Omelia (07-01-2024)
don Lucio D'Abbraccio
Realizziamo il progetto di salvezza che con il Battesimo si è compiuto nelle nostre vite!

Le parole che l'evangelista Marco riporta all'inizio del suo Vangelo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento» ci introducono nel cuore dell'odierna festa del Battesimo del Signore, con cui si conclude il tempo di Natale. Il ciclo delle solennità natalizie ci fa meditare sulla nascita di Gesù annunciata dagli angeli circonfusi dallo splendore luminoso di Dio; il tempo natalizio ci parla della stella che guida i Magi dall'Oriente fino alla casa di Betlemme, e ci invita a guardare il cielo che si apre sul Giordano mentre risuona la voce di Dio. Sono tutti segni tramite i quali il Signore non si stanca di ripeterci: «Sì, sono qui. Vi conosco. Vi amo. C'è una strada che da me viene a voi. E c'è una strada che da voi sale a me». Il Creatore ha assunto in Gesù le dimensioni di un bambino, di un essere umano come noi, per potersi far vedere e toccare. Al tempo stesso, con questo suo farsi piccolo, Iddio ha fatto risplendere la luce della sua grandezza. Perché, proprio abbassandosi fino all'impotenza inerme dell'amore, Egli dimostra che cosa sia la vera grandezza, anzi, che cosa voglia dire essere Dio.

Il significato del Natale, e più in generale il senso dell'anno liturgico, è proprio quello di avvicinarci a questi segni divini, per riconoscerli impressi negli eventi d'ogni giorno, affinché il nostro cuore si apra all'amore di Dio. E se il Natale e l'Epifania servono soprattutto a renderci capaci di vedere, ad aprirci gli occhi e il cuore al mistero di un Dio che viene a stare con noi, la festa del battesimo di Gesù ci introduce, potremmo dire, alla quotidianità di un rapporto personale con Lui. Infatti, mediante l'immersione nelle acque del Giordano, Gesù si è unito a noi. Il Battesimo è per così dire il ponte che Egli ha costruito tra sé e noi, la strada per la quale si rende a noi accessibile; è l'arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio, la porta della speranza e, nello stesso tempo, il segno che ci indica il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per incontrarlo e sentirci da Lui amati.

Da quando il Figlio unigenito del Padre si è fatto battezzare, il cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri del male. Questo in effetti comporta il Battesimo: restituiamo a Dio quello che da Lui è venuto. Il bambino non è proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità, liberamente e in modo sempre nuovo, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio. Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l'atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità. Se, con questo sacramento, il neo-battezzato diventa figlio adottivo di Dio, oggetto del suo amore infinito che lo tutela e difende dalle forze oscure del maligno, occorre insegnargli a riconoscere Dio come suo Padre ed a sapersi rapportare a Lui con atteggiamento di figlio. E pertanto, quando, secondo la tradizione cristiana si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti, non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali.

Tornando ora al brano evangelico, cerchiamo di comprendere ancor più quel che oggi qui avviene. Narra san Marco che, mentre Giovanni Battista predica sulle rive del fiume Giordano, proclamando l'urgenza della conversione in vista della venuta ormai prossima del Messia, ecco che Gesù, confuso tra la gente, si presenta per essere battezzato. Quello di Giovanni è certo un battesimo di penitenza, ben diverso dal sacramento che istituirà Gesù. In quel momento, tuttavia, si intravede già la missione del Redentore poiché, quando esce dall'acqua, risuona una voce dal cielo e su di lui scende lo Spirito Santo: il Padre celeste lo proclama suo figlio prediletto e ne attesta pubblicamente l'universale missione salvifica, che si compirà pienamente con la sua morte in croce e la sua risurrezione. Solo allora, con il sacrificio pasquale, si renderà universale e totale la remissione dei peccati. Con il Battesimo non ci immergiamo allora semplicemente nelle acque del Giordano per proclamare il nostro impegno di conversione, ma si effonde su di noi il sangue redentore del Cristo che ci purifica e ci salva. È l'amato Figlio del Padre, nel quale Egli ha posto il suo compiacimento, che ci riacquista la dignità e la gioia di chiamarci ed essere realmente «figli» di Dio.

La Vergine Maria, Madre di Gesù, il Figlio amato di Dio, vegli su di noi, ci accompagni sempre, perché possiamo realizzare fino in fondo il progetto di salvezza che con il Battesimo si è compiuto nelle nostre vite. Amen!