Omelia (07-01-2024) |
don Alberto Brignoli |
Il battesimo, qualcosa di più che tradizione e identità La Festa del Battesimo del Signore ci richiama a considerare il battesimo come sacramento degli inizi della nostra storia di fede. I battesimi, anche nelle nostre comunità, sono numericamente in forte calo, vuoi anche per la diminuzione del tasso di natalità tra i cristiani nel nostro paese e in generale nelle Chiese di antica tradizione cristiana. È altrettanto vero, però, che il calo dei battesimi non è così vistoso come, ad esempio, il calo dei matrimoni religiosi: per cui, pur essendo in calo i matrimoni celebrati in chiesa, non alla stessa maniera calano i battesimi. Come interpretare questo fatto, che in apparenza potrebbe manifestare una certa "incongruenza" nel processo di scristianizzazione (vale a dire che il matrimonio celebrato in chiesa non "attira" più, mentre al battesimo ci si tiene ancora)? Penso che ci siano almeno due fattori presenti nelle nostre comunità cristiane che portano a chiedere comunque il battesimo per i bambini, anche in una società ormai scristianizzata: il fattore della tradizione e quello dell'identità cristiana. La richiesta del sacramento del battesimo da parte di una coppia di genitori ha ancora in alcuni casi, grazie a Dio, motivazioni profondamente cristiane e coerenti con un cammino di fede; ma sono decisamente di più i casi nei quali il battesimo viene richiesto per portare a compimento una sorta di tradizione di famiglia, e in alcuni casi addirittura per una sorta di scaramanzia secondo la quale il bambino va battezzato per evitare che possa avere qualche problema di salute... Fortunatamente, è abbastanza superata, ormai (almeno, spero...) la posizione di alcuni sacerdoti che si opponevano alla celebrazione del battesimo di un bambino nato all'interno di una situazione matrimoniale "non regolare" dal punto di vista canonico, ovvero da genitori non sposati in chiesa; credo si sia colto, all'interno della Chiesa, che la richiesta di battesimo dei bambini da parte di coppie per mille motivi non sposate religiosamente denoti comunque un attaccamento o un desiderio di riscoperta delle cose di Dio, e a questo dobbiamo porre sempre più attenzione, perché è una grande opportunità anche per tornare ad agganciare alle nostre comunità persone che se ne erano allontanate per i più svariati motivi. Il secondo fattore, a mio avviso, è legato a una mentalità molto più tradizionalista, ed è anche più preoccupante del precedente. Esiste un modo di pensare di alcuni genitori cristiani fortemente inseriti in una comunità credente, regolarmente sposati in Chiesa, che chiedono il Battesimo dei loro figli fondamentalmente per salvaguardare nella nostra società un'identità cristiana che il nostro mondo rischia di perdere sotto l'attacco della scristianizzazione, della secolarizzazione, o di un'immigrazione selvaggia che può portare a un pluralismo religioso, da contrastare in ogni mezzo. Spero, anzi voglio convincermi, che siano poche le famiglie cristiane che fanno battezzare i figli per evitare che si perda la nostra identità cristiana: ma laddove ci sono, è necessario davvero un grande sforzo per fare loro ricomprendere il vero significato del Battesimo. Io non credo che si possa ridurre il battesimo a un fatto di tradizione o di difesa dell'identità cristiana di un territorio o di una comunità. Il battesimo è vita piena con Cristo: ciò vuol dire che l'unica motivazione seria che spinge due genitori a chiedere il battesimo per il proprio figlio è la risposta alla chiamata di Dio a essere una sola cosa con lui nel suo Figlio Gesù, così come hanno risposto alla chiamata alla vita. E questa risposta per un credente deve essere una cosa naturale, innata, insita nel suo cuore, così come è stata la nascita del figlio. L'assimilazione alla vita di Cristo per un cristiano dev'essere una cosa naturale che accompagna ogni momento della sua esistenza, dal nascere al morire, passando attraverso le fasi della crescita, della maturità, della scelta di vita: fasi accompagnate e segnate tutte quante dalla celebrazione di un sacramento che ne conferisce la grazia divina. E il battesimo marca l'inizio di questa vita con Cristo, di fronte alla quale un cuore profondamente attaccato ai valori della fede cristiana non si fa domande né interrogativi, né pone condizioni: la vive perché la sente profondamente sua. Non fosse così radicata, non si sognerebbe neppure di chiedere il battesimo per il proprio figlio. Questo potrebbe aiutarci a vivere anche in chiave pastoralmente diversa l'accompagnamento di una famiglia al sacramento del battesimo: il problema fondamentale non deve essere quello di valutare la regolarità o la bontà di una situazione matrimoniale dei genitori dal punto di vista cristiano, né quello di conservare un numero sufficientemente alto di cristiani; ancor meno quello di non perdere terreno rispetto ad altre fedi o a un mondo che sembra aver "perso la bussola di Dio". Si tratta invece, a partire da un innato desiderio di una famiglia che chiede il Battesimo di condividere la vita cristiana, di accompagnare lungo tutto il percorso della vita cristiana questa famiglia, e i suoi membri attuali e futuri, a un incontro sempre più profondo con Cristo. Ecco perché il battesimo non può essere visto come una situazione occasionale nella quale incontrare un gruppo di credenti per cercare di infarcirli il più possibile di catechesi (caso mai poi scappino e non li si veda più fino al prossimo battesimo...), ma come il momento iniziale di una costante vicinanza a loro in tutti i momenti della loro vita di fede, e non solo di fede. Riscopriamo, allora, il nostro battesimo come un momento forte di unione a Gesù Cristo e alla famiglia dei credenti, la Chiesa, di cui tutti noi facciamo parte proprio a partire dal battesimo, al di là dell'intensità e della solidità della nostra vita di fede. |