Omelia (14-01-2024)
don Michele Cerutti
Le nostre quattro del pomeriggio

Giovanni Battista concretizza la sua missione. Lui che abbiamo visto nel Tempo di Avvento come la lampada che arde nelle notti degli uomini e come la voce che irrompe nel deserto ora mostra cosa vuol dire essere quell'amico dello Sposo che sa gioire alla sua ombra e compie un qualcosa di forte che è molto difficile per tutti noi e mi riferisco anche a presbiteri o persone impegnate nella comunità: indicare ai propri discepoli il Signore che sta passando.

C'è un rischio insito in tutti che è quello di tenerci stretti i nostri e incapaci di mostrare la presenza di Gesù.

Questo vale anche nella vita familiare genitori che educano alla vita cristiana i propri figli e come Giovanni Battista invitano alla conversione poi quando si tratta di giungere a scelte significative anche di sequela stretta come la consacrazione avviene una sorta di chiusura.

La Parola con questa icona ci segnala invece con il Battista il coraggio di riconoscere che coloro che il Signore ci affida non sono di nostra proprietà, ma vanno riconsegnati a Lui.

Colpisce la delicatezza di Andrea che si mette a seguire Gesù e chiede con semplicità: Dove vivi?

La risposta di Gesù è altrettanto semplice: Vieni e vedi.

Un modo per dire mettiti in gioco completamente e comprenderai bene tutto di me e della mia vita.

Un qualcosa di sorprendente per questo discepolo che annota perfino l'ora di quell'incontro: erano le 4 del pomeriggio.

Quando una persona è innamorata di un'altra segna tutti quei particolari che con il tempo potrebbero sfuggire.

L'incontro con Gesù è anche questo ricco di pienezza ed è bello ricordare anche gli aspetti marginali.

Tutti indipendentemente dallo stato di vita che viviamo conosciamo l'ora di questo incontro.

Una coppia che si è sposata ricorderà il momento del suo incontro e anche quello è abitato dalla presenza di Dio perché lo ha portato a compiere la propria scelta di matrimonio sugellando quell'amore con il Sacramento impresso da Cristo.

Ci vuol dire l'evangelista Giovanni, con la sua attenzione all'ora, che troviamo nel suo Vangelo, che siamo chiamati a ritornare sempre nelle nostre storie con Dio all'origine di quell'incontro che ci ha sconvolto e portato a compiere passi decisivi nella nostra vita.

Quando entriamo in crisi e in tutti gli stati di vita passiamo attraverso la difficoltà fa bene ritornare alle nostre quattro del pomeriggio e comprendere che Dio non scherza con noi e prende sul serio i nostri slanci e i nostri entusiasmi iniziali e imprime nei nostri cuori il coraggio per tenere viva la storia.

La narrazione prosegue perché l'onda contagiosa si allunga e abbraccia anche Simone, fratello di Andrea e questi insieme incontreranno Filippo e poi Bartolomeo.

La fede non è dimensione intimistica dove io e il mio Signore, io e la mia Chiesa, io e il mio movimento o io e il mio gruppo.

Penso che la fede crea relazioni con Dio e poi questo con gli uomini.

Il progetto sinodale che sta prendendo piede nella Chiesa e che si concretizza ad esempio nella Diocesi di Lugano nel creare la realtà delle Reti pastorali dove gruppi, associazioni, movimenti e religiosi costituiscono un vero e proprio tessuto di relazioni si iscrive in questo processo in cui tutti siamo chiamati a essere insieme evangelizzatori convinti non battitori liberi, ma inviati a nostra volta a comunicare la bellezza dell'incontro con Dio.

Si inizia certo con chi c'è vicino come nel caso di Andrea e Simone suo fratello, ma poi si allarga sempre di più e allora coinvolge altri.

Mi piace pensare all'incontro con Dio come a una macchia di olio che tende sempre di più a espandersi.

Questo sarebbe bello sperimentarlo nelle nostre comunità che rischiano di rinchiudersi.

Essere comunità che come piccole gocce d'olio che sempre di più si espandono anche con tempi più lenti rispetto alla goccia d'acqua, ma che non si arresta mai nel prendere spazio. A questo compito siamo invitati tutti i battezzati chiamati a essere con la nostra vita ancor più che con le nostre parole evangelizzatori.

Concludendo evitiamo di legare le persone a noi nella nostra missione di cristiani, ma sull'esempio del Battista indirizziamo a Gesù, agnello che porta su di sé il peccato del mondo e contagiamo dell'amore che abbiamo per Lui il mondo.