Messia, come segno di disprezzo per il suo rifiuto di prendersi cura esclusivamente della "vedova" collettiva chiamata Israele. Dio ha parlato per mezzo del profeta Isaia: «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri» (Is 55,8-9). Il progetto divino di salvezza è destinato a tutti i popoli della terra. Il battesimo di Gesù nel fiume Giordano viene a inaugurare l'opportunità di vivere relazioni di rispetto reciproco nella gratuità dell'amore divino, per il dono dello Spirito Santo già effuso nei nosti cuori! Tutti gli esseri umani, per mezzo del Filho amato del Padre, hanno la comune dignità di figli di Dio, sono fratelli e sorelle tra di loro, ospitando le differenze sociali, culturali, etniche e religiose. L'ultimo capitolo del Libro della consolazione del secondo Isaia inizia con questa promessa di alleanza eterna dove tutti sono invitati al banchetto della gratuità dell'amore divino, diponibile per tutti: «O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti» (Is 55,1-2). Come Gesù, missionari di Gesù servo sofferente Il battesimo di Gesù è la manifestazione del dono dello Spirito Santo che conferma Gesù come Filho amado del Padre, disposto a mettere in pratica la missione di servo sofferente per la salvezza di tutta l'umanità. Abbiamo ascoltato il racconto evangelico: «E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento"» (Mc 1,10-11). La voce del Padre è un chiaro riferimento al primo canto del servo sofferente di Jhwh di Is 42,1-6. Noi cristiani siamo chiamati ad essere questo popolo regale, testimone del servizio a partire dai più poveri, che dà continuità alla missione del Figlio, nella storia di questo mondo. Siamo popolo regale, dando continuità al messianismo regale di Cristo Gesù nella storia di questo mondo: «Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide. Ecco, l'ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d'Israele, che ti onora» (Is 55,3-5). Sentiamoci onorati di essere parte viva di questo popolo, riconoscendo la nostra povertà e lasciandoci guidare dallo Spirito Santo. |