Omelia (13-01-2024)
don Giampaolo Centofanti


I giusti con le proprie forze, quelli che si sono impossessati di una visuale della fede senza lasciarsi portare sempre oltre in ogni cosa dall'amore infinitamente più grande di Dio, rischiano di chiudersi sempre più al sempre nuovo venire di Dio. Si possono sentire sempre meno bisognosi della grazia da ovunque venga. Non bisogna però passare allo schematismo opposto, quello di dire che siamo spazzatura, peccatori incalliti... La via è quella da un lato di riconoscerci creature con tanti doni del cielo, perché Dio è buono e la umiltà moralistica descritta sopra può finire per non fare riconoscere il suo meraviglioso e munifico amore, dall'altro lato proprio tale percorso, tale accoglienza della grazia, ci orienta ad intuire sempre più che Dio viene in modo sempre nuovo all'infinito e accende in noi l'intuizione del bisogno, il desiderio sempre più intenso, del suo venire con ogni bene.
San Paolo in una sua lettera si dichiara almeno in quel periodo non consapevole di peccato alcuno ma anche afferma di rimettersi al giudizio di Dio. Dunque anche se gli pareva di, per grazia, non aver commesso peccati volontari si confessava ugualmente perché desiderava ardentemente venire da Dio sempre più unito a Lui stesso. E nella confessione si ricevono tante grazie per crescere, per discernere, ed ogni bene.